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Università e seconda onda Covid: è ora di fare i conti con la realtà

Fatte salve alcune eccezioni,  gran parte delle università italiane hanno aderito senza fiatare alla linea tracciata dal Ministro Manfredi e dalla CRUI: didattica “mista” (impropriamente denominata “blended”) erogata simultaneamente in presenza e a distanza, per chi si collega in remoto.

27/10/2020
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ROARS

In ambito internazionale c’è stato un acceso dibattito sull’opportunità che le università erogassero didattica in presenza in un anno accademico pieno di incognite a causa del pericolo di una seconda onda dell’epidemia Covid-19. Difficile trovare traccia di questo dibattito nei mezzi di informazione italiani. Fatte salve alcune eccezioni,  gran parte delle università italiane hanno aderito senza fiatare alla linea tracciata dal Ministro Manfredi e dalla CRUI: didattica “mista” (impropriamente denominata “blended”) erogata simultaneamente in presenza e a distanza, per chi si collega in remoto. Una scelta che, oltre a non evitare i rischi sanitari dell’assembramento quotidiano di studenti, abbassa la qualità della didattica fruita a distanza, trasmessa e registrata in condizioni ben lontane dall’essere ottimali. Come non era difficile prevedere, a poche settimane dall’inizio delle lezioni, si osserva una minacciosa ripresa dei contagi e si riapre la questione sull’opportunità di favorire mobilità e assembramenti che contribuiscono ad aggravare il peso che grava sui sistemi sanitari regionali. Come nel caso delle scuole, mancano dati esaurienti sui focolai legati alle università. Ciò nonostante, il rapporto che ripubblichiamo di seguito, evidenzia un quadro nazionale molto serio, a fronte del quale tutti sarebbero tenuti a fare il massimo sforzo per prevenire anche il minimo aggravamento. Come reagiranno all’emergenza il Ministro Manfredi e la CRUI? Cercheranno fino all’ultimo di mantenere una frazione significativa di didattica in presenza, scaricando su altri settori e attività le chiusure necessarie per prevenire il disastro? Oppure, prenderanno atto della gravità del momento e, per senso di responsabilità nei confronti della salute dei cittadini e dell’economia del paese, ripiegheranno sulla didattica a distanza senza attendere che sia il Governo a imporlo?

Previsioni Covid-19 di ricoveri, terapie intensive e decessi: 23 ottobre – 15 novembre 2020

Giuseppe De Nicolao(1), Franco Blanchini(2), Paolo Bolzern(3),
Marta Colaneri(5),Patrizio Colaneri(3), Alessandro Di Filippo(5),
Giulia Giordano(4), Paolo Sacchi(5), Raffaele Bruno(1) (5)

Sintesi:Ad oggi, 23 ottobre 2020, le rilevazioni nazionali pubblicate sul sito della Protezione civile di pazienti positivi al Covid-19, di ricoverati con sintomi, di ricoverati in terapia intensiva e di decessi presentano un andamento esponenziale con tempo di raddoppio intorno ai 10 giorni. Mantenendo questo ritmo di crescita, a metà novembre i dati odierni risulteranno più che quadruplicati, raggiungendo e superando i seguenti numeri: 900.000 attualmente positivi, 50.000 ricoverati, 5.000 pazienti in terapia intensiva, 500 decessi giornalieri. Alcune regioni presentano una crescita ancora più veloce. È il caso della Lombardia che, mantenendo l’attuale tempo di raddoppio di circa 6 giorni, a metà novembre raggiungerà e supererà i seguenti numeri: 600.000 attualmente positivi, 35.000 ricoverati, 3.000 pazienti in terapia intensiva, 300 decessi giornalieri. Il nostro esame dei dati conferma l’analisi del Prof. Parisi, le cui stime sono state citate nella lettera del 23/10, firmata da oltre 100 scienziati e indirizzata al Presidente Mattarella e al Presidente del Consiglio Conte, con la richiesta di “assumere provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni”.

