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Unità on line - Stati Generali: un po' televendita, un po' libro Cuore

Stati Generali: un po' televendita, un po' libro Cuore di Andrea Carugati Un misto tra una televendita, un filmato dell'Istituto Luce e una pagina del libro Cuore. Ecco gli Stati generali, alme...

19/12/2001
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l'Unità

Stati Generali: un po' televendita, un po' libro Cuore
di Andrea Carugati

Un misto tra una televendita, un filmato dell'Istituto Luce e una pagina del libro Cuore. Ecco gli Stati generali, almeno nelle intenzioni del ministro Moratti. Con gli studenti in un angolo del Palazzo dei Congressi, buoni e zitti, come oggetti d'arredo. Giusto per fare presenza. E così via con il filmato sul tour del dialogo del ministro: le bambine sarde in costume tradizionale le sorridono, lei manda sorrisi e carezze. Poi un brano dedicato al dibattito nelle scuole: un estratto della trasmissione Assemblea condotta da Ambra. Di nuovo lei, l'indimenticata suffragetta berlusconiana delle elezioni del 94. Ma non basta: verso mezzogiorno arrivano sul palco un gruppo di bambini delle elementari, che recitano una poesia e mostrano un filmato autoprodotto in cui cucinano un dolce. "Siete proprio buoni, le foto col ministro le facciamo alla fine" gli dice Paolo Glisenti, il moderatore che all'ultimo ha preso il posto di Costanzo. "Siete davvero bravi" gli sussurra Monsignor Maggiolini durante la pausa pranzo, carezzandogli la testa. Nella completa indifferenza dei piccoli che continuano a buttar giù i loro piattini di lasagne. Fino al vero coup de teatrè: tre ragazze di un professionale della Calabria regalano al ministro uno scialle fatto con le loro mani. E poi altre ragazze, della provincia di Nuoro, promuovono il sito Internet del loro istituto, con tanto di link sul copricapo tradizionale. Tecnologia e tradizione. Mancava solo la cartina geografica a puzzle su cui il ragazzo di Calabria attacca la sua regione, tra gli applausi dei compagni ricchi, come nel libro Cuore. Non è mancato neanche il giovane imprenditore, genuino self made man: "I miei non mi hanno fatto studiare, ma avevo un sogno, fare l'imprenditore". La forza di un sogno, come dice il Presidente. A sottolineare l'atmosfera c'era anche lo sfondo azzurro cielo.
Peccato solo che c'è stato un piccolo imprevisto: gli studenti, nelle persone dei presidenti delle 100 consulte provinciali. Che hanno scoperto dai giornali che la sede dell'incontro era stata spostata da Foligno a Roma. Che si sono pagati treno e albergo, sperando in un rimborso da parte dei provveditori. Che hanno iniziato a manifestare il loro malumore fin dal mattino, subito dopo gli interventi della Moratti e del professor Bertagna. Quando hanno applaudito vigorosamente le parole dell'assessore alla scuola di Roma Maria Coscia che ha criticato duramente il progetto Bertagna e ha fatto un riferimento ai ragazzi che stavano fuori a protestare. "Il ministro dice tante belle parole: deve aver letto una riforma diversa da quella che abbiamo letto noi" dice Alessandro di Lodi. "È una farsa, non si capisce con quali criteri il ministero abbia deciso gli inviti. E poi non siamo stati mai convocati per discutere tra noi e col ministro" gli fa eco Marco di Reggio Emilia. "Dov'è il mondo della scuola vera?" chiede Gaia di Bologna. "E poi dov'è questo tour del dialogo? A Bologna la Moratti è venuta, ma in un convegno a porte chiuse con Confindustria". Anche il rappresentante di Treviso, che non sembra di sinistra, ammette: "Questo è un messaggio promozionale". Intanto proseguono gli interventi sul palco. Sparsi per la sala ci sono i pretoriani della claque morattiana, riuniti a piccoli gruppi. Che applaudono fino a spellarsi le mani ogni volta che si sente qualche parola che sa di privato, di "libertà di scelta per le famiglie", di togliere agli insegnanti la scelta dei libri di testo. Tra loro c'è una coppia di dirigenti di uan scuola privata di Bergamo, tutto compreso, dalle elementari al liceo. La signora, riccioluta e vestita di verdi paillettes, reagisce in modo pavloviano: applausi scomposti per i suoi, scuotimento di ricci e mugugni quando Angela Nava dei genitori democratici parla di "scuola pubblica come terreno della contaminazione culturale" o di "crescita attraverso le differenze". La spalleggiano anche i "Moratti boys", i ragazzi della Casa della libertà. Tutti vestiti come Elio Vito e pronti a fischiare quando qualcuno osa sussurrare il nome di Luigi Berlinguer.
Poi, alle 5 di pomeriggio, arriva il turno degli studenti. E cinque uomini del servizio d'ordine si avvicinano per controllare lo spazio intorno ai ragazzi. "Stamattina, quando parlava il ministro, ci invitavano sul palco. Adesso che tocca a noi ci marcano stretto" sussurra un ragazzo. Sul palco parla Giovanni Ricco dell'Uds: "Questi Stati generali sono illegittimi" Applausi dei ragazzi. Malumori della claque morattiana. Giovanni va avanti: "Questa è una democrazia simulata, una democrazia televisiva, una televendita del nostro futuro. Il documento Bertagna disegna una scuola pubblica in ritirata che lascia tutto al mercato. Una scuola e una società autoritarie: con un'èlite che studia e decide, mentre gli altri non hanno gli strumenti necessari per essere critici e liberi". Standing ovation di molti ragazzi delle consulte. Fischi dalla claque. Poi parla Giorgia Meloni, di Azione studentesca, vicina ad An. "Oggi assistiamo a una pagina buia del movimento studentesco. La sinistra utilizza la rabbia giovanile per preservarsi". Qualcuno grida la sua disapprovazione, la claque applaude all'impazzata.
Poi arriva Simone Paini, di Alternativa studentesca, vicino a Forza Italia. Che parla come una brutta imitazione di Berlusconi: "La protesta nasce dalla disinformazine dei media: se i ragazzi conoscessero la riforma sarebbero d'accordo. Continui così, andiamo avanti signor ministro". "Buffone" gli grida qualcuno. Poi tocca a Mattia Stella, presidente della consulta di Roma. Che presenta un documento firnato da 60 presidenti delle consulte, contrario al documento Bertagna. "L'istruzione non migliora togliendo l'aggettivo pubblica" dice guardando il ministro negli occhi. E poi attacca, con la voce che quasi trema: "Il ministro dovrebbe promuovere nelle scuole la cultura della legalità: non si può con-vi-ve-re con la mafia". Molti studenti applaudono, la claque rumoreggia. Ormai il clima è surriscaldato. Claudio di Massa Carrara denuncia il furto, durante la pausa pranzo, di tutte le copie del documento contrario al ministro. Gli stidenti escono dalla sala, le voci si alzano, volano insulti e spintoni, accuse reciproche. I piccoli Elio Vito incalzano: "Avete sfasciato Genova". Poi torna una calma apparente. Si annunciano riunioni per la notte. Per decidere se abbandonare definitivamente la televendita


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