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Università, contrordine: quelle italiane sono da primato in Europa

Non ci sono Atenei che spiccano a livello globale, ma quattro su dieci sono nella top mille mondiale. Neppure Stati Uniti, Cina o Francia hanno una incidenza così alta di buone Università

25/11/2019
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la Repubblica

Raffaele Ricciardi

MILANO - Attenzione studenti e famiglie, forse le Università italiane sono rappresentate peggio di quel che è la realtà. Per certi versi, infatti, le classifiche internazionali non rendono loro giustizia e anzi per gli Atenei tricolori si aprono spazi di crescita interessanti, oltre al fatto che guardandosi alle spalle è stato fatto molto per migliorare.

E' quanto emerso da un lavoro di ricerca di Italiadecide e Intesa Sanpaolo, presentata in settimana, sulla reputazione dell'Italia che verteva per l'appunto sul sistema universitario. 

Nella sintesi fatta dai ricercatori, si conclude che i ranking internazionali delle Università "soffrono di svariati problemi metodologici" e "mal si adattano alla realtà italiana, perché valutano singole università e non il sistema universitario nel suo complesso in una logica settoriale".

Al netto di questo problema, uno sguardo più approfondito sui parametri tradizionali adoperati dai 'rankings' (sono presi in analisi QS e THE) mostra come "il posizionamento delle istituzioni universitarie italiane stia rapidamente migliorando". In pratica si può dire che abbiamo pochi fuoriclasse, ma una ottima squadra di Atenei validi, se confrontati con i Paesi a noi simili. Per supportare questa tesi, la ricerca analizza il numero di università presenti nelle prime 100, 200, 500 e 1000 posizioni a livello globale.


"L'Italia, seppur non abbia università tra le prime 100 in entrambi i ranking, posiziona un numero di università confrontabile con Francia, Germania e Cina già nelle prime 500 e ancor di più nelle prime 1000. Poche le università per abitante rispetto ai principali Paesi europei, meno della metà rispetto a Francia, Germania, Regno Unito e circa un terzo degli Stati Uniti". E ancora, "normalizzando i dati dei ranking sul totale di università presenti in ogni Paese, l'Italia supera tutti, incluso il Regno Unito, per numero di istituzioni universitarie tra le prime 1000. Il sistema universitario italiano nel suo complesso vede infatti, nelle misurazioni di THE, addirittura oltre il 40% delle proprie istituzioni tra le top 1000, mentre gli Stati Uniti ne hanno solo l'8% del totale".


Secondo la ricerca, "questo risultato è da tenere presente viste le condizioni a contorno dello scenario internazionale, ovvero vista la forte crescita della domanda di istruzione terziaria da parte dei paesi dell'Africa e del Vicino Medio Oriente e del Far East. Questa domanda aggiuntiva può rappresentare una spinta all'internazionalizzazione delle università italiane ma impone attenzione alle cosiddette classifiche visto che queste sono sempre di più utilizzate dagli studenti internazionali per orientarsi".

E' allora da mettere tutta in soffitta la ricorrente critica verso il nostro sistema di formazione al suo più alto grado? Certamente no. "I dati - sostengono ancora i ricercatori - evidenziano una situazione di scarsa competitività a causa di risorse economiche nettamente inferiori agli altri principali Paesi di riferimento. Pur avendo un tasso di istruzione terziaria più basso degli altri, dato di per sé negativo, si riscontrano meno addetti alla formazione, con numeri ben lontani dai principali Paesi di riferimento culturale nello scenario internazionale". All'Italia si chiede poi di "investire per comunicare la migliore qualità del proprio sistema universitario offrendo una lettura più positiva della qualità del sistema di istruzione terziaria rispetto a quelle superficiali che sovente dominano nei media a larga diffusione".

Ecco dunque la lista della spesa offerta ai policymaker e agli attori del settore: "Politiche di reclutamento di docenti e studenti competitive, maggiore efficienza della macchina amministrativa per liberare risorse da destinare alla ricerca e alla didattica, internazionalizzazione, collaborazione con imprese private, anche al fine di far incontrare domanda e offerta di lavoro, e reti tra atenei. Occorre inoltre comunicare di più e meglio la buona qualità delle istituzioni comunitarie offrendo una lettura positiva del sistema di alta formazione italiano, sia per trattenere i nostri studenti sia per renderlo più competitivo verso gli studenti (e i docenti) stranieri". 

"Di fronte a un contesto sempre più complesso, il potenziale di cui è dotata l'università italiana - apprezzata all'estero - deve rappresentare in misura maggiore un fattore nel quale investire per aumentare la competitività del nostro Paese", ha commentato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, alla presentazione dei risultati. Positivo anche il messaggio del presidente onorario di italiadecide, Luciano Violante: "Se dobbiamo migliorare nella qualità delle politiche pubbliche e nella collaborazione tra queste e le imprese, i risultati dimostrano che, come Paese, possiamo avere fiducia e stima in noi stessi e nel nostro futuro."


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