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Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola. La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per insegnanti, genitori e studenti. https://www.tuttoscuola.com **************...

14/03/2003
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Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.

https://www.tuttoscuola.com

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N. 94, 14 marzo 2003

Speciale Riforma Moratti

SOMMARIO

1. Riforma: il cammino a ostacoli che attende il ministro Moratti
2. L'agenda della riforma/1: un piano finanziario entro 90 giorni
3. L'agenda della riforma/2: le norme attuative da mettere in fila
4. La prima tappa a settembre per un milione di alunni
5. Prima di tutto gli anticipi/1: nella primaria per 89 mila bambini
6. Prima di tutto gli anticipi/2: nella scuola dell'infanzia per 91
mila bambini
7. Obbligo scolastico: s'accorcia o si allunga?
8. Istruzione e formazione professionale: un matrimonio difficile

1. Riforma: il cammino a ostacoli che attende il ministro Moratti

Ora c'e' la legge. Manca la riforma. La concessione della delega al
ministro da parte del Parlamento e' solo l'inizio di un percorso che
durera' alcuni anni, e che rischia di incontrare ostacoli a ogni
curva. Capito' anche all'Ulivo che, dopo un lungo e travagliato iter
parlamentare, varo' la riforma dei cicli, ma non riusci', in un anno e
mezzo, a farla decollare.
Per il ministro Moratti questo e' forse il momento piu' difficile:
tradurre in norme di attuazione la riforma e farla camminare
effettivamente non e' cosa di poco conto. Ma il conto alla rovescia e'
cominciato: si dovrebbe partire gia' dal prossimo settembre con la
scuola dell'infanzia e i primi due anni dell'elementare. Tra meno di
180 giorni quindi la nuova scuola dovrebbe essere realta' per oltre un
milione di alunni, 100 mila docenti, in circa 8 mila scuole.
Quali le tappe per arrivare all'operativita' della legge?
Sono almeno due i percorsi da battere: il piano finanziario (con ben
11 aree di intervento) e le norme attuative (decreti legislativi,
regolamenti di attuazione e decreti ministeriali). Il perfezionamento
delle norme richiede autorizzazioni e pareri da ottenere da parte di
vari soggetti istituzionali (Conferenza unificata Stato-Regioni,
Consiglio dei Ministri, Consiglio nazionale della pubblica istruzione,
Commissioni parlamentari, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, etc).
Vediamo in dettaglio l'agenda della riforma e le possibili insidie che
il ministero dovra' fronteggiare. Tenendo presente che la legge
approvata e' di principio e le norme attuative della delega devono
costruire l'"architettura" del nuovo sistema di istruzione e
formazione. La parte tecnica relativa ai contenuti, ai nuovi
curricoli, ai nuovi orari di lezione, al portfolio, ai laboratori,
etc, rappresentera' invece un ulteriore fronte di intervento, sul
quale il ministero dell'istruzione ha gia' diffuso dei documenti (le
"indicazioni nazionali" per la scuola dell'infanzia, primaria e
secondaria di I grado). La partita insomma e' solo alle prime battute,
e molti sono i nodi ancora da sciogliere.

2. L'agenda della riforma/1: un piano finanziario entro 90 giorni

Il piano programmatico finanziario va predisposto entro 90 giorni
dall'entrata in vigore della legge, e, dopo aver acquisito l'intesa
con la Conferenza unificata Stato-Regioni (e non sara' un passaggio
facile), deve essere approvato in Consiglio dei Ministri (anche questo
un passaggio per nulla formale, si ricordi quanto accaduto
quest'estate per la sperimentazione nella scuola dell'infanzia ed
elementare). Agli oneri quantificati nel piano programmatico si
provvedera' "compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica,
mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge
finanziaria" (art. 7 c. 6). Occorreranno parecchi milioni di euro, da
impegnare in un arco almeno quinquennale, per dare attuazione ad ogni
aspetto della riforma attraverso successive leggi di finanziamento.
Poiche' la manovra 2003 non contiene alcun stanziamento, non e'
difficile prevedere che aspetti significativi potranno essere attuati
solo dall'anno scolastico 2004-2005.
Ma quante sono le aree di intervento per nuovi finanziamenti che
derivano dalla legge? Almeno 11. Eccole:

