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Università, gli studenti contro lo sciopero degli esami lanciato dai docenti: «Così ci penalizzate»

La protesta prevista dall'1 giugno al 31 luglio ha già raggiunto 6.800 adesioni. Link lancia una petizione per fermarli: «Rischia di avere un impatto grave sugli studenti»

23/02/2018
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Corriere della sera

VSul nuovo sciopero degli esami, all'università, è polemica. Sono già 6.800 i docenti e i ricercatori che hanno firmato la lettera che annuncia una riedizione della protesta dello scorso autunno (che aveva visto l'adesione di più di 10mila docenti), con un nuovo blocco degli appelli per il periodo compreso tra l'1 giugno e il 31 luglio prossimi. I prof, riuniti nel Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, chiedono in primis lo sblocco degli scatti stipendiali per tutti i docenti. Ma anche progressioni di carriera e nuove assunzioni, la copertura delle borse di studio e l’ampliamento della soglia di reddito per accedere alle borse di studio: «provvedimenti indifferibili e prioritari». Richieste “di sistema”, al futuro Governo che uscirà dalle urne, nell’interesse dei singoli e dell’Università pubblica tutta», riassume Carlo Ferraro, docente del Politecnico di Torino e promotore della protesta.

«Non sulla pelle degli studenti»

Ma dagli studenti arriva la richiesta di fermarsi: «Questo sciopero rischia di avere un impatto molto grave sugli studenti, soprattutto perché potrebbe compromettere il raggiungimento dei crediti necessari per accedere al bando delle borse di studio ed ai benefici di welfare studentesco», dice Andrea Torti Coordinatore Nazionale di Link Coordinamento Universitario. Per sostenere la richiesta, l'associazione ha lanciato una petizione in tutti gli atenei del Paese (10mila, sostengono, le firme raccolte ad oggi), in cui si chiede «che nessuno prenda scelte che aggravano ulteriormente le condizioni degli studenti e delle studentesse». «La possibilità di sciopero è un diritto da tutelare, ma non vogliamo che le modalità scelte vadano a frantumare ancor di più una comunità accademica già pesantemente attaccata e divisa dalle politiche degli ultimi governi - dice Torti -. Occorre lottare per un'Università pubblica di qualità, aperta a tutti, adeguatamente finanziata, ma è necessario farlo tutti insieme: studenti, dottorandi, ricercatori precari e strutturati, docenti e personale tecnico-amministrativo, con una mobilitazione che non produca divisioni ma ci unisca sulla base di rivendicazioni comuni».

La lettera

La lettera che annuncia la mobilitazione e spiega i motivi della protesta è stata consegnata al ministro Valeria Fedeli alcuni giorni fa, perché la soluzione trovata nell’ultima legge di bilancio per lo sblocco degli scatti di stipendio del passato - scatti biennali dal 2020 e una tantum di parziale ristoro - non ha soddisfatto i professori.

Il blocco

Il docente che deciderà di scioperare, farà saltare il primo appello. Come già accaduto in occasione del primo blocco, i professori si impegnano a garantire almeno un appello, oltre ad assicurare che saranno disponibili a tenere esami straordinari ad hoc per laureandi, studenti che partecipano al programma Erasmus e studentesse in gravidanza o con problemi di salute.