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Università, comincia lo sciopero dei prof: niente esami fino a novembre

La protesta contro il governo per ottenere il riconoscimento degli scatti degli ultimi cinque anni come è successo per gli enti di ricerca e i magistrati

29/08/2017
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Corriere della sera

Dal 28 agosto al 31 ottobre almeno 5.444 professori universitari sciopereranno un giorno. Il giorno dell’appello autunnale dei loro esami, che così salteranno: sono previste deroghe slo in caso di esame finale che serva agli studenti per la laurea nella sessione in corso. L’ultima volta che si è tenuta una protesta di questo genere era il 1974. Ora in 79 Università italiane ricomincia la protesta contro il ministero dell’Istruzione e il governo, per ottenere l’adeguamento dello stipendio dei prof.

LA PROPOSTA DI ASTENSIONE DAGLI ESAMI DI PROFITTO

L’appello straordinario

Lo sciopero, che era stato pensato già per il febbraio scorso ma poi bloccato in attesa di un ennesimo incontro con la nuova ministra dell’Istruzione, è stato autorizzato dall’Autorità di garanzia e ha modalità molto precise. Un vademecum con i dettagli del comportamento da seguire è pubblicato sul sito Roars. In sostanza i professori si astengono dal primo appello della sessione autunnale, lo dichiarano con una mail all’Università. Nel caso non ci siano altri appelli nella sessione possono chiedere la convocazione di un appello straordinario passati 14 giorni dal giorno dello sciopero.

Chi sono i prof che scioperano

Non sono un sindacato, ma professori che insegnano a Milano, Messina, Catanzaro, Roma, Bologna, Padova, guidati dal promotore, il professore Carlo Ferraro del Politecnico di Torino. Che spiega così i motivi dello sciopero: «Il governo Berlusconi bloccò gli scatti per tutto il pubblico impiego dal 2011 al 2014., ma mentre per tutti gli altri pubblici dipendenti, dai magistrati alle forze dell’ordine, il primo gennaio 2015 sono ricominciati non solo gli aumenti ma anche gli effetti giuridici degli scatti persi, per noi questo non è successo: e in più abbiamo avuto una proroga di un anno del blocco». In altre parole: mentre gli altri pubblici dipendenti, una volta sbloccati gli stipendi, hanno avuto aumenti che tenevano conto anche degli scatti mancati (senza arretrati, ovviamente) per i professori universitari invece, questo periodo di cinque anni non è contato nulla. «E’ come se non li avessimo vissuti - spiega Giuseppe De Nicolao, che è uno degli aderenti allo sciopero - significa che fino alla liquidazione avremo meno scatti di tutti: per un professore ordinario si parla di una perdita complessiva in tutta la carriera di centomila euro almeno».

Fac simile della mail da inviare per la richiesta dell’appello straordinario (Roars)Fac simile della mail da inviare per la richiesta dell’appello straordinario (Roars)

Senza risposte

Per far valere le loro ragioni, «di stipendio e di dignità» i professori hanno scritto prima a Renzi, poi al presidente della Repubblica, infine, dopo il cambio di governo, hanno avuto anche due incontri al Miur. Ma senza risposta. Hanno fatto lo sciopero bianco lo scorso anno, provato il boicottaggio della Vqr, le procedure di valutazione. Ma niente. «Ci hanno fatto capire che c’è un problema di finanziamento, che il ministero dell’Economia non dispone di altri fondi. E neppure la nostra proposta di rateizzare gli aumenti ha potuto essere accolta».

La non belligeranza con gli studenti

E gli studenti? Certo loro non hanno apprezzato l’idea di perdere un appello, poi proprio quello d’autunno che è molto utile per chi ha una borsa di studio e magari è rimasto indietro con qualche esame. Ferraro e i suoi cinquemila professori non vogliono scontrarsi con gli studenti, anzi cercano la loro «non belligeranza»: «Se c’è più di un appello in autunno - promette Ferraro - tutti potranno tentare il secondo, se invece la sessione prevede un solo appello cercheremo di ottenere un appello straordinario dal rettore».


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