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Unità: La Gelmini: la scuola? Ora è ammortizzatore sociale

La prima uscita pubblica del nuovo ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini era molto attesa.

10/06/2008
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l'Unità

Massimo Franchi

La prima uscita pubblica del nuovo ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini era molto attesa. E lei, da brava secchione come i colleghi di Forza Italia l'hanno sempre definita, si è preparata con scrupolo alla prova della commissione Cultura alla Camera. Il programma di governo in fatto di scuola viene così infarcito da citazioni del Papa, del Presidente della Repubblica e, per mettere in difficoltà l'opposizione, addirittura di Gramsci e del programma del Pd.
«La scuola? Un enorme ammortizzatore sociale» La sostanza però è un ritorno alla nefasta epoca morattiana, rivista leggermente in salsa moderata. E così rifanno capolino le celeberrime tre "i" berlusconiane (impresa, inglese, internet) con l'italiano a fare da quarta per dare un senso di nuovo e antico allo stesso tempo. «La "patente delle tre i", indispensabile a percorrere le strade del terzo millennio non può essere presa a discapito della quarta "i": quella di Italiano, termine con cui ricomprendo l'antico trinomio leggere, scrivere e far di conto», massima cara e citatissima dal suo predecessore Beppe Fioroni.

Il passaggio che rende meglio l'idea su quello che attende studenti e professori nei prossimi anni è però nella frase: «La scuola ha smesso di essere un servizio ai cittadini e alla Nazione, per diventare un enorme ammortizzatore sociale». Si riferisce ai professori che per lei sono troppi e rubano lo stipendio, alla faccia delle migliaia e migliaia di precari che da venti anni girano da una scuola all'altra e reggono in piedi la baracca.

La Gelmini cerca poi di ingraziarsi gli insegnanti (almeno quelli a tempo indeterminato) ricordando un dato arci-noto, quello dello stipendio di molto inferiore alla media Ocse. «Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse». Ma subito dopo ha comunque ribadito: «Abbiamo troppi dipendenti e poco pagati, con una carriera pressochè piatta. se lo stato dà poco non potrà che chiedere poco, spirale di frustrazione inarrestabile». Per questo, secondo il ministro, bisogna rivalutare il ruolo dei docenti «a partire dal pieno riconoscimento del loro status».

«Rivoluzione culturale» Mancava Mao tra i marxisti o presunti tali e la Gelmini non lo dimentica arrivando a preconizzare un'altra rivoluzione culturale. «Non sarà semplice, non sarà immediato - ha detto - ma io voglio dare il mio contributo per spargere i "semi del merito". Germoglieranno ne sono sicura, l'Italia è pronta. Il programma del Pd sulla scuola - cita il ministro - dice "è necessaria una vera e propria carriera professionale degli insegnanti che valorizzi il merito e l'impegno" e ancora "realizzare un nuovo salto dell'autonomia degli istituti scolastici, facendo leva sulle capacità manageriali dei loro dirigenti". Sono d'accordo».

Ma autonomia è una parola che può essere tradotta in maniere divertissime. Il significato della Gelmini è molto vicino a quello di Letizia Moratti e si traduce in dirigenti (ex presidi) tramutati in manager d'azienda con libertà di assumere e licenziare a proprio piacimento. «Il sistema scolastico italiano è maturo per forme avanzate di autonomia». Per applicarle è necessario «valorizzare la governance degli istituti, dotarla di poteri e risorse adeguate. Dare agli istituti gli strumenti per operare ma pretendere da essi capacità gestionale e di programmazione degli interventi».

Sul tema delle risorse il ministro ha rilevato che «Il governo Prodi ha varato un piano triennale che noi abbiamo ereditato e rispetto al quale non possiamo che procedere nel senso di un contenimento dei costi della spesa pubblica. I conti dello Stato e la situazione economica internazionale lo impongono. Ma la scuola è una priorità non è un capitolo di bilancio qualsiasi. Da essa dipende il futuro del Paese, bisogna tenerne conto».

«Niente nuova riforma, solo modifiche» Per fortuna la Gelmini al senso del ridicolo e dunque non si spinge a promettere l'ennesima riforma, come invece fece la Moratti. Solo «modifiche legislative e solo dove è strettamente necessario: cercherò di contenere l'irresistibile tendenza burocratica a produrre montagne di regolamentazione confusa e incomprensibile, cercherò di favorire l'adozione di criteri generali e indicazioni nazionali leggibili, evitando la metastasi delle norme di dettaglio». Così si spiega la conferma della circolare Fioroni sul recupero debiti. «Cercherò soprattutto - ha sottolineato concludendo - di preservare e mettere a sistema quanto di buono fatto dai miei predecessori. Per questo motivo non ho avuto tentennamenti rispetto alla cosiddetta 'circolare Fioronì sul recupero, attraverso prove supplementari, dei debiti scolastici».

Garavaglia: giusto proseguire su linea Fioroni Dal ministro ombra dell'Istruzione Mariapia Garavaglia arriva un giudizio senza infamia e senza lode. «Spero davvero che ci sia impegno e volontà per non mettere in fibrillazione la scuola». «C'è un ampio riconoscimento degli interventi operati nella precedente legislatura. Si tratta di passare alla fase applicativa per verificare fino in fondo - aggiunge - tutta la validità. Il settore scolastico deve operare in un clima sereno, senza sentirsi minacciato da continui ripensamenti sui metodi d'insegnamento, sui programmi, sugli indirizzi e sulla gestione. Mi auguro - conclude la senatrice del Pd - che le affermazioni fatte oggi dal ministro sugli aumenti per gli stipendi degli insegnanti siano seguite da fatti, anche se, guardando ai primi provvedimenti dell'esecutivo, non mi sembra affatto che si vada in quella direzione. La speranza è però che, a partire dal Dpef, ci sia un cambio di rotta su questo punto cruciale per le sorti della scuola in Italia».

Panini (Cgil): ci saranno tagli fortissimi Il segretario della Flc Cgil Enrico Panini è invece molto critico. «Non capisco il rapporto tra gli impegni ad aumentare gli stipendi della Gelmini e quelli presi da Tremonti. Tra decreto per la copertura dell'Ici e prossima finanziaria sappiamo che il 70 per cento dei tagli alla pubblica amministrazione sarà nella scuola con taglio agli organici e riduzioni alle stabilizzazioni dei precari già previste». Sulla definizione di scuola odierna come «enorme ammortizzatore sociale» Panini scuote la testa: «Il ministro è rimasto agli anni '70: le assunzioni di massa le faceva la Dc. La definizione non ha riscontro con la realtà: è dal 1989 che la scuola ogni anno subisce costantemente restrizioni di spesa e di organici. Al ministro hanno risposto il governatore Draghi e il presidente di Confindustria Marcegaglia che parlano di enorme spreco di intelligenze, altro che enorme ammortizzatore sociale».