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Università, la denuncia dell’Udu: “33 atenei su 59 sono fuorilegge. Gli studenti pagano troppe tasse”

In cima alla lista delle università con le tasse più alte ci sono la Statale di Milano, il Politecnico meneghino e la Statale di Torino. Dal 2008 al 2016 persi quasi 300 mila iscritti

02/03/2018
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La Stampa

Chiara Baldi

Trentatré atenei italiani su un totale di 59 – cioè tutte le università pubbliche e statali ad esclusione de L’Aquila e Trento – sono fuorilegge perché fanno pagare agli studenti tasse troppo elevate rispetto a quanto imposto dalla legge. Infatti, il rapporto tra gettito contributivo e il fondo di finanziamento ordinario (ffo) che arriva dallo Stato non deve superare il 20 per cento. Ma secondo il rapporto dell’Unione degli Universitari (Udu) in Italia 33 atenei su 59 lo superano ampiamente. Dal 2008 al 2016 – periodo di riferimento preso dal sindacato studentesco che ha utilizzato i dati della Ragioneria di Stato – gli universitari italiani hanno sborsato 327 milioni di euro in più in tasse universitarie. In cima alla classifica ci sono la Statale di Milano, con 44,6 milioni di euro di tasse oltre la soglia stabilita dalla legge, il Politecnico di Milano con 32,4 milioni e la Statale di Torino che invece ha chiesto ai suoi studenti 25,4 milioni di euro in più di tasse.  

E proprio contro la Statale di Milano nei giorni scorsi l’Udu aveva presentato un ricorso al Tar della Lombardia: «Le tasse alla Statale sono troppo alte, superano il limite del 20% previsto dalla legge rispetto ai finanziamenti dello Stato, per questo diciamo che sono sono fuorilegge», aveva spiegato a La Stampa il portavoce milanese dell’Udu Carlo Dovico. Ora l’indagine è stata ampliata a tutti gli atenei italiani, esclusi due: «Abbiamo deciso di non includere l’universita di L’Aquila e quella di Trento per due semplici motivi», ha detto Mattia Sguazzini, che per Udu si è occupato del dossier. «Sull’Aquila è stato fatto un accordo dopo il terremoto del 2009 quindi i dati, se li avessimo inclusi, avrebbero alterato troppo il risultato finale. Mentre Trento nel 2011 ha fatto un accordo con il ministero dell’Istruzione e Università tale per cui avrebbe ricevuto il fondo di finanziamento ordinario solo dalla Provincia». 

Ma c’è di più: secondo l’Udu, l’aumento delle tasse corrisponde a un progressivo calo degli iscritti, che negli otto anni analizzati è stato di oltre 296 mila matricole. «È come se fossero scomparsi cinque atenei grandi come la Statale di Milano», ha spiegato Sguazzini. Si legge nel dossier: «Al Nord la contribuzione studentesca registra l’aumento maggiore in termini assoluti: in 8 anni il gettito complessivo è aumentato di oltre 163 milioni di euro. Un dato interessante riguarda il fatto che anche al Nord, dove la dinamica del calo degli iscritti è in controtendenza da anni rispetto alla media nazionale, se si tolgono università private e telematiche dal computo totale, si registra comunque un forte calo rispetto al 2008. Ma in realtà sono scomparsi più di 25mila studenti: è come se un ateneo delle dimensioni dell’Università di Pavia fosse scomparso». Al Centro Italia invece il dato peggiore è quello della Sapienza di Roma, che dal 2008 al 2016 è passata da 140 mila iscritti a 95 mila: uno studente su tre in meno


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