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Un anno in meno per le specializzazioni: Fazio e Gelmini lavorano al progetto

Specializzandi contrattualizzati a tempo per lavorare in corsia con compiti e responsabilità cliniche, durante gli ultimi 2 anni della scuola. Riequilibrio dei posti e delle scuole a seconda del fabbisogno delle Regioni, e taglio di un anno della durata di alcune scuole

13/07/2011
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Il Sole 24 Ore


Specializzandi contrattualizzati a tempo per lavorare in corsia con compiti e responsabilità cliniche, durante gli ultimi 2 anni della scuola. Riequilibrio dei posti e delle scuole a seconda del fabbisogno delle Regioni, e taglio di un anno della durata di alcune scuole.

 

È il piano del ministero della Salute per le scuole di specializzazione medica, anticipato sul n. 22/2011 de Il Sole-24 Ore Sanità, confermato il 20 giugno dal ministero della Salute Ferruccio Fazio, intervenuto al convegno «Rapporto Ospedale-Universita» organizzato dalla Regione Lombardia e su cui in questi giorni c'è stato l'annuncio del lavoro in atto da parte dei ministri du Salute e Istruzione.

 

Favorevoli all'accorciamento delle specializzazioni si erano già a suo tempo dichiarati Anaao, Fp Cgil medici e Fimp e ora anche il presidente FnomCeO Bianco ha condiviso la èpossibilità.

 

Già a suo tempo il ministro Fazio aveva dichiarato che l'ipotesi di revisione del percorso di studi «potrebbe andare in porto rapidamente, al massimo entro ottobre».

 

Fazio ha definito l'accorciamento «Un modo per liberare posti. Con queste misure si potrebbero aumentare le nuove leve arrivando dalle attuali 5 mila unitá «a 7.500-8.000», stima il ministro.

 

A giugno Fazio aveva già speigato che le azioni da mettere subito in campo riguardano anche il riequilibrio delle borse di studio: «Oggi sono maldistribuite - riflette Fazio - Bisognerebbe dividere le scuole tra le Regioni a seconda del fabbisogno e anche riequilibrare la distribuzione degli specializzandi a livello interregionale». Fazio è ottimista sul ricambio generazionale dei camici bianchi: «C'è chi avanza preoccupazioni per la futura carenza di laureati in medicina. Noi siamo a quota 9.500, il 30% in più rispetto al 2008. Il Piano sanitario nazionale suggerisce di attestarci su 10 mila. Dunque siamo in linea. Oggi siamo a 4,1 medici per mille abitanti in Italia, contro una media Ocse di 3,3. E anche se ci sará una diminuzione in futuro, noi dovremmo comunque riuscire a mantenerci sui livelli giusti».

 

 

 

Questo il servizio con la proposta dettagliata anticipato il 7 giugno su Il Sole-24 Ore Sanità.

 


Riduzione a 4 anni della durata delle scuole di specializzazione mediche, cambio di rotta nel sistema di finanziamento dei contratti per gli specializzandi che dovrebbero essere finanziati per un triennio dallo Stato e per il resto (due anni al massimo) con contratto di lavoro dipendente presso il Servizio sanitario regionale, accorpamento delle specializzazioni. Sono queste alcune soluzioni, in mancanza di finanziamenti aggiuntivi, all'annunciata impossibilità di garantire un numero adeguato di contratti di formazione dal 2012 in poi, che gli assessori regionali alla Sanità hanno ipotizzato in un incontro di fine maggio del coordinamento della Commissione Salute delle Regioni e del ministero della Salute sulla determinazione dei fabbisogni formativi. Il rischio annunciato è che con le previsioni del Dm 1° agosto 2005 (riassetto delle scuole di specializzazione di area sanitaria) e il previsto allungamento della durata delle scuole da 4 a 5 anni e da 5 a 6 anni per neurochirurgia, dall'anno accademico 2012-2013 manchino le risorse per i contratti di formazione. Da quell'anno infatti, secondo la previsione delle Regioni e della Salute, ci saranno circa 2.800 contratti da finanziare per un anno aggiuntivo ai quali dall'anno accademico 2013-2014 si aggiungeranno anche quelli per il sesto anno di neurochirurgia. A «invarianza dei fondi», è l'allarme, si potranno finanziare poco più di 2mila nuovi contratti dal 2013-2014: oggi lo Stato ne finanzia 5mila rispetto a un fabbisogno indicato dalle Regioni di 8.851 unità per il 2010-2011, in sostanza il 43% in meno di quelli ritenuti necessari.
La variazione dei fabbisogni. Un'attenta revisione delle Regioni del fabbisogno di specialisti basato sulle necessità territoriali (sistema formativo universitario, dinamiche demografico-occupazionali, popolazione residente-fluttuante come studenti, turisti, extracomunitari ecc., patologie di forte rilevanza) mette in evidenza una riduzione del 4,6% dei contratti per l'anno accademico 2011-2012 rispetto al precedente 2010-2011 (si veda tabella a pag. 25). Ma all'interno delle diverse specialità il calcolo si differenzia. Si hanno così alcune scuole il cui fabbisogno sarebbe in calo oltre il 20% e altre che al contrario avrebbero un fabbisogno in aumento di oltre il 20%. Tra le prime c'è medicina del lavoro, di comunità, di emergenza e urgenza, legale (con il calo maggiore del -34,5%), microbiologia e virologia, neurofisiopatologia e tossicologia medica. Tra le specialità in aumento oltre il 20% è al top chirurgia pediatrica (63,1%), seguita da chirurgia plastica e ricostruttiva, pediatria, endocrinologia e malattie del ricambio, ematologia.
La suddivisione dei contratti. Altro obiettivo - e su questo gli assessori sono al lavoro - è giungere a una metodologia di rilevazione dei fabbisogni che avvicini ogni Regione a un "punto di equilibrio" oggi distante. Infatti, se a esempio il fabbisogno formativo delle singole Regioni si parametra sulle grandezze demografiche, territori con analoghi livelli di popolazione presentano fabbisogni molto diversi. A esempio Veneto e Sicilia con circa 5 milioni di abitanti (8%) richiedono, rispettivamente, 432 (5%) e 842 unità (10%); Puglia, Piemonte ed Emilia Romagna con 4.400.000 abitanti (7%) richiedono 288 (3%), 674 (8%) e 556 unità (6%). Poi c'è il Lazio, che con il 9% della popolazione nazionale richiede il 24% del totale del fabbisogno formativo nazionale.
Differenze anche in base al fabbisogno formativo per 100mila abitanti (il rapporto percentuale tra totale del fabbisogno e totale della popolazione). Rispetto alla media nazionale di 15 unità ogni 100mila abitanti, solo il Piemonte (15) è in linea. Dodici Regioni (Puglia, Lombardia, Trento, Marche, Veneto, Liguria, Calabria, Toscana, Friuli, Emilia Romagna, Umbria, Campania) hanno un valore inferiore alla media e cinque (Sardegna, Sicilia, Valle d'Aosta, Abruzzo e Bolzano) superiore. Molise, Lazio e Basilicata hanno valori quasi doppi della media.
L'iscrizione ai corsi di laurea. Oltre al fabbisogno di specialisti, le Regioni hanno affrontato anche quello delle iscrizioni ai corsi di laurea in Medicina. Per due ragioni. La prima è la carenza annunciata di medici a partire dal 2014-2015. La seconda è che a fronte di un basso numero di iscritti e con una "mortalità" studentesca in media del 10%, alla fine del corso di laurea a esempio 2009-2010 su un totale di quasi 8.100 posti i laureati sono stati 6.709, di molto inferiore al fabbisogno di specialisti regionale indicato in quasi 8.500 contratti (si veda grafico). Per il 2010-2011 i posti disponibili per le immatricolazioni sono cresciuti del 29% (l'offerta formativa è stata di 9.527 posti su un fabbisogno richiesto di 10.160) e se il trend di mortalità si mantenesse costante il numero di laureati (8.500 circa) sarebbe appena sufficiente al fabbisogno 2011-2012 di specializzandi (8.438).
Sul versante della carenza futura di medici le Regioni confermano i dati già elaborati dalla FnomCeo: oltre la metà dei medici dipendenti dal Ssn ha tra i 50 e i 59 anni e tra i Mmg fanno parte di questa fascia d'età 30mila medici su 45mila. Prevedendo l'uscita dal lavoro a 66 anni, il saldo negativo di medici sarebbe tra il 2014 e il 2031 e la carenza 2011-2031 di circa -61mila unità. "Correggendo" il numero dei laureati secondo l'aumento già registrato, il saldo negativo si avrebbe tra il 2014 e il 2027 e la carenza 2011-2031 sarebbe di -34mila unità. Scenario un po' più soft con l'uscita a 68 anni: il saldo negativo si avrebbe con il numero attuale di laureati dal 2016 al 2033 e la carenza 2011-2031 sarebbe di -51mila unità, mentre in caso di correzione dei posti disponibili il saldo negativo si conterrebbe tra il 2018 e il 2029 e sempre nel periodo 2011-2031 la carenza sarebbe di -24mila dottori.
(da Il Sole-24 Ore Sanità n. 22/2011

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