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Università, la rivolta dei rettori contro il ministero: "Giù le mani dall'Anvur"

La protesta contro il progetto Valditara unisce gli atenei da Ca' Foscari a Salerno: "La valutazione è un cardine del sistema, deve restare indipendente"

26/02/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

OMA - Giù le mani dalla valutazione universitaria, e anche dall'assetto organizzativo che oggi la gestisce. Oggi, quell'assetto, significa Anvur, un'agenzia nazionale larga, ben finanziata, che si occupa dei processi e dei risultati dei singoli atenei e che dice la sua su corsi di laurea e dottorati.
 
Alla lettera ai rettori del capo Dipartimento Giuseppe Valditarache rendeva noto agli atenei il progetto del ministero dell'Università e della ricerca di ridimensionare l'Anvur, accorparlo all'Invalsi (valutazione scolastica), togliergli poteri e responsabilità ("un ente inquisitorio che ha imposto la dittatura dell'algoritmo", è la frase del testo diventata logo), molti rettori hanno risposto. Valditara aveva assicurato che la sua lettera era stata ben accolta dai "magnifici dell'università", ma al primo controllo si scopre che le cose non stanno così.
 

Il rettore di Venezia: "Valutazione cardine del sistema"

Gli atenei del Nord-Est, compatti, hanno difeso l'Anvur e contestato la proposta di riforma, in alcuni casi con inaspettata durezza. All'inaugurazione dell'Anno accademico il rettore di Ca' Foscari (Venezia), Michele Bugliesi, ha detto: "La valutazione negli ultimi dieci anni è stata una dei cardini della conduzione del sistema universitario italiano e tale deve restare, così come è in tutti i Paesi dove la ricerca e l'innovazione sono strumenti fondamentali di progresso. Per essere efficace la valutazione deve rimanere riferita a soli parametri di qualità e non condizionata da obiettivi politici di redistribuzione delle risorse. Deve rimanere terza rispetto al decisore politico ed essere affidata a un'agenzia indipendente composta da pari, unici soggetti in grado di esprimere pareri competenti e affidabili". È sorprendente, ha aggiunto Bugliesi, "che l'attenzione al mondo universitario da parte del ministro si sia rivolta alla valutazione come primo oggetto di interesse perché le priorità vere appaiono essere altre: semplificazione, programmazione stabile, risorse".  Bugliesi ha assicurato che ripeterà i concetti in sede Conferenza dei rettori, "sperando che l'orientamento generale possa essere fermo nel sostenere la causa".
 

L'ateneo di Trieste: "Progetto confuso e superficiale"

Il rettore dell'Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, premettendo che le sue considerazioni saranno "severe", ha scritto in risposta: "Il documento risulta molto confuso e affronta il tema a livelli diversi senza approfondirne alcuno. Lancia qua e là affermazioni, a volte anche sbagliate, senza di fatto proporre alcuna soluzione percorribile a fronte delle problematiche, certamente esistenti, relative al processo di valutazione". Il documento "confeziona in diversi punti affermazioni generiche", altre che "si potrebbero facilmente ritrovare nel blog Roars", altre ancora "ovvie per tutti quelli che hanno un minimo di confidenza con la letteratura internazionale sulla valutazione". Il rettore Fermeglia entra nello specifico e chiede: "Quando si propone la valutazione della ricerca dei dipartimenti fatta in modo automatico, come verrebbe realizzato tutto questo in pratica? Già adesso esiste un indicatore che è stato pensato esattamente a questo scopo, si tratta dell'Ispd, oggetto di innumerevoli critiche da parte della comunità accademica. E l'Ispd viene utilizzato nel finanziamento dei dipartimenti e nel processo di selezione dei dipartimenti di eccellenza". Riferendosi all'attuale attività dell'Anvur, Fermeglia chiede: "Chi potrà fare la valutazione di un numero così elevato di prodotti? Ci si affiderà nuovamente ad algoritmi oppure si chiederà alla comunità nazionale di valutare tutta la produzione scientifica? Oppure si chiederà a valutatori internazionali?". Ancora il rettore di Trieste: "La parte finale del documento contiene una lista di proposte di intervento di cui non si comprende facilmente la ratio. Il Consiglio di amministrazione futuro come potrebbe creare una strategia se fosse composto di persone che non conoscono il sistema da valutare? È difficile pensare a un sistema che eviti i passi attuali: raccolta dati, elaborazione dati, azioni conseguenti". E poi: "L'equiparazione delle riviste tra loro per il solo fatto di essere dotate di un comitato scientifico internazionale è sbagliata e pericolosa, vista la sempre maggiore diffusione di giornali open access a carattere predatorio che hanno comitati scientifici internazionali fasulli". Ancora: "L'iscrizione obbligatoria alla banca dati Reprise e il sistema di pagamento dei valutatori costituirebbero una significativa e indesiderabile spinta alla burocratizzazione della ricerca". Per concludere, "penso che il documento andrebbe semplicemente riscritto specificando fin dall'inizio gli obiettivi da raggiungere ed elencando con un grado di dettaglio molto maggiore i metodi con cui si vogliono perseguire tali obiettivi". Punto cruciale, l'indipendenza della valutazione: "Andrebbe definito in modo chiaro il rapporto tra ministero e Agenzia di valutazione (che a mio avviso deve restare terza rispetto al ministero)".
 
Il rettore di Trieste ritiene "molto pericoloso delegittimare una struttura, certamente imperfetta, senza avere progettato un sistema di valutazione alternativo nei minimi dettagli: se così fosse, a vincere questa partita sarebbero coloro che la valutazione non la vogliono e che si sono sempre opposti ad essa con tutte le armi possibili".
 
I quattro rettori del Nord-Est - Ca' Foscari e Iuav di Venezia, Verona e Padova - hanno provato a sintetizzare in una lettera comune il loro punto di vista spesso simile a un disappunto. "L'attuale sistema di valutazione", si legge, "può essere migliorato senza necessità di radicali mutamenti e attribuendo maggiore rilevanza alla valutazione dei risultati rispetto alla valutazione delle procedure. Quest'ultima è certamente suscettibile di semplificazione, ma non può essere abbandonata: la solidità delle procedure e degli iter decisionali costituiscono, infatti, presupposti fondamentali per il raggiungimento dei risultati".
 

L'Università di Salerno: "Con la Vqr il Sud è cresciuto"

 C'è anche una voce del Sud, nel dibattito sulla valutazione. È quella del rettore dell'Università di Salerno, Aurelio Tommasetti, convinto che "l'esperienza della Valutazione della ricerca abbia avuto un valore strategico per gli atenei meridionali". Scrive Tommasetti: "Ci ha offerto una base e uno stimolo per rinnovare modelli operativi del corpo docente e strategie efficaci per la direzione degli atenei". Ancora, in modo chiaro: "E' necessario conservare questo nucleo centrale di valutazione nazionale, l'autonomia e l'eccellenza dell'Agenzia di valutazione, per potere operare con efficacia e soprattutto avere dati e risultati certificati". L'applicazione metodica della valutazione ha prodotto, sostiene il rettore, "una maggiore mentalità competitiva, più aperta e meno autoreferenziale, e si è progressivamente compresa la necessità di una verifica affidabile, priva di logiche di arbitrarietà locali. Questa dinamica è servita a confrontarsi con standard e indicatori internazionali, classificazioni e agenzie comprese, producendo un visibile miglioramento della qualità della ricerca scientifica e del reclutamento". Infine: "I dati della Vqr sono stati centrali per creare azioni di maggiore trasparenza e funzionalità nel governo degli atenei e hanno consentito, per la prima volta. di creare algoritmi generali attraverso dati esterni e certificati per spingere le strutture ad utilizzare al meglio le risorse interne: punti organico, borse di dottorato, premialità favorendo mentalità maggiormente disponibili al merito ed alla qualità. Non bisogna mai dimenticare le complicate condizioni di partenza da cui ci siamo mossi".
 
La Conferenza dei rettori sta elaborando un documento unitario in risposta alla lettera del capo Dipartimento Valditara e al progetto di riforma della valutazione.


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