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Università, in 70mila per un concorso farsa

Le domande per l’abilitazione si chiuderanno il 20 novembre. I numerosi ricorsi presentati minano la validità della futura prova. I veri posti a disposizione sono infatti pochissimi

18/11/2012
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l'Unità

Settantamilaottocentotrentuno. Sono  le domande arrivate sul sito che il ministero dell’Università ha predisposto  per l’abilitazione scientifica nazionale.  Un numero enorme, al di là di ogni  aspettativa, simile al grande numero di  partecipanti al prossimo concorso nazionale della scuola. Segno che esiste  una patologia tutta italiana nei sistemi  di reclutamento dei professori e dei ricercatori nella scuola e nell’università  italiana. Un vero e proprio popolo di  giovani ricercatori e di precari che affolla quotidianamente le aule delle università italiane.  Il numero dei candidati è anche destinato a salire dal momento che la scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 20 novembre. Il raggiungimento di questo numero di richieste è stato annunciato durante lo  svolgimento del convegno «Il sistema  dell’Università e della Ricerca in Italia» che Roars, rivista telematica dedicata ai temi dell’università e della ricerca  in Italia, ha organizzato per festeggiare il suo primo anno di attività.  La storia di questa rivista è un caso  tutto da raccontare. Nato grazie alla rete di persone, relazioni, esperienze che  hanno animato il movimento anti-Gelmini dell’autunno del 2010, questo sito  internet è arrivato in pochi mesi a diventare un punto di riferimento per tutti coloro che in Italia si occupano di  questi temi. Un’esperienza di successo  visto che in un solo anno il sito è stato  visitato da quasi due milioni di persone.  Nell’intenzione dei fondatori del sito  c’è sempre stata l’idea che l’attacco  all’università fosse soprattutto un attacco culturale.  Ora, i redattori di Roars, dopo tante  analisi solo virtuali, hanno deciso di incontrarsi dal vivo per la prima volta  pubblicamente con i loro lettori. È stata l’occasione per fare il punto, a quasi  due anni dall’approvazione della legge  Gelmini, sull’applicazione di questa riforma e sullo stato di salute dell’università Italiana. La questione che più ha  tenuto banco è stata quella dell’abilitazione scientifica nazionale, il processo  attraverso il quale il ministro Gelmini  aveva pensato di immettere tra le fila  dei docenti universitari migliaia di giovani. Come si diceva prima sono circa  80mila le domande arrivate per conseguire l’abilitazione scientifica nazionale, il processo che la Gelmini aveva pensato per immettere in ruolo migliaia di  giovani professori universitari. Secondo le previsioni di chi è intervenuto al  convegno tutto questo non accadrà.  Due le principali questioni sul tappeto.  La prima riguarda i numerosi ricorsi  che pendono di fronte al Tar del Lazio  che potrebbero inficiare la legittimità  di tutto il processo, qualora venissero  accolti. Se infatti finora era solo il ricorso promosso dall’Associazione Italiana  dei Costituzionalisti a mettere a rischio  tutto il processo, oggi si sono aggiunti  quelli di numerose altre società scientifiche nazionali come quella dei matematici.  La seconda questione riguarda il numero dei possibili abilitati. Il processo  di abilitazione, secondo le intenzioni  dell’Anvur, l’agenzia che è a capo di tutto il procedimento, dovrebbe essere un  processo di riconoscimento oggettivo  della qualità dei concorrenti: al superamento di alcuni valori si dovrebbe automaticamente ottenere l’abilitazione  per diventare professore associato. La  maggior parte delle persone ha fatto  richiesta sapendo di poter superare  questi valori piuttosto esigui. Ora le  commissioni che dovranno giudicarli  si troveranno di fronte al dilemma se  abilitare tutti o se imporre una stretta.  Se l’abilitazione sarà concessa a tutti ci  si chiederà a che cosa sia servita la partecipazione all’ennesimo concorso che  promette solo sogni. I veri posti a disposizione infatti saranno poi pochissimi.  Se, al contrario imporranno una  stretta, ci si chiederà perché l’Anvur  sia stata finora impegnata nella definizione di criteri oggettivi e prescrittivi  per poi ridurli ad un’indicazione di  massima per le commissioni.  Tutto il processo sembra essere destinato a creare l’ennesima promessa  che non potrà essere mantenuta: un  esercito di giovani abilitati, con numerose pubblicazioni alle spalle, che rischia di vedere infranto il loro sogno di  impegnarsi nello sviluppo culturale e  scientifico del nostro Paese. Una grande lotteria e non è strano che ieri un  precario che provava a registrarsi nel  sito internet veniva dirottato su un sito  di scommesse on line. Oggi il problema  informatico è stato risolto ma molti, registrandosi telematicamente, penseranno lo stesso di partecipare ad una  estrazione a premi.      

Mario Castagna


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