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Unità-Roma-La Moratti vuole sopprimere la ricerca

Sapienza finisce per strada Professori, ricercatori e studenti fanno lezione in piazza per protestare contro il ddl Moratti Si estende a nuove facoltà il blocco della didattica. Giornata di pr...

14/10/2004
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l'Unità

Sapienza finisce per strada

Professori, ricercatori e studenti fanno lezione in piazza per protestare contro il ddl Moratti
Si estende a nuove facoltà il blocco della didattica. Giornata di protesta anche a Roma Tre

Wanda Marra

Un capannello di ombrelli circonda un professore che fa lezione a Piazza Colonna, proprio davanti a Palazzo Chigi. Vicino, qualcuno distribuisce volantini e parla con i passanti incuriositi. Comincia presto la giornata di protesta della Sapienza contro il disegno di legge Moratti. Comincia presto - verso le 9 e 30 - e non si fa scoraggiare neanche dalla pioggia, che si presenta come bigliettino da visita di un inverno duro, anche e soprattutto per l'università. A scegliere la piazza come aula improvvisata di lezioni e seminari, ieri, sono stati i Docenti del Dipartimento di Informatica della Facoltà di Ingegneria. "La riforma voluta dal Ministro renderà peggiore un aspetto fondamentale per ogni paese, come la formazione universitaria spiega la ricercatrice Chiara Petrioli e in più elimina praticamente la ricerca, che in Italia si fa nelle università: è proprio dai Dipartimenti di Informatica che escono le innovazioni tecnologiche".
Poco lontano da Chiara, Alessandro Panconesi, Professore Ordinario, spiega agli studenti perché il sistema accademico voluto dalla Moratti non ha nulla a che fare con quello americano: "Nelle università americane più prestigiose si fa in modo di dare il posto fisso alle persone a 32 anni. Qui invece si parla di un precariato a vita, e per di più sottopagato. E così la fuga dei cervelli sarà sempre più massiccia".
Anche se la pioggia non accenna a fermarsi, i ragazzi ascoltano attenti: "Siamo d'accordo assolutamente con questa protesta, perché il Ddl fa sparire la ricerca. E già adesso non ci sono soldi: per esempio una scoperta fatta l'anno scorso nel nostro dipartimento è stata data alla Microsoft per essere sviluppata", spiega Luigi.
"Per noi l'interruzione della didattica è un problema, è vero. Però siamo d'accordo con i professori. E spesso i ricercatori sono i migliori", spiega invece Annarita. Nel Dipartimento di Informatica le lezioni dovrebbero ricominciare lunedì prossimo. Il condizionale, però, è d'obbligo, perché - data la decisione di ricercatori e professori di rinunciare a supplenze e affidamenti - molti corsi non partiranno. In tutta la Facoltà di Ingegneria, poi, per gli stessi motivi, qualche corso c'è e qualcun altro no. A decidere di continuare il blocco delle lezioni e degli esami per un'altra settimana è stata la Facoltà di Scienze Umanistiche: le lezioni riprenderanno lunedì prossimo, con un'assemblea per discutere il Ddl Moratti alle 10 a Lettere. E si fermerà la didattica dal 18 al 23 ottobre anche nella Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari. Mentre il Dipartimento di Chimica di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali della Sapienza ha chiesto esplicitamente al Consiglio di Facoltà di aderire alla protesta. E una giornata di mobilitazione di tutto l'ateneo è prevista per la prossima settimana a RomaTre.
La mobilitazione in corso ha trovato ieri uno dei primi momenti di incontro collettivo in un'assemblea organizzata nell'aula Amaldi di Fisica dal titolo "La qualità dell'Università pubblica per il futuro del Paese". Un'aula affollatissima di persone di tutte le età e tutti i ruoli (professori, ricercatori, studenti, sindacalisti, politici) in blocco ha chiesto il ritiro immediato del Ddl (la cui calendarizzazione in aula è stata fissata per dicembre). Con applausi e vere e proprie ovazioni sono stati accolti gli interventi dei parlamentari presenti, il capogruppo della Margherita al Senato Willer Bordon, la sua collega di partito Albertina Soliani, Titti De Simone di Rifondazione comunista, Walter Tocci dei Ds. "Abbiamo un unico obiettivo: affossare il Ddl", ha detto Tocci. "Chiediamo il ritiro di questo disegno di legge - ha ribadito Flaminia Saccà (responsabile Ds università) - perché cerca di scaricare il problema dei tagli all'università e alla ricerca, scaricandolo sui giovani e sull'ateneo". Mentre la De Simone ha lanciato la proposta di allargare lo sciopero nazionale della scuola previsto per il 15 novembre anche al mondo dell'università. È toccato al rappresentante del Coordinamento nazionale dei Ricercatori, Marco Merafina ribadire: "Da parte nostra continua il blocco di didattica, supplenze e sostituzioni fino a che non ci sarà da parte del Governo un segnale positivo".
Molte le componenti dell'ateneo presenti all'assemblea, tantissimi gli interventi, a cominciare dagli studenti, particolarmente battaglieri: "Noi siamo d'accordo con questa protesta - arringa Cristina del Collettivo studentesco - ma vorrei ricordare che molti processi di peggioramento dell'università sono già in corso: l'università così com'è fa schifo!".
A prendere la parola contro il Ddl Moratti sono stati poi anche Gianni Orlandi, il Prorettore ("La Sapienza può e deve fare di più contro il disegno di legge della Moratti sulla ricerca. Il Senato accademico deve decidere una giornata di protesta") e Luigi Frati, il Preside di Medicina ("Chi pensa che questa è una protesta dei ricercatori sbaglia: si tratta di un problema dell'intero paese").
Wanda Marra


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