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Università, l'importanza di tornare in aula

La didattica a distanza rischia di essere una buona scusa per investire ancora meno.

14/05/2020
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La Stampa

Paolo Bertinetti

Il ministro dell'Università e alcuni Rettori hanno manifestato grande apprezzamento per la didattica a distanza. L'apprezzamento per i docenti è più che motivato. Per il sistema in sé lo è assai meno. Non a causa dei vari problemi tecnici, che in futuro potrebbero essere eliminati, ma per il rischio che uno strumento adatto a far fronte all'emergenza venga proposto come norma e venga pensato come risposta ai problemi dell'Università. Mancano aule, mancano posti nelle residenze universitarie, mancano docenti per coprire tutti gli insegnamenti. Con la didattica a distanza non si dovrà spendere un euro per costruire aule e residenze, né per assumere nuovi docenti. Tutti a casa, docenti e studenti; il materiale didattico, debitamente immagazzinato, potrà essere riproposto ad libitum, i docenti (come ha suggerito di fare un'università privata milanese) potranno registrare le lezioni del proprio corso per erogarle una seconda volta, magari al posto del corso che un altro docente – da assumere – avrebbe dovuto tenere.
L'Università italiana, in tutti i raffronti con gli altri Paesi europei, risulta agli ultimi posti per investimenti nell'istruzione superiore e nella ricerca. Tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno sistematicamente ignorato la necessità di investire in questo settore. Anzi, hanno sempre tagliato. La didattica a distanza rischia di essere una buona scusa per investire ancora meno. Non inganni la promessa di nuovi posti per la ricerca nel settore medico. Ben vengano. Ma restano scoperti tutti gli altri settori. E la notizia di questi giorni a proposito dei fondi stanziati per la banda larga fa temere che i nostri governanti ritengano che la soluzione delle carenze didattiche passi attraverso l'informatica.
La modernizzazione è necessaria. La tutela della salute è la priorità assoluta; ma ad emergenza superata bisognerà tornare in aula. La presenza del docente non è indispensabile, come nel caso dei maestri delle elementari. Ma è di fondamentale importanza. E' nel rapporto tra docenti e studenti, tra persone umane e non tra immagini, che la lezione assume una sua efficacia. Magari in aula lo studente si distrae (mai come quando è a casa), magari il docente non è coinvolgente come dovrebbe essere. Però è li, nello spazio condiviso dell'aula, che può trasmettere l'interesse (l'entusiasmo, in certi casi) per ciò che insegna. Gli studenti se ne accorgono benissimo e sanno come usare questa opportunità. Il sospetto è che a ministri e aedi del 4.0 non possa fregargliene di meno. —
*Professore emerito dell'Università di Torino 


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