(1) Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione, Università di Pavia
(2) Dipartimento di Scienze Matematiche, Informatiche e Fisiche, Università di Udine
(3) Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano
(4) Department of Industrial Engineering, Università di Trento
(5) Division of Infectious Diseases I, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

Fonte dei dati: Dati forniti dal Ministero della Salute, Elaborazione e gestione dati a cura del Dipartimento della Protezione Civile, https://github.com/pcm-dpc/COVID-19

Metodo: Regressione lineare sul tempo del logaritmo degli ultimi 14 valori dei ricoveri totali i quali, negli ultimi 14 giorni, sono ben allineati su una retta (Fig. 1 in alto, linea blu continua). La retta, una volta prolungata in avanti (Fig. 1 in alto, linea blu punteggiata), consente di prevedere la crescita dell’epidemia in assenza di misure capaci di rallentarla in modo significativo. Tale andamento, riportato in scala naturale (Fig. 1 in basso, linea blu), corrisponde a una curva di crescita di tipo esponenziale.
Le previsioni di attualmente positivi, ricoverati in terapia intensiva e decessi giornalieri sono proporzionali a quelle dei ricoverati totali tramite costanti di proporzionalità stimate sugli ultimi 14 giorni. Infatti, l’esame delle curve in scala logaritmica mostra che per periodi medio-brevi le quattro curve presentano profili circa paralleli (Fig. 1 alto). Un’importante conseguenza è che se crescono i positivi, crescono in modo proporzionale pure ricoverati, terapie intensive e decessi. Quindi, anche a fronte di un minor tasso di fatalità rispetto a marzo, la crescita esponenziale dei contagiati, se non viene frenata, è comunque destinata a produrre una crescita esponenziale dei decessi, oltre che dei ricoverati e dei ricoverati in terapia intensiva, con conseguente collasso del sistema sanitario.

Terminologia: Per tempo di raddoppio (doubling time) si intende il tempo necessario perché la curva, crescendo, raggiunga il doppio del suo valore di partenza. Per ricoverati totali si intende la somma dei ricoverati con sintomi e dei ricoverati in terapia intensiva. Per attualmente positivi si intende il numero totale dei soggetti che, in una certa data, risultano registrati come positivi.

Situazione attuale Italia: Al 23 ottobre risultano i seguenti dati:

  • positivi al Covid-19: 186.002
  • ricoveri totali: 11.598
  • ricoverati in terapia intensiva: 1.049
  • media settimanale decessi giornalieri: 90
  • decessi giornalieri: 91

Previsione Italia: Con un tempo di raddoppio pari a 10 giorni, se non saranno adottati interventi capaci di rallentare la crescita esponenziale, 20 giorni sono sufficienti a quadruplicare tutti i dati del monitoraggio. La proiezione al 15 novembre è (Fig. 1):

  • positivi al Covid-19: > 900.000
  • ricoveri totali: > 50.000
  • ricoverati in terapia intensiva: > 5.000
  • media settimanale decessi giornalieri: > 400
  • decessi giornalieri: > 500

Previsione Lombardia: Per quanto riguarda la Lombardia, la situazione attuale è:

  • positivi al Covid-19: 37.950
  • ricoveri totali: 2.197
  • ricoverati in terapia intensiva: 184
  • media settimanale decessi giornalieri: 16
  • decessi giornalieri: 7

Se il tempo di raddoppio per la Lombardia si manterrà intorno ai 6 giorni, il 15 novembre si avrà (Fig. 2):

  • positivi al Covid-19: > 600.000
  • ricoveri totali: > 35.000
  • ricoverati in terapia intensiva: > 3000
  • media settimanale decessi giornalieri: > 250
  • decessi giornalieri: > 300

Conclusioni: Lo scorso 21 ottobre, il Presidente dell’Accademia dei Lincei, Prof. Giorgio Parisi, ha scritto nel suo blog sull’Huffington Post:

Se andiamo avanti con lo stesso ritmo di aumento, ovvero se i numeri dei casi continueranno ad adagiarsi sulla stessa retta, fra tre settimane ci troveremo con quasi centomila casi al giorno, cinquecento morti al giorno e con la stessa crisi sanitaria del marzo scorso. Ma ben prima di arrivare a centomila casi al giorno, il sistema sanitario e il tracciamento collasserebbero con conseguenze disastrose.

Il nostro esame dei dati conferma l’analisi del Prof. Parisi, le cui stime sono state citate nella lettera del 23/10, firmata da oltre 100 scienziati e indirizzata al Presidente Mattarella e al Presidente del Consiglio Conte, con la richiesta di “assumere provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni”. Anche il professor Massimo Galli, direttore di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, insieme ai colleghi infettivologi Marino Faccini (Ats Milano) e Marco Rizzi (ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo) il 20 ottobre ha lanciato un appello che chiede di «Fare presto».


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