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Valutazione, i dubbi delle scuole

Non è chiaro in che misura peserà su fondi e carriera

02/12/2014
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ItaliaOggi

Giorgio Candeloro

Stabilità, permanenza nell'istituto e titoli degli insegnanti, spesa per l'istruzione nella provincia, tasso di immigrazione sul territorio, esperienza del dirigente, esiti degli scrutini, indice di dispersione scolastica, risultati degli alunni in italiano e in matematica, confronto con altre scuole paragonabili sul piano socio-economico. Sono alcuni dei 49 indicatori in base ai quali, entro l'anno scolastico in corso le scuole statali e paritarie dovranno autovalutarsi, tramite un format elaborato dall'Invalsi, il cosiddetto Rav,presentato pochi giorni fa al Miur e basato sull'analisi dei contesti e delle risorse disponibili, sui risultati degli alunni e sull'efficacia ed efficienza dei processi educativi e organizzativi.

Gli indicatori però non chiariscono quanto l'autovalutazione peserà sui fondi che andranno alle scuole e sulla carriera dei docenti. Dubbi per un assetto punitivo del sistema che non sono stati dissipati dal ministero dell'istruzione in questi giorni.

Nelle intenzioni del Miur si tratta di uno strumento di lavoro uguale per tutte le scuole da utilizzare per riflettere sulla qualità della propria offerta e scattare una fotografia realistica da offrire all'utenza. Ma anche una tappa, annunciata e, a detta del ministro, indispensabile, di un preciso cronoprogramma, che entro il prossimo anno scolastico dovrà portare a regime il sistema nazionale di valutazione dell'istruzione. E in effetti, per quanto apparentemente in sordina, già da ottobre la «macchina» della valutazione si è messa in moto; la predisposizione dello strumento di autovalutazione a cura dell'invalsi è stato il primo atto del percorso. Nel frattempo le scuole hanno dovuto dotarsi dei referenti di istituto per l'autovalutazione, che entro breve saranno formati insieme ai dirigenti.

Tra gennaio e giugno, sulla base degli indicatori forniti in questi giorni e dell'apertura di una piattaforma operativa, le scuole inizieranno a predisporre il rapporto di autovalutazione, che dovrà essere pubblicato obbligatoriamente on line sul sito di istituto e sul portale «Scuola in chiaro». A ottobre 2015, infine, il Miur pubblicherà il primo rapporto annuale sul Sistema scolastico nazionale; a seguire le scuole dovranno pianificare e attuare le azioni di miglioramento. Dal 2015-16, infine, comincerà, a campione, la valutazione esterna degli istituti da parte di nuclei di esperti e ispettori ministeriali. Improntati a dosi massicce di ottimismo sull'avvio del sistema di valutazione i commenti che provengono dal Miur: se il ministro Stefania Giannini si affretta a rassicurare i docenti che «la valutazione non è una classifica che serve a produrre graduatorie dalle quali risultino perdenti e vincitori, ma lo strumento fondamentale per capire i punti di debolezza e di forza e consentire alla scuola di svolgere la propria missione educativa», per il sottosegretario Davide Faraone» l'avvio del sistema nazionale di valutazione è fondamentale per la trasparenza nella scuola italiana». Dal canto suo Giovanni Biondi, presidente dell'Indire (Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa), coinvolto nella realizzazione del format, assicura alle scuole massimo sostegno nella redazione dei piani di miglioramento e nelle azioni successive.

Tra i docenti e il personale della scuola, però, restano dubbi e paure su un percorso che molti continuano a sentire come potenzialmente punitivo. E in effetti non è ancora del tutto chiaro quale peso avranno i processi di autovalutazione in corso e che uso verrà fatto dell'enorme mole di dati che verranno immessi nel format. Ci si continua a chiedere spesso, ad esempio, se le scuole con valutazione negativa subiranno tagli di risorse o se vi saranno conseguenze sui loro dirigenti e docenti. Inoltre tra gli indicatori proposti per la valutazione quello che lega strettamente scuola e territorio, sembra molto più adatto a giudicare l'efficienza dell'azione formativa degli istituti professionali e tecnici, per loro natura legati al tessuto sociale e produttivo, che non quella di altri indirizzi delle superiori e delle scuole primarie. Al netto di perplessità e paure, e anche di aspetti probabilmente da limare, però, sembra proprio che con la valutazione degli istituti si sia iniziato a fare sul serio. I prosssimi mesi diranno fino a che punto.


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