Piano programmatico di interventi finanziari per
- la riforma degli ordinamenti e degli interventi connessi con la loro
attuazione
- lo sviluppo e la valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni
scolastiche
- l'istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema
scolastico
- lo sviluppo delle tecnologie multimediali e della alfabetizzazione
nelle tecnologie informatiche
- lo sviluppo dell'attivita' motoria e delle competenze
ludico-sportive degli studenti
- la valorizzazione professionale del personale docente;
- le iniziative di formazione iniziale e continua del personale;
- il concorso al rimborso delle spese di autoaggiornamento sostenute
dai docenti
- la valorizzazione professionale del personale ATA)
- gli interventi di orientamento contro la dispersione scolastica
- gli interventi per lo sviluppo dell'istruzione e formazione tecnica
superiore
- gli interventi per l'educazione degli adulti
- gli interventi di adeguamento delle strutture di edilizia
scolastica.

3. L'agenda della riforma/2: le norme attuative da mettere in fila

Contemporaneamente al piano finanziario dovranno essere predisposti
anche i decreti legislativi per far partire la riforma a settembre
(prime due classi della primaria). Dovranno essere sentiti il
Consiglio nazionale della pubblica istruzione, la Conferenza unificata
Stato-Regioni e, infine, le Commissioni parlamentari.
Se si corre, i decreti potrebbero essere varati anch'essi prima
dell'estate.
Poi, nei mesi successivi, sara' la volta dei Regolamenti di
attuazione, dai contenuti piu' concreti e operativi, da far passare
anch'essi al vaglio consultivo degli organismi sopra richiamati, con
l'aggiunta di un passaggio al Consiglio di Stato e all'approvazione
finale della Corte dei Conti.
A seguire, infine, i decreti ministeriali di applicazione. Un iter
articolato e complesso, e con tempi difficilmente comprimibili.

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4. La prima tappa a settembre per un milione di alunni

Piu' di un milione di scolari delle prime due classi della scuola
primaria a settembre daranno il via, con ogni probabilita', alla
riforma varata definitivamente dal Senato. Questo se il ministro
Moratti riuscira' nell'intento di far approvare i provvedimenti minimi
necessari per questa partenza parziale della riforma.
Tanti sono infatti gli alunni previsti (e attesi con gli anticipi) in
prima e seconda classe della nuova scuola primaria (ex-elementare)
statale: 550 mila in prima (di cui 60-70 mila in anticipo), 500 mila
in seconda. A questi vanno aggiunti altri 60 mila di scuola paritaria.
Saranno coinvolte piu' di 53 mila classi di scuola primaria e quasi 2
mila di scuole paritarie, distribuite in circa 16.250 plessi
scolastici statali e 1.330 paritari (
https://www.tuttoscuola.com/ts_news_94-1.doc ).
Dirigenti scolastici e collegi dei docenti saranno coinvolti nel
processo graduale di riforma che, per gli aspetti
organizzativo-gestionali e di programmazione, riguardera' poco meno di
6 mila istituzioni scolastiche statali (circoli didattici e istituti
comprensivi) e meno di 2 mila paritarie. Oltre 100 mila i docenti che
si troveranno per primi ad applicare la riforma sin dal prossimo anno
scolastico.
Con la riforma c'e' anche il problema dei libri di testo da cambiare,
ma per settembre non vi sara' ancora alcun cambiamento editoriale. Gli
insegnanti nei prossimi mesi sceglieranno solamente per la classe
prima, in quanto il testo per la seconda classe restera' quello gia'
adottato lo scorso anno.
Dal 2004 le adozioni riguarderanno invece libri di nuova produzione
editoriale che saranno adottati per la prima classe (che fa vita a
se', come primo anno della primaria) e per la seconda e terza classe
(che formano il primo periodo biennale della scuola primaria).

5. Prima di tutto gli anticipi/1: nella primaria per 89 mila bambini

Nella legge di riforma l'unica norma immediatamente operativa e'
quella degli anticipi di iscrizione, mentre per tutto il resto
occorrera' attendere i decreti legislativi delegati.
Come annunciato dal ministro, verranno riaperte le iscrizioni con una
nuova circolare che, con tutta probabilita', verra' emanata non appena
la legge di riforma sara' pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Per circa 180 mila famiglie italiane che hanno figli che compiranno
l'eta' di tre o sei anni entro il 28 febbraio 2004 si apre un dilemma:
approfittare della possibilita' offerta dalla legge oppure continuare
a seguire i tempi d'iscrizione canonici (a tre anni nella materna e a
sei nella primaria)?
Degli 89 mila potenziali anticipatari per la scuola primaria, una
quota di circa 6 mila bambini scegliera' la scuola paritaria e gli
altri 83 mila la statale. Di questi ultimi un certa quota, difficile
da quantificare (10 mila? 13 mila?), e' gia' stata iscritta in barba
alle disposizioni, confidando nell'approvazione della legge. Per gli
altri 70-73 mila che restano e' l'ora della scelta.
Data l'assoluta novita' di questo istituto normativo dell'anticipo, e'
difficile prevedere il livello di adesione delle famiglie.
Probabilmente per questo primo anno potra' esserci un'adesione del
60-70% (risorse finanziarie permettendo), mentre negli anni
successivi, superata la condizione di straordinarieta', la decisione
potrebbe gradualmente rientrare nelle scelte ordinarie della famiglia
italiana.
Cio' potrebbe significare che "l'onda anomala" degli anticipi,
anziche' essere frantumata in due anni, potrebbe protrarsi per altri
due o tre anni con effetti meno dirompenti sugli organici delle
classi.
In Europa ( https://www.tuttoscuola.com/ts_news_94-2.doc ) l'Italia non
e' sola nell'anticipo, perche' l'obbligo comincia a quattro anni
nell'Irlanda del Nord, nei Paesi Bassi e in Lussemburgo, a cinque in
Inghilterra e in Scozia, a cinque anni e mezzo in Grecia. Di diversa
idea i paesi scandinavi, nei quali l'obbligo inizia tra i sei anni e
mezzo e i sette.

6. Prima di tutto gli anticipi/2: nella scuola dell'infanzia per 91
mila bambini

Nove bambini su cento trovano attualmente posto all'asilo nido. Gli
altri 91 stanno a casa, seguiti, se i genitori sono al lavoro, dalla
baby sitter, dalla nonna, da altri familiari.
Gli asili nido in Italia, pubblici e privati, secondo un'indagine di
tre anni fa, erano poco piu' di 3 mila con una potenzialita' ricettiva
di circa 130 mila posti (i bambini in eta' zero-due anni sono piu' di
un milione e mezzo). Ma sembra che l'attenzione verso questa fascia di
eta' stia crescendo: la legge finanziaria 2003 ha previsto
finanziamenti per gli asili nido, la Finanziaria 2002 un sostegno a
favore dei mini-nido in azienda, la riforma Moratti apre con cautela
le scuole dell'infanzia ai piccoli di eta' inferiore ai tre anni.
Sono circa 91 mila i bambini che compiono tre anni entro il 28
febbraio 2004 e che potrebbero sfruttare la possibilita' offerta dalla
legge di entrare anzitempo nella scuola dell'infanzia. Ma e' bene
ricordare che, a differenza dell'anticipo nella scuola primaria,
questo della scuola dell'infanzia e' sperimentale e non garantito a
tutti. Occorre, comunque, il preventivo benestare dei Comuni che
debbono fare i conti con i limiti posti alla finanza comunale dal
patto di stabilita'.
Se questo primo esperimento di anticipo funzionera', nel 2004 la
possibilita' di anticipare l'ingresso alla scuola dell'infanzia
potrebbe essere estesa ai nati a tutto il 30 aprile (circa 182 mila
bambini).
Se cio' non si verifichera', potrebbero esserci contraccolpi negativi
sugli organici della scuola dell'infanzia, in quanto il ridotto
ingresso non compenserebbe la consistente uscita di bambini che
entreranno in anticipo nella scuola primaria.

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7. Obbligo scolastico: s'accorcia o si allunga?

