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Un piano di formazione per ogni prof: se ne faranno 750mila Ma saranno validi solo se rientrano in 9 macro aeree

Le attività formative da quest'anno da facoltative diventano obbligatorie. utile il bonus di 500 euro

11/10/2016
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ItaliaOggi

«Obbbligatoria», «permanente», «strutturale». E anche molto costosa: 1,4 miliardi di euro per il triennio 2016/19. È la nuova formazione degli insegnanti, il cui piano nazionale è stato presentato qualche giorno fa dal ministro Giannini. Come previsto dalla legge 107 il ministero vuole puntare forte sulla crescita professionale dei docenti , con l'obiettivo di migliorare i sistemi educativi. Pertanto la formazione in servizio dei docenti da quest'anni non sarà più facoltativa, ma, appunto obbligatoria, cioè un dovere di servizio per tutti gli insegnanti italiani. In sostanza i docenti non potranno più autocertificare l'aggiornamento, come spesso avveniva in passato, attraverso i cosiddetti “percorsi di autoformazione”.

Ora le competenze dovranno obbligatoriamente essere raggiunte a seguito di corsi tenuti da enti certificatori accreditati dal Miur e confluiranno nel portfolio del docente, una sorta di curriculum vitae nel quale dovranno essere inserite esperienze professionali, qualifiche, certificazioni, attività di ricerca e pubblicazioni; insomma l'intera storia formativa dell'insegnante. Appare del tutto ovvio che il portfolio sarà in linea di continuità con la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi (che al ministero chiamano, forse per pudicizia, “chiamata per competenze”); infatti questo nuovo documento diventerà lo strumento principale che i dirigenti consulteranno per procedere all'assunzione degli insegnanti dagli albi territoriali: detto in soldoni la mazzata definitiva, nel breve-medio periodo, al vecchio principio delle assunzioni sulla base dell'anzianità di servizio e dell'esperienza di lavoro nella scuola.

I piani di formazione saranno individuali –dunque ce ne saranno l'inezia di circa 750.000, tanti sono i docenti italiani- e verranno poi inseriti in altrettanti esemplari di portfolio da pubblicare in un'area riservata sul sito del Miur; la procedura dovrebbe partire da fine ottobre e c'è davvero da augurarsi che, se verrà gestita da un algoritmo, questo funzioni meglio di quello che ha provveduto alle recenti fasi dei trasferimenti. Il piano presentato dalla Giannini non è snello – sono novanta pagine fitte fitte- e neppure di chiarissima lettura.

Tuttavia alcuni elementi emergono con evidenza; il primo di questi è che la formazione sarà obbligatoria anche nei contenuti, che appaiono straordinariamente standardizzati e calati dall'alto, in barba alla proclamata autonomia delle scuole. Infatti ci si potrà formare solo su 9 macroaree: lingue straniere, competenze digitali e nuovi ambienti per l'approfondimento, alternanza scuola lavoro, autonomia didattica e organizzativa, valutazione e miglioramento, didattica per competenze e innovazione metodologica, integrazione e cittadinanza, inclusione e disabilità, prevenzione del disagio giovanile.

Di fatto insomma, i docenti dovranno formarsi esclusivamente sui temi cardine dell'impianto culturale della Buona scuola, con tanti saluti al principio della libertà di insegnamento e all'articolo 33 della Costituzione. Impressiona anche la quasi impossibilità di formarsi e aggiornarsi sugli specifici contenuti disciplinari: un corso, per esempio, di didattica della storia, sarà considerato utile ai fini del portfolio soltanto se rientrerà , in modo più o meno forzato, in una della 9 aree indicate dal Ministero, dunque nei limiti di una preconfezionata “formazione ministeriale”.

Inoltre il documento afferma con chiarezza che la formazione obbligatoria dei docenti non solo non verrà retribuita in alcun modo, essendo divenuta un obbligo di servizio, ma che gli insegnanti dovranno pagarsela da sé, già a partire dai 325 milioni di euro di costi previsti per quest'anno. Come? Presto detto: col famoso bonus di 500 euro a testa, che diventerà una carta prepagata a scalare, con la quale i docenti dovranno comprarsi i corsi presso gli enti formatori.


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