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Una storia senza la Storia

Cari studenti, una nuova materia: la Versione dei Fatti

29/04/2019
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la Repubblica

Stefano Massini

Dopo il successo della raccolta di firme ( che continua) del manifesto in difesa dell’insegnamento della Storia lanciato da Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri, abbiamo chiesto a uno dei migliori scrittori italiani di immaginare una pièce distopica in cui non si studia più il passato. Il finale? Da brividi

Anno: 2039. Titolo del pensierino: “Una cosa che mi ha molto colpito”. Svolgimento: Se io dovessi dire una cosa che mi ha molto colpito, quella sarebbe senza dubbio la cosa che mi ha raccontato il mio papà ieri sera. Lui mi ha fatto vedere un vecchissimo libro dell’anno 2019, di quando andava a scuola e c’era ancora una materia da studiare che si chiamava Storia. In quel libro, infatti, c’erano scritte un sacco di cose successe nei secoli passati, ma la cosa più incredibile è che tutta quella roba la dovevano imparare come se fosse successa per davvero. Il loro maestro gli chiedeva: «Chi vinse la battaglia di Waterloo?», oppure «Adolf Hitler fu il responsabile della disfatta tedesca nel secondo conflitto mondiale?» e c’era una sola risposta possibile, perché gli veniva insegnato che la storia è una cosa seria. Allora ho capito che lì sta la differenza fra quel libro buffissimo e la materia nuovissima che invece oggi studiamo noi, cioè la Versione dei Fatti: il mio maestro di Versione dei Fatti ci ha sempre detto, fin dal primo giorno di scuola, che il fondamento della sua disciplina è che niente mai è accaduto sul serio, e ci sono solo versioni diverse e opposte, che vanno accettate entrambe, e ogni epoca sceglie quella che vuole. Io sono il più bravo della classe, in Versione dei Fatti, e ho avuto 9 in pagella. È la mia materia preferita. Diciamo che ho imparato il trucco: ogni volta che il maestro mi chiede per esempio: «Adolf Hitler fu il responsabile della disfatta tedesca nel secondo conflitto mondiale?» io comincio sempre la risposta con «Dipende», dopodiché aggiungo che ogni disfatta è anche un’occasione, quindi Adolf Hitler è anche il creatore della floridità tedesca degli anni a venire, e dovrebbero fargli un monumento. Il mio maestro, a questo punto, sorride di gioia, e passa a chiedermi qualcosa di ancora più difficile come «ti risulta vero che milioni di africani furono usati come schiavi nelle piantagioni americane?». Io anche qui lancio il mio «Dipende», e poi vado giù dicendo che se gli indigeni africani avessero avuto loro il potere commerciale, non ci avrebbero pensato due volte a schiavizzare i bianchi, e anzi magari lo fecero pure, solo che nessuno in Africa scrisse mai La capanna dello zio Tom in cui lo zio Tom era — che ne so? — norvegese, ragione per cui questa tiritera della schiavitù è tutta da dimostrare, e anzi i neri d’America ci hanno costruito sopra un furbo metodo per farsi compatire e scalare il successo come politici e rapper.

Insomma: se io ho 9 in pagella, è perché riesco sempre a ribaltare tutti i fatti, trovando il modo di interpretarli all’opposto. Sono talmente bravo che il maestro mi ha incaricato di aiutare il mio compagno di banco, che in pagella si è trovato un 2 in Versione dei Fatti. Si chiama Peter, e non riesce a entrargli in testa l’idea che la Storia è un concetto marcio e superato.

Peter è uno che se gli citi Gandhi, ci casca subito e ti dice: «Quello che mise in crisi il colonialismo inglese in India».

Guai a spiegargli che c’è il rovescio della medaglia, e quindi Gandhi fu il bastardo che fece morire tanti inglesi di crepacuore perché gli toglievano il Taj Mahal, e poi se l’India fosse rimasta britannica non sarebbe diventata una potenza nucleare, per cui Gandhi è uno sponsor delle armi atomiche. Ecco: io adesso ho avuto l’incarico, tutti i giorni, di studiare insieme a Peter inculcandogli in testa che i fatti del passato non valgono mai in assoluto, ma siccome la Storia non esiste, possono essere usati per dimostrare tutto ciò che vuoi, a tuo piacimento. I primi risultati li comincio a vedere. L’altro giorno gli ho chiesto: «Dimostrami che il riscaldamento climatico non è colpa degli uomini ma è volontà di Dio». Lui sul momento ci ha pensato, poi mi ha stupito: «Direi che è volontà di Dio perché cominciò quando eretici e streghe li bruciavano sul rogo, e ne bruciavano così tanti che la temperatura si alzò di vari gradi». L’ho abbracciato: bravo Peter. Peccato che dopo un attimo mi abbia guardato fisso, e quasi vergognandosi abbia sussurrato: «Ma io me lo sono inventato». Vabbè, se si impegna di più, supererà anche questo.


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