L'ultimo comma della legge di riforma prevede che la legge n. 9 del
1999, che aveva innalzato in via transitoria l'obbligo scolastico di
un anno (da otto a nove anni) e - a seguito dell'entrata in vigore
della legge di riforma n. 30/2000, anch'essa cancellata - fino a 10
anni, e' abrogata. Da qui l'accusa di parte dell'opposizione e di
alcuni sindacati che la riforma ha fatto un passo indietro, abbassando
l'obbligo scolastico di un anno.
Ma cosa dice il testo di legge? Dispone che l'obbligo scolastico
previsto dalla Costituzione venga ridefinito e ampliato (art. 2, comma
1, lettera c) e che il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione
abbia una durata di almeno dodici anni (art. 2, comma 1, lettera c).
Nel medesimo testo si prevede che tale dovere venga sanzionato per
legge in caso di inadempimento.
Cambia dunque la terminologia: l'"obbligo" viene definito
"diritto-dovere". Cambia anche la durata: gli attuali nove anni
diventeranno gradualmente dodici.
Il nuovo itinerario scolastico e formativo si snodera' inizialmente
nel sistema d'istruzione (primo ciclo, fino alla terza media), e poi
nel secondo ciclo con la scelta di proseguire nel sistema d'istruzione
di uno degli otto licei previsti oppure nell'istruzione e formazione
professionale regionale. Totale almeno dodici anni, con uscita dal
diritto-dovere a 18 anni o con il conseguimento di una qualifica
professionale.
E' fondata pero' la preoccupazione che, se i decreti legislativi non
dovessero sanare subito il vuoto delle leggi abrogate, si potrebbe
determinare un ritorno all'obbligo scolastico di soli 8 anni, per lo
meno nel prossimo anno scolastico.

8. Istruzione e formazione professionale: un matrimonio difficile

Uno degli aspetti dirompenti della riforma e' certamente quello del
nuovo sistema di istruzione e formazione professionale, seconda gamba
del ciclo superiore del sistema educativo nazionale.
Il drastico cambiamento, prima ancora che effetto della riforma
Moratti, e' conseguenza della modifica costituzionale dell'art. 117
votata dal precedente Parlamento e confermata dal referendum popolare
dell'ottobre 2001.
Gli attuali istituti professionali statali dovrebbero passare nel
nuovo sistema di istruzione e formazione professionale di competenza
regionale.
Attualmente i professionali statali accolgono quasi un quarto
dell'intera popolazione studentesca delle superiori: 560 mila
studenti, distribuiti in 480 istituti, differenziati in almeno 14
indirizzi.
Vi insegnano 54.772 docenti statali che, in mancanza di garanzie sulla
conservazione delle attuali condizioni di stato giuridico, avrebbero
gia' la valigia pronta per passare sul treno nazionale dei licei e non
passare alle dipendenze delle Regioni.
Nelle grandi manovre in corso per definire il sistema dei licei,
sembra esserci la voglia di recuperare nel liceo tecnologico e in
quello economico molto "patrimonio di famiglia" (cioe' gran parte
dell'istruzione professionale e di quella tecnica).
Nel nuovo sistema regionale dovrebbe entrare anche la formazione
professionale, gia' di livello regionale e a gestione mista (se ne
occupano piu' di 14 tipologie di enti) che accoglie annualmente, per
la formazione professionale di base, circa 108 mila ragazzi che escono
dalla scuola dell'obbligo.
Portare a sistema la nuova istruzione e formazione professionale sara'
difficile e complesso, a cominciare dalla necessaria trattativa che lo
Stato dovra' avviare con le Regioni, alcune delle quali (come
l'Emilia-Romagna) hanno gia' alzato il tiro in materia, ad esempio, di
diritto-dovere dei ragazzi (l'ex-obbligo) che dovrebbe trovare
adempimento in questo secondo canale.
Si tratta di una questione cruciale, perche' l'ipotizzata possibilita'
di cambiare indirizzo e di consentire i passaggi dal sistema dei licei
al sistema dell'istruzione e della formazione professionale e
viceversa potra' essere rispettata solo se i due sistemi avranno una
pari dignita' di contenuto.

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