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Unità-Il terremoto e i suoi complici

2002 Il terremoto e i suoi complici di Antonio Padellaro Che disgraziato paese è un paese che non sa nemmeno proteggere i propri figli? Dov'è Dio?, ha chiesto un giornalista a un prete, pensan...

02/11/2002
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l'Unità

2002
Il terremoto e i suoi complici
di Antonio Padellaro

Che disgraziato paese è un paese che non sa nemmeno proteggere i propri figli? Dov'è Dio?, ha chiesto un giornalista a un prete, pensando ai corpi dei 26 bambini allineati nel palazzetto dello sport di San Giuliano di Puglia. Non è Dio che fa l'ingegnere e i calcoli del cemento, ha risposto il prete indicando il cratere dove giovedì, alle 11,32, sorgeva la scuola Francesco Jovine. Cerchiamo di capirci. Non intendiamo fare "polemiche", nel senso della "polemica" intesa come inevitabile strascico retorico di ogni disgrazia e catastrofe, categoria fissa ma innocua del giornalistese televisivo (le "polemiche" che "non mancano", che "già si fanno sentire", che poi invariabilmente "rientrano", come bavose lumache nel guscio). No, chiedersi in che razza di paese viviamo, e cosa hanno fatto gli uomini responsabili di questo paese (non Dio) per impedire la più straziante delle visioni, è l'immediato riflesso di quei sentimenti primordiali che chiamiamo istinto protettivo, legge naturale, conservazione della specie. Esigenze primarie a difesa delle quali l'uomo si è dato una legge e un'organizzazione sociale. Mettiamola così: noi genitori affidiamo i nostri piccoli a te che sei lo Stato, per garantire loro un'istruzione; e tu fai in modo di restituirceli sani e salvi alla fine della giornata. Per definizione, la scuola dovrebbe essere l'edificio pubblico più solido, più robusto, più sicuro. Il castello fortificato che tiene lontane le eterne angoscie materne e paterne. Vediamo cosa hanno combinato i castellani.
Bastava una telefonata. Ansa, Roma, 31 ottobre, ore 7,16 (quattro ore prima della tragedia). "Una scossa di terremoto di magnitudo 3,5 (equivalente al quarto-quinto grado della scala Mercalli) si è verificata nelle notte nella provincia di Campobasso. L'evento, informa la sala operativa della Protezione Civile è stato registrato alle 3,27. Le località prossime all'epicentro sono Colletorto, Montelongo e San Giuliano di Puglia". Si presume che con lo stesso telefono che ha dettato all'Ansa il comunicato, considerando evidentemente la scossa fuori della norma, la Protezione Civile abbia chiamato i sindaci di Colletorto, Montelongo e San Giuliano di Puglia e abbia detto loro: considerata la particolare intensità del sisma è meglio che per le prossime ore gli edifici pubblici restino chiusi, a cominciare naturalmente dalla scuole. C'è stata questa telefonata? Dobbiamo pensare di no, visto il comportamento del sindaco di San Giuliano, Antonio Borrelli, che sotto le macerie ha perso la figlia Antonella.
Cemento. La scuola Francesco Jovine era in cemento armato. Ieri, su queste colonne, Vittorio Emiliani, ha citato una frase del Libro Bianco 'Un Paese spaesato' opera del geologo Roberto De Marco, già direttore del Servizio Sismico Nazionale, cacciato nelle recente epurazione system del ministro Frattini. Ha scritto De Marco che il cemento armato collassa in un minor numero di casi rispetto alla muratura, ma quando ciò avviene non lascia scampo. Se poi non è progettato con criteri antisismici, questo materiale non protegge dalle scosse più forti: regge lo scheletro del fabbricato, ma il resto precipita al suo interno. Le immagini dell'area della scuola, completamente azzerata, dimostrano che quel cemento si è sbriciolato come farina. Non un tramezzo, non una colonna è rimasto in piedi. Le voci del paese ci dicono altro: "La scuola doveva crollare: era inevitabile. I solai, vecchi e realizzati con argilla e cemento. I ferri, neppure zigrinati come dovrebbero essere. Lisci piuttosto. Ecco perché il palazzo alto un piano si è chiuso come si chiude un libro" (La Repubblica). Ascoltiamo adesso i vigili del fuoco. Il vecchio edificio, del 1953, era stato costruito su una struttura di mattoni forati. Quando, un paio di anni fa sono state aggiunte due aule al piano superiore, per fare la copertura e rinforzare i solai è stato usato il cemento. Che ha insistito pesantemente sui foratini,cosicché alla prima scossa è venuto giù tutto.
Anche qui le domande "primarie" sono tante. Che fine ha fatto la legge n. 46 per la messa in sicurezza delle scuole, approvata nel 1990? Perché la sua applicazione è stata fatta slittare fino al 2004? Vale anche il ragionamento opposto. Nel paese delle sanatorie e dei condoni edilizi, dove l'abusivismo è legge ( e la legge un concetto abusivo) perché mai qualcuno avrebbe dovuto applicare una normativa complicata e costosa? Chissenefrega se gli edifici scolastici sono fatiscenti. Senza scale e uscite di sicurezza. Senza piani di evacuazione. Senza certificati di agibilità statica e igienico sanitaria. Senza prevenzione antincendi. Quanto alla scuola Jovine, bisognerà pure sapere chi ha firmato il progetto di ristrutturazione. Quale impresa ha realizzato i lavori. Quale ufficio del Genio Civile li ha approvati.
C'era da ridere, e da piangere, ad ascoltare il Giorgino del Tg1, che ieri pomeriggio citando non si sa bene quale illustre autorità, annunciava che la scuola aveva tutti i timbri in regola, e dunque era crollata per volere divino. Si mettano pure l'anima in pace tutti i frenatori in servizio permanente effettivo. I complici del terremoto non se la caveranno tanto facilmente. C'è chi dovrà spiegare il mistero della zona sismica che sismica non è. Perché Larino è sede di terremoto, mentre San Giuliano, che dista solo trenta chilometri, no? Perché l'intero Molise è considerato ad alto rischio sismico, mentre San Giuliano no? A causa di quali turpi e miserabili interessi economici (nelle aree del terremoto costruire costa ovviamente di più) si è proceduto alla sbianchettatura dei comuni a rischio? Alle mamme che adesso vegliano 26 piccole bare bianche, non basterà certo qualche frase di circostanza o qualche telegramma pietoso sul "crudele evento naturale". Bisogna dirlo: l'altra notte, Berlusconi ha avuto davvero un bel fegato a farsi vedere.
Una nota, infine, per coloro che domani diranno che non si fa polemica (e non si fa politica) sui morti, che è un esercizio facile e lugubre. No, si chiama denuncia. Vuol dire pensare alla salvezza dei bambini che lunedì torneranno a scuola in migliaia di edifici che potrebbero essere, come la 'Jovine', trappole mortali. Quanti giornali e tv locali, quanti sindaci di ogni parte politica vorranno impegnarsi in una denuncia-prevenzione per la salvezza di tante vite in un paese che è quasi tutto a rischio sismico?


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