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Università, Bankitalia: fuga di matricole dal Sud al Nord

L'anno scorso quasi un quarto degli immatricolati residenti nel Mezzogiorno si è iscritto presso un ateneo del Centro Nord, contro il 18% del 2007. Quota che sale al 38% se si considerano le iscrizioni al primo anno della laurea specialistica

30/12/2016
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

'università? Meglio frequentarla al Nord. È quello che evidentemente pensano le migliaia di matricole e di laureati di primo livello che scelgono di lasciare il Mezzogiorno per iscriversi a facoltà del Centro o del Nord Italia, considerate più valide dal punto di vista della preparazione e delle opportunità di lavoro offerte dal titolo. Lo rileva la Banca d'Italia nel rapporto sulle «Economie regionali», che documenta una lieve ripresa delle immatricolazioni universitarie, ad eccezione del Mezzogiorno, dove è proseguita la flessione cominciata con la crisi economica. E parallelamente è aumentato il numero di immatricolazioni di studenti meridionali in atenei del Centro Nord. Nell'anno accademico 2015/16 - riferisce lo studio - quasi un quarto degli immatricolati residente nel Mezzogiorno si è iscritto presso un ateneo del Centro Nord, contro il 18% del 2007. Percentuale che sale al 38% se si considerano le iscrizioni al primo anno della laurea specialistica, perché a quanti si erano immatricolati, si aggiungono quanti si spostano dopo aver conseguito una laurea triennale nelle università meridionali.

Medici e Ingegneri

Al primo ciclo, la mobilità verso il Centro Nord è piu frequente nei corsi di ingegneria industriale e nelle discipline sanitarie; al primo anno della specialistica la mobilità raggiunge invece valori più elevati nei corsi di ingegneria civile, architettura e nelle scienze sociali. Nel confronto con gli altri studenti del Centro Nord, quelli meridionali che si trasferiscono sono meno bravi ma più tenaci: mostrano minori crediti conseguiti e voto di laurea più basso, ma un tasso di abbandono inferiore. L'analisi della Banca d'Italia fa notare inoltre che la riduzione delle immatricolazioni e il fatto che a lasciare gli atenei meridionali siano stati in maggior numero studenti provenienti da famiglie più abbienti e destinate a pagare rette più elevate, ha contribuito a determinare un aumento delle rette più ampio negli atenei del Mezzogiorno (+46%, a fronte di una crescita nella media nazionale di circa un terzo). Le tasse che si pagano all'università restano comunque più basse nel Mezzogiorno (700 euro) rispetto alla media italiana (940). Minori anche le borse di studio e l'importo dei contributi agli studenti del Sud, nonostante le famiglie meridionali abbiano un tenore di vita più basso.


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