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Vincoli di calendario, prof fuori sede, aule Perché l’Italia dice no al rientro in classe

l via a settembre mentre il resto dell’Europa riparte: il nodo di come organizzare i nuovi spazi della didattica La gestione degli alunni più fragili e le lezioni a distanza

20/04/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva


Perché gli altri Paesi europei stanno ragionando su come riaprire le scuole già dal prossimo mese o comunque usare una parte dell’estate per recuperare le lezioni perse, e in Italia si è deciso di archiviare la questione fino a settembre?

Il governo ha stabilito che la scuola è una: non ci possono essere né aperture a scaglioni né esperimenti nelle zone dove il virus è stato meno violento. Al contrario invece i Paesi che hanno scelto di tentare la riapertura si muovono per gradi per garantire il diritto costituzionale all’istruzione e limitare le diseguaglianze sociali: inglesi e tedeschi stanno pensando di far ricominciare prima le ultime classi della primaria e della secondaria, i francesi vogliono dare la precedenza a chi ha più bisogno: cominceranno in alcune zone, con classi dimezzate. Il calendario sfavorisce il nostro Paese: far tornare 8 milioni e mezzo di studenti in classe per un paio di settimane da metà maggio ha molti più rischi che utilità, anche per chi teme il rientro al lavoro con i figli a casa e i nonni in quarantena. Presidi e sindacati pongono poi la questione di tutelare la salute oltre che dei ragazzi anche dei professori, che hanno un’età media alta: uno su dieci ha più di 60 anni.

Prova di Maturità in classe?

E infatti l’unica possibilità di rientrare in classe almeno per un’ora ce l’hanno i maturandi che forse potranno svolgere il colloquio — sola prova rimasta in piedi di tutto l’esame — nella loro scuola. A giudicarli, sei dei loro professori e un presidente che viene da un’altra scuola a far da notaio per il valore dell’esame.

Anche in Francia sarà mantenuto l’orale e basta. In Inghilterra è tutto cancellato, ma i voti di maturità saranno controllati da un’agenzia esterna alle scuole che vaglierà il giudizio dei professori per fare in modo che abbiano il valore più oggettivo possibile.

Il rebus professori che stanno al Sud

Un tema che hanno ben presente al ministero è quello dello spostamento dei professori: coloro che allo scoppiare dell’epidemia sono tornati nelle zone di origine — viaggiando soprattutto da Nord a Sud — potranno tornare al lavoro? Si tratta di qualche migliaio di prof fuori sede che dovrebbero ritornare verso Nord. Secondo i piani che trapelano in questi giorni da fine maggio non ci dovrebbero più essere divieti a spostarsi di regione e comunque la convocazione nella commissione d’esame sarebbe un «valido motivo» per viaggiare. Ma è tutto da verificare.

Quale scuola ci sarà a settembre?

Su quello che ci attende dopo la chiusura estiva è ancora nebbia fitta: per mantenere la scuola com’era servono o il doppio dei professori o aule grandi due volte tanto. Scenari entrambi impossibili. Mentre gli inglesi hanno già fissato addirittura il calendario della Maturità 2021, rinviandola a luglio e minacciando i 18enni di farli tornare in classe per primi durante le vacanze estive, la ministra Lucia Azzolina finora si è sbilanciata solo su cosa non vorrebbe: no ai doppi turni, no a mascherine e guanti in classe. Se l’emergenza dovesse continuare, sarà difficile immaginare un anno con l’orario completo. Del resto anche i tedeschi, nelle prossime settimane, garantiranno lezioni di tedesco, matematica e inglese per piccoli gruppi.

I tempi incerti della ripresa

Nemmeno la data del primo settembre appare più certa, non solo per le rimostranze delle regioni ma anche perché prima bisognerà capire in quanti e come si torna a scuola. Che cosa sia quel misto di didattica a distanza e di lezioni individualizzate di cui si parla per la ripresa non è chiaro. Gli investimenti annunciati dal ministero (70 milioni già stanziati per distribuire dispositivi digitali e garantire collegamenti decenti anche a chi non ce li ha, più altri 80 in arrivo) fanno pensare che questa sarà la strada maestra.

Quattro mesi per affiancare i prof

Forse servirebbe anche un piano di formazione per gli insegnanti che finora si sono inventati un metodo fai-da-te. Le famiglie aspettano anche risposte per quanto riguarda i bambini più piccoli, che le lezioni a casa non riescono a raggiungere e per i quali «andare» a scuola è insostituibile. Così come le scuole chiuse rischiano di perdere irrimediabilmente gli studenti più fragili, i ragazzi che non vogliono farsi trovare e che quest’anno già festeggiano per la promozione da coronavirus, assicurata a tutti. Basterà (l’ennesima) task force istituita dal Miur? Una cosa è certa: riaprendo per ultimi potremo far tesoro degli esperimenti dei nostri vicini. Almeno sulla scuola, non saremo noi a fare da cavie.