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Unità-Art. 18, governo conferma modifiche. Tutti i sindacati verso lo sciopero

Art. 18, governo conferma modifiche. Tutti i sindacati verso lo sciopero di Red. L'articolo 10 della delega sul lavoro non cambia, comprese le modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavora...

14/03/2002
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l'Unità

Art. 18, governo conferma modifiche. Tutti i sindacati verso lo sciopero
di Red.

L'articolo 10 della delega sul lavoro non cambia, comprese le modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sui licenziamenti senza giusta causa. Ed esce di scena anche il progetto di inserire nel provvedimento una delega per lo "Statuto dei lavori". I tecnici del ministero del Welfare stanno lavorando alle ultime limature prima che il ministro Roberto Maroni presenti giovedì la proposta definitiva al Consiglio dei ministri: ma - a quanto si apprende - si tratterebbe solo di piccoli aggiustamenti, niente di più. La sospensione dell'articolo 18 per quattro anni - secondo quanto si apprende - sarà confermata in tre casi: per i lavoratori che emergono dal nero; per i nuovi assunti da un'azienda che così raggiunge i 15 dipendenti (sembra scomparsa l'ipotesi di innalzare tale soglia a 19 dipendenti); per i lavoratori il cui contratto a termine viene trasformato in contratto a tempo indeterminato. Quest'ultima norma (ed è questa l'unica novità rispetto al testo originario dell'articolo 10 della delega) sarà però applicata solo per i lavoratori del Mezzogiorno. Novità che il leader della Cgil Cofferati ha così bollato: "Dalle gabbie salariali siamo arrivati alle gabbie dei diritti".

Tra governo e i sindacati è ormai rottura. Di fronte alla decisione del Governo di non tornare indietro sull'articolo 18, lo scontro sociale appare ormai inevitabile. Probabile un riavvicinamento tra Cgil, Cisl e Uil; e l'ipotesi di uno sciopero generale unitario è a questo punto possibile. Il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, ha inviato una lettera ai leader di Cgil e Cisl, invitandoli a incontrasi entro il 19 marzo per decidere iniziative comuni. Sia Sergio Cofferati che Savino Pezzotta hanno risposto di sì. All'inizio della prossima settimana, quindi, potrebbe svolgersi una segreteria unitaria: e in quella sede Angeletti proporrà a Cgil e Cisl di proclamare uno sciopero generale entro la fine di aprile. Dalla Cisl, intanto, parole di fuoco verso il Governo, ma anche l'ultimo, estremo tentativo di riaprire uno spiraglio di dialogo: "È il Governo che ha interrotto la trattativa e ha deciso unilateralmente di agire in contrasto anche con noi", ha affermato il leader della Cisl Pezzotta che si è detto pronto a decidere lo sciopero generale se domani al consiglio dei ministri saranno decise le modifiche all'articolo 18, ma che non sarà in piazza con la Cgil. Ma per il segretario confederale, Raffarele Bonanni, "se il Governo vuole dimostrare equilibrio e responsabilità deve utilizzare gli scampoli di tempo che restano prima di portare in consiglio dei ministri la nuova proposta. Ci sono ancora i margini per farlo". Tramonta infine l'ipotesi di inserire nella delega ogni riferimento allo Statuto dei lavori. Tuttavia i 'centristi' della Casa delle libertà avrebbero messo a punto una proposta da avanzare domani in Consiglio dei ministri: inserire nel provvedimento una norma che preveda due anni per il varo dello Statuto dei lavori. Un nuovo statuto che quindi andrebbe
a sostituire quello dei lavoratori con l'obiettivo di estendere tutele e diritti a chi oggi non li ha.

"Lo sciopero generale a questo punto è inevitabile", ma "dobbiamo mettere nel conto che sarà un clima sociale conflittuale, un conflitto molto diffuso e molto più lungo di una semplice giornata di mobilitazione". Lo afferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, il quale, conversando con i giornalisti a margine di un convegno sul lavoro promosso dalla sua organizzazione, ha osservato che "il passettino indietro del Governo sull'art. 18 è una finta". "Il Governo si è schierato - aggiunge Angeletti - dalla parte della Confindustria e cercano di convincere gli italiani che se rendono più facili i licenziamenti sarà più facile assumere". "Nessuno risponde - continua Angeletti - a questa osservazione: in trenta province italiane non c'è disoccupazione, malgrado l'art. 18, nelle altre trenta del Sud c'è una grave crisi occupazionale perché le fabbriche non ci sono. Sarà molto difficile riempirle prima che si facciano. Ciò per dire che l'art. 18 e la flessibilità non c'entrano nulla. È una questione di potere. È una richiesta di aumentare il potere delle imprese sui lavoratori che noi non possiamo e non vogliamo accettare".


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