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Unità: Sud, disobbedire a Gelmini. «Fermeremo il maestro unico»

Il grido degli amministratori locali riuniti a Castel Volturno Vendola: «La riforma sarà l'occasione per ricacciare le donne nel tinello domestico»

09/11/2008
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l'Unità

Il Governatore della Puglia fa notare come le donne del Sud sono già molte meno dentro il mercato del lavoro. Saranno ancora meno se sparirà il tempo pieno. Alla Conferenza Stato-Regioni il Sud reagirà.Dice Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia, che la somma della riforma Gelmini e dell'arrivo del federalismo fiscale «sarà l'occasione per ricacciare le donne del Sud nel tinello domestico». Riceve molti applausi dalla platea degli Stati Generali delle Scuole del Mezzogiorno che ha aperto i battenti giovedì a Castel Volturno (Ce).

I numeri aiutano a spiegare. Il primo ci dice che tra Stato, enti locali e famiglia, uno studente del Mezzogiorno riceve in media mille euro in meno all'anno per la propria formazione. E se è vero che il primo ci mette di più (la maggior voce di spesa resta quella degli stipendi degli insegnanti, in capo al ministero), è anche vero che non tutti gli enti locali e non tutte le famiglie possono oggi permettersi di investire sul futuro delle nuove generazioni così come vorrebbero.

Il dato più interessante è però quello che, in queste aree, lega la condizione sociale delle famiglie all'offerta scolastica. Il dato informa che solo il 38,6% delle donne meridionali è inserito nel mercato del lavoro. E il numero fa il paio con gli alunni delle scuole primarie che fanno le 40 ore settimanali. La media nazionale è del 25,3%, con il Piemonte al 50,9%, Emilia. Lazio, Lombardia e Toscana sopra il 40%. La prima regione del Sud è la Basilicata con il 26,7%. Poi c'è la Calabria, con il 16,9%, chiudono Campania (7,5%), Sicilia (3,5%), Puglia (3,2%) e Molise (0,7%). Tradotto: in questi territori i figli, al pomeriggio, stanno a casa con le mamme che non lavorano. E la dinamica del taglio dei posti di lavoro degli insegnanti (in larga parte donne), porterà a due conclusioni. Più donne a casa e impossibilità da parte degli Enti locali di pagare un doposcuola che dia anche alle donne la possibilità di rilanciarsi nel mondo del lavoro.

Non è l'unico problema specifico. «Vorrei ricordare che noi siamo il Sud di San Giuliano di Puglia, siamo quelli in cui la maggior parte degli edifici scolastici non è a norma», dice Vendola. E anche se le Regioni come la Campania, come ricorda l'assessore provinciale all'Istruzione Angela Cortese sono ai primi posti negli investimenti per l'edilizia scolastica, "da soli non possiamo procedere. Serve il contributo dello Stato".

Quindi "disobbedienza", dice Vendola. Ma come? Cortese propone: «Nella conferenza Stato-Regioni di giovedì i governatori del Sud dovrebbero abbandonare il tavolo». L'assessore campano a Scuola, Formazione e Lavoro Corrado Gabriele approva, ma il giorno prima Bassolino ha mostrato un'apertura di credito al governo. E anche Vendola ha idee di prospettiva più lunga: «Con altre Regioni porteremo la Gelmini davanti alla corte costituzionale perché non può immaginare di fare da ministro dell'Istruzione i compiti assegnati alle Regioni. E cercheremo di proporre anche agli altri presidenti una norma "anti Gelmini", cioè leggi regionali che impediscano di fatto il maestro unico». Le Regioni rivendicano le proprie competenze, soprattutto sulla distribuzione della rete scolastica, che il governo ha congelato per un anno ma che resta sul tavolo. Spiega Domenico Lomelo, assessore pugliese alla Scuola: «Da quando siamo in carica stiamo razionalizzando la rete. E' un compito nostro, che stiamo portando avanti. Ma voi mi dovete spiegare che senso ha, in zone come quelle del foggiano o nel Salento, chiudere scuole con meno di 50 alunni e verificare l'accorpamento di quelle con meno di cento. Voi le avete viste le strade interne di queste aree della Puglia? Ma se uno per portare il figlio a scuola ci mette 40 minuti ad andare e 40 a tornare, quando va a lavorare?».

EDUARDO DI BLASI

INVIATO A CASTEL VOLTURNO

ediblasi@unita.it