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“Troppe incertezze su sede e materia meglio rinunciare”

Scelta cieca. Non c’era la garanzia che avrei insegnato quello che volevo

15/08/2015
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la Repubblica
Serena Nicotra è una professoressa precaria di arte e immagine alle scