Università, l'allarme del Cun: "Mancano docenti"
Secondo il Consiglio universitario nazionale il numero dei professori ordinari dal 2008 è sceso del 30 per cento. "Servono interventi o sarà il collasso"
di Corrado Zunino
ROMA - L'ultimo allarme sull'università lo lancia il Consiglio universitario nazionale: dopo il calo degli studenti, negli ultimi sei anni si è assistito al crollo dei docenti. Dal 2008 al 2014 il numero dei professori ordinari, ha conteggiato il Cun, è calato del 30%, quello degli associati del 17%. Oggi i professori delle università italiane sono il 25% in meno della media europea. E la situazione è in rapido e drammatico peggioramento e, in assenza di interventi, nel 2018 il numero dei professori ordinari scenderà del 50% (9.463 in valore assoluto) rispetto al 2008, il numero di professori associati del 27%. "Sarà il collasso", sintetizza il presidente Andrea Lenzi.
Per il Cun si tratta di urgenza: bisogna assumere almeno 14.000 professori universitari associati e ordinari e 9.000 ricercatori a tempo determinato entro il 2016. Entro quattro anni gli associati e ordinari dovranno essere ventimila in più.
Le cause del tracollo docente è conosciuto: la riduzione dei finanziamenti pubblici, il blocco del turnover dei concorsi, l'abbassamento dell'età pensionabile. Il crollo supera di gran lunga la diminuzione del numero degli studenti. Anche il personale tecnico-amministrativo, "essenziale per garantire il funzionamento e l'erogazione dei servizi agli studenti e al sistema universitario", è bloccato e registra una riduzione del 10 % dal 2018: oggi è pari a 50.733 persone.
Il Cun segnala, poi, che si diventa professori e ricercatori sempre più avanti con l'età: in media ordinari a 51 anni, associati a 44 anni e ricercatori a 37 anni. Sottolinea Andrea Lenzi: "La grave diminuzione numerica in corso, mai registrata in precedenza di queste dimensioni, renderà improponibile la corretta gestione e lo sviluppo di un sistema universitario così complesso e articolato come il nostro". Sulla ricerca: "È improponibile la chiusura di fatto del sistema al reclutamento dei giovani ricercatori, aggravata dagli interventi normativi volti ad esaurire la fascia dei ricercatori a tempo indeterminato".
I due fenomeni, crollo dei docenti e blocco dei ricercatori, "innescano incertezze e instabilità fatali per il futuro dell'intera attività didattica e di ricerca". La consistenza del corpo docente influenza la qualità dell'attività universitaria e il calo degli immatricolati "dipende anche da un complessivo depauperamento e apparente abbandono e dismissione del sistema. E' necessario un intervento straordinario urgente r bisogna abolire il sistema dei punti organico in favore di un vincolo esclusivamente di budget sulle risorse per il personale che obblighi le università a utilizzare le risorse liberate con i pensionamenti solo dopo aver effettuato l'accantonamento preliminare delle risorse necessarie per la copertura degli incrementi di stipendio del personale in servizio e si anticipi al 2015 la possibilità di utilizzare al 100% le risorse di turnover". Tutto questo, sostiene il Cun, costerà 400 milioni di euro, il 6% dell'attuale fondo di finanziamento delle università.
La nostra rivista online
Servizi e comunicazioni
Seguici su facebook
I più letti
- Istruzione e ricerca: basta con la precarietà
- Scuola, università e ricerca: un esercito di 300mila precari. Il rapporto Cgil fotografa una situazione “in costante peggioramento”
- Scuola, FLC CGIL: servono 4 miliardi in più per abbattere la precarietà
- Scuola, servono 4 miliardi per stoppare il precariato e portare l’obbligo a 18 anni. Calcolo Flc-Cgil. Piange pure l’Università col 49% di supplenti