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Università 4.0, ai primi posti i progetti di Torino e Milano

Otto raggruppamenti di atenei in graduatoria per l'assegnazione dei fondi per le aree di supporto a imprese innovative. A disposizione 73 milioni, più altri 33 in un secondo momento

26/05/2018
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - Dieci raggruppamenti di atenei, lo scorso 30 aprile, si erano candidati per ottenere fondi per i "Competence Center" dell'Università 4.0, aree di supporto per le imprese innovative e sperimentali. Otto sono entrati in graduatoria, con punteggi compresi tra il nove e il sei. I gruppi di Torino e Milano guidano l'eccellenza universitaria prestata all'industria italiana. Ci sono 73 milioni di euro complessivi a disposizione, con uno stanziamento di altri 33 milioni previsto in un secondo tempo. Il progetto politico nato sotto il governo Renzi, e portato avanti dal ministro Carlo Calenda, ora passa alla fase cruciale del finanziamento.
 
Al primo posto della "graduatoria provvisoria" si è collocata, appunto, la cordata piemontese composta da Politecnico di Torino (capofila) e Università di Torino, affiancati da ventiquattro aziende private. Il progetto Manufacturing 4.0, questo il titolo, ha ottenuto un punteggio di sintesi pari a 9. Lo hanno elaborato i tecnici del ministero dello Sviluppo economico. La cifra pubblica attesa è di 7,5 milioni di euro. "Gli atenei torinesi sono il motore dell'innovazione del tessuto industriale italiano", dice ora il rettore dell'Università di Torino, Gianmaria Ajani.
 
Secondo, sempre con 9, è arrivato il raggruppamento lombardo: "Made in Italy 4.0", anche questo manifattura digitale. Lo guida il Politecnico di Milano e vi partecipano gli atenei di Bergamo, Brescia e Pavia più trentanove imprese. Anche in questo caso la richiesta di budget è di 7,5 milioni. Il contributo dei partner privati, in termini di investimenti in infrastrutture, attrezzature e personale qualificato, è quantificato in 20 milioni.
 
Al terzo posto della classifica c'è l'Università di Bologna, con un punteggio di 8. L'Alma Mater guida un consorzio costruito con gli atenei di Modena-Reggio Emilia, Ferrara, Parma e l'Università Cattolica di Milano. Il Progetto Bi-Rex si allarga a quattro settori: meccatronica, automotive, biomedicale e agrifood.

La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, quarta con 8 per "Artes 4.0", porta la sua specializzazione: la robotica avanzata. Con Sant'Anna, il cui coordinatore è Paolo Dario, ci sono tredici tra università e centri di ricerca e ben 146 imprese, selezionate con un avviso pubblico. "Vogliamo aiutare i privati, anche quelli di piccolissime dimensioni, a innovare prodotti e processi per mantenere e creare posti di lavoro solidi e di qualità", dice Dario. "In tempi ragionevolmente brevi".
 
Con un punteggio di 7 entrano l'Università di Padova, quinta, e la Federico II di Napoli. Padova, con il Progetto Smact focalizzato sulle tecnologie digitali, prevede ancora un finanziamento di 7,5 milioni, il massimo possibile, trenta aziende partner delle istituzioni universitarie e un gruppo largo di accademie pubbliche e private nonché centri di ricerca: Verona, Venezia Cà Foscari e la Iuav sempre di Venezia, ancora Trento, Udine, la Sissa di Trieste e la Libera Università di Bolzano, quindi la Fondazione Bruno Kessler di Trento, l'Istituto nazionale di Fisica nucleare locale e i Laboratori nazionali di Legnaro. "Questo è un premio alla capacità degli Atenei del Triveneto di mettersi insieme", dice Rosario Rizzuto, rettore dell'Università di Padova. E Michele Buglisi (Cà Foscari): "Atenei e imprese insieme sono una questione imprescindibile per lo sviluppo economico locale e nazionale". L'Università Federico II guida un raggruppamento di otto accademie campane e pugliesi (Università e Politecnico di Bari compresi). Solo per il Sud ci sono 13 milioni di Stato.
 
Infine, in graduatoria con la sufficienza, ci sono il Cnr e, ottava, la Sapienza di Roma con "Cyber 4.0". Da segnalare come il posizionamento del Consiglio nazionale delle ricerche riporti dentro il progetto nazionale l'Università di Genova, rimasta fuori in fase pre-bando.

Le due realtà accademico-scientifiche escluse sono, per ora, l'Università di Catania e, definitivamente, un centro di ricerca di fisica nucleare siciliano che non rispondeva ai criteri chiesti. L'Università di Cagliari, invece, non ha presentato la domanda nei tempi previsti (30 aprile scorso). Non c'è stata, come si vede, la mattanza di università e politecnici illustri improvvidamente annunciata nelle scorse settimane e subito smentita dal ministro Calenda.
 
Nelle prossime settimane ogni singola associazione di università e imprese dovrà affrontare la negoziazione con il ministero per la stesura definitiva dei progetti: impegni economici, obiettivi e tempi di realizzazione. Successivamente ci sarà  l'emanazione del decreto di concessione. Ogni "competence center" assolderà compiti di orientamento e formazione alle imprese nonché di supporto nell'attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale. 
 
I benefici per i consorzi pubblico-privati sono concessi nella forma di contributi diretti ai costi: il 50 per cento delle spese sostenute complessivamente, per un importo complessivo non superiore a 7,5 milioni di euro, a cui si aggiunge il 50 per cento delle spese sostenute dalle imprese private (fino a un massimo di 200 mila euro per ogni progetto).
 


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