Università meno cara. “Sconti sulla retta per un iscritto su due”
Per dimostrare di aver subito danni dal Covid basterà un’autocertificazione. Il ministro Manfredi: “Temiamo di perdere il 20% delle matricole”
Corrado Zunino
ROMA - "Un universitario su due pagherà meno tasse". Lo dice il ministro dell'Università Gaetano Manfredi che, nel corso di questa settimana, vuole chiudere i decreti attuativi degli articoli di legge che, all'interno del decreto rilancio, riguardano gli atenei pubblici e l'Alta formazione artistica e musicale.
Il cuore della questione è l'innalzamento dell'asticella dell'Isee, l'indicatore della situazione economica dell'iscritto (e della sua famiglia). La no tax area passerà da 13.000 euro lordi a 20.000. E l'area di sconto sarà compresa tra 20.000 e 30.000 euro (prima erano previste quattro fasce tra i 15.000 e i 30.000 euro). In questo secondo blocco, spiega ancora il ministro, l'abbattimento medio della tassazione sarà del 50 per cento, "e ancora più elevata per i redditi bassi".
La situazione economica figlia di quella epidemica non sarà accertabile con i tempi e gli strumenti dell'Isee - la prima rata delle tasse universitarie si paga tra il 30 settembre e il 15 novembre - e il ministero ha deciso di accettare le autocertificazioni degli studenti che potranno dichiarare, per esempio: "Nei tre mesi di emergenza mio padre ha perso il posto di lavoro" o "nel periodo dell'epidemia da coronavirus si sono fortemente ridotte le entrate dell'attività di famiglia". Di fronte a queste dichiarazioni, lo studente potrà essere collocato nella casella "no tax" o in quella "area scontata".
Con il miliardo e quattro messo a bilancio lo scorso 11 maggio, si è deciso di mettere nella disponibilità diretta dei 65 atenei pubblici italiani cinquanta milioni vincolandoli all'abbattimento delle tasse: i Senati accademici decideranno in autonomia in quale modo. Ci sono, ancora, 40 milioni di Stato per aumentare le borse di studio e chiudere il fenomeno degli aventi diritto non beneficiari: "Auspichiamo che questa cifra si raddoppi con l'intervento delle Regioni", dice il ministro, che teme un crollo delle matricole del 20 per cento.
Venti milioni sono a bilancio per affrontare la distanza di opportunità digitali, il digital divide. Nei prossimi decreti attuativi entrerà un incentivo per la chiamata di studenti e docenti dall'estero: "Potremmo utilizzare lo strumento del bonus legato a progetti di ricerca o ad attività complementari. Vogliamo favorire, soprattutto, il rientro degli italiani".
Poche università, La Sapienza a Roma, Sassari, proveranno a riportare gli esami in presenza già da luglio. Le altre guardano a settembre. Roma Tre sta approvando la classe per gli studenti, una per ciascuno dei 14 dipartimenti dell'ateneo: non saranno più gli universitari a cercare l'aula della disciplina prevista, ma i docenti li raggiungeranno in una classe che potrà contenere anche le lezioni più affollate. Un'unica classe, come a scuola. L'Università di Pisa ha deciso che i primi sei mesi del prossimo anno accademico saranno a distanza. Modalità mista per il Politecnico di Torino. A Padova per i corsi più numerosi ci saranno due gruppi, che si alterneranno ogni settimana in presenza e in remoto. Gli studenti, tuttavia, segnalano un crescente disagio verso gli esami da casa.