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Università&valutazione, non basta la media. Correggiamo ciò che non va

Università&valutazione, non basta la media. Correggiamo ciò che non va

29/06/2016
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Corriere della sera

di Carla Cioni, Carlo Mariani, Vincenzo Nesi, Andrea Pelissetto, Gianluca Sbardella e Francesco Sebastianelli, Università degli Studi La Sapienza, Roma

La legge 370 del 1999 ha reso obbligatoria per tutti i corsi universitari i questionari per raccogliere le opinioni degli studenti (Opis) che devono essere valutati dai Nuclei di Valutazione di Ateneo (Nva). Il Ministero premia un’alta percentuale di questionati compilati. Un approccio critico alla valutazione automatica è necessario, ma non sarà affrontato qui. Il compito dei Nva è descrivere le evoluzioni di comportamenti medi di gruppi numerosi di insegnamenti. Tuttavia, valutare il comportamento medio, può dar luogo a compensazioni fra eccellenze e … «pessimenze». La questione cruciale diviene allora cosa si vuole ottenere con queste valutazioni. Non si tratta di attribuire un valore sacrale alle opinioni degli studenti (Opis). Si tratta di riconoscere il dovere etico di non lasciare queste opinioni inascoltate e di adottare il principio di trasparenza nella pubblica amministrazione come strumento democratico di governo. Che poi questo approccio sia anche fruttuoso per la struttura, è nostra ferma convinzione. Rispondiamo alle Opis per capire se, a volte, la responsabilità delle difficoltà incontrate da studentesse e studenti, non siano riconducibili soltanto alle fisiologiche sfide dell’apprendimento ma, al contrario, a precise responsabilità «ambientali».

Capire per cambiare

L’approccio della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali sembra nuovo. In primo luogo adotta il neologismo «pessimenza», la pessimenza persistente consiste in insegnamenti che appaiono come la principale causa, in media, del rallentamento negli studi. In questi casi si ritiene doveroso intervenire. Anche con questo «cambio di paradigma», un insegnamento potrebbe risultare «pessimente» per ragioni indipendenti da chi lo insegna. Ma, nella nostra esperienza, a dati «pessimenti» corrispondono sempre cause che non attengono soltanto alla preparazione di studentesse e studenti come a volte si tende troppo frettolosamente a concludere.

Il diritto dei meritevoli allo studio

La Costituzione Italiana detta all’università pubblica regole concrete. Riservare a «capaci e meritevoli» il diritto all’accesso ai più alti gradi dell’istruzione, implica il dovere di ribellarsi allo sconcertante dato che ci vede ultimi fra i paesi Ocse, sia in quanto a percentuale di laureati, sia nell’applicazione della seconda parte del dettato costituzionale sull’argomento. Borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze sono state falcidiate. Si sta aggravando uno spaventoso vulnus democratico all’eguaglianza fra le persone: la profonda e crescente diseguaglianza nel diritto allo studio fra diverse zone d’Italia e, all’interno di una città come Roma, fra quartiere e quartiere, è segno inequivocabile che le condizioni sociali ed economiche influenzano il destino dei talenti. Tutto il contrario di quello che prevede la Costituzione. Tornano in mente le analisi che Giovanni Berlinguer - fu Emerito della Facoltà di Scienze matematiche - faceva in ambito sanitario. Riteniamo che individuare le cause di un innaturale rallentamento (o abbandono) negli studi, a tutte le età, sia dovere primario della classe dirigente del Paese.

Il rispetto delle opinioni

Spieghiamo ora la nostra procedura ricordando che le domande sono stabilite dal Ministero per tutto il territorio nazionale. Ad esempio, la domanda 5, chiede quanto assidua sia stata la presenza a lezione del docente e sono possibili 4 risposte: presente sempre, quasi sempre, poco o pochissimo a cui assegniamo rispettivamente i punteggi 10, 8, 2 e 0. Per un insegnamento con 100 risposte ai questionari, si cestinano le 25 più favorevoli e le 25 più sfavorevoli. Le 50 schede scartate, statisticamente, corrispondono ad un metodo affermato in letteratura e servono a ridurre la possibilità di considerare schede compilate in maniera disattenta. La media dei voti ottenuti sulle 50 schede non scartate, determina la valutazione finale. Nel caso della domanda 5, di valenza spiccatamente deontologica, è «pessimente» a Scienze matematiche, fisiche e naturali l’1%. Su altre domande, quali la capacità di motivare o la chiarezza a lezione, è pessimente il 7%. La resistenza iniziale a questo esperimento esiste. Ma la nostra comunità è divenuta più consapevole di dover rendere conto del proprio lavoro, come è giusto e salutare. Ancora di più per chi è retribuito da un’Amministrazione Pubblica. La classe che incappa in una «pessimenza» lamenta l’inadeguatezza dell’intera istituzione. Giustamente. Chi ha la responsabilità di governare tali istituzioni, quindi tutti noi e di più chi ricopre cariche di rilievo, deve vigilare affinché studentesse e studenti si laureino o non si laureino soltanto in dipendenza del loro talento e del loro impegno. Qualunque altro ostacolo dovrebbe essere rimosso. Non basta contentarsi del fatto che nel proprio insegnamento le cose vadano bene. La conclusione è che un sensibile miglioramento della valutazione media di un intero corso di studio (CdS) è possibile soltanto impegnandosi a riportare la parte radicalmente meno virtuosa verso la media del CdS.

Il coraggio di correggersi

Si devono perciò affrontare con coraggio, equilibrio e competenza le ragioni per le quali alcuni insegnamenti sono «pessimenti». Si propone di utilizzare un metodo, esplicito e pubblico, quindi verificabile ed emendabile, che segnali agli organi collegiali che hanno la responsabilità di prendere decisioni in merito, la lista degli insegnamenti con Opis «pessimenti». Gli organi collegiali dovranno individuare le azioni necessarie o verificare se una particolare segnalazione risulti essere un «falso allarme». Le decisioni correttive, se adottate da un organismo collegiale, avranno una sufficiente forza persuasiva e la necessaria legittimazione istituzionale. Contrastare le pessimenze attraverso uno studio attento delle Opis, può migliorare la didattica universitaria, obiettivo urgente e strategico per le nuove generazioni.


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