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Unità: Cancellare la legge 30

Epifani: il nuovo governo avvii la lotta alla precarietà, con un’altra riforma

13/04/2006
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

CONFERME La precarietà va combattuta, la legge 30 non può essere «ritoccata», serve una nuova riforma. C’è questo in cima alle priorità per il nuovo governo messe nero su bianco dal direttivo Cgil riunito ieri per la prima volta dopo il congresso di Rimini. C’è la centralità del lavoro, lo sviluppo, la difesa e l’incremento dei redditi da lavoro e pensioni, una redistribuzione più equa già al centro della proposta del «patto fiscale». È l’agenda di «inizio legislatura» per il sindacato di Guglielmo Epifani nonostante la nuova maggioranza parlamentare sia oggettivamente «esile». «Potrà incontrare dei problemi - riconosce il segretario - ma una maggioranza c’è anche se ristretta e ha la responsabilità di formare un governo di legislatura, di alto profilo». No dunque a governi tecnici di sorta e neanche a una grosse koalition alla tedesca. L’esecutivo dell’Unione deve realizzare il suo programma.
L’agenda tratteggiata dal parlamentino della Cgil nel documento approvato all’unanimità ricalca la lettera che più di un anno fa la segreteria confederale inviò a Romano Prodi oltre che le conclusioni del congresso. A cominciare proprio dalla battaglia contro la precarietà e il superamento della legge 30 su cui già si è innescata una polemica con il prossimo segretario della Cisl. «Non vogliamo nessun ritocco alla legge 30, vogliamo una nuova legge», ha spiegato Epifani «ed è chiaro che nel momento in cui cancelli quello che c’è devi mettere un pieno. Devi buttare giù e allo stesso tempo ricostruire». Il lavoro a tempo indeterminato sia la regola e non l’eccezione, l’accesso al lavoro abbia un forte contenuto formativo. La precarietà si combatte «cambiando mentalità», «chiediamo - continua il leader della Cgil - che l’esecutivo assuma questa costante, in tutti i suoi passi». Livida la replica del sottosegretario (ancora per poco) Maurizio Sacconi: «La controriforma non passerebbe al Senato». Rassicura invece il sindacato di Corso d’Italia la parlamnetare diessina Gloria Buffo: «La legge 30 va superata, non migliorata, è scritto nel programma dell’Unione».
La Cgil ha già avviato contatti con Cisl e Uil e pare ce ne sia bisogno. Raffaele Bonanni, futuro leader della Cisl, non solo fa già sapere di non essere d’accordo, ma rilancia sulla riforma dei contratti, un nodo che da anni e non da mesi Cgil, Cisl e Uil non riescono a sciogliere. «Non è con nuove leggi che si affrontano i problemi del mercato del lavoro. Queste materie devono tornare di competenza esclusiva delle parti sociali. Meno ci mette mano il legislatore, meglio è», afferma Bonanni. In Italia la flessibilità «è diventata sinonimo di precarietà perché mancano le tutele contrattuali e gli ammortizzatori». Significa che se il governo Berlusconi avesse rispettato il Patto per l’Italia questi problemi non ci sarebbero? Quel che è certo è che per la Cisl la legge 30 non va abolita ma migliorata. Per la Confindustria poi va solo completata con gli ammortizzatori sociali.
È evidente che le confederazioni dovranno approfondire. Anche sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo, proposta centrale del programma di Prodi, e sulla riforma contrattuale. Solo dopo, su questi argomenti per Epifani si può riprendere il confronto con le imprese. «Abbiamo tempo per elaborare richieste comuni - confida Epifani -. Per la fiducia al nuovo governo si profila un periodo abbastanza lungo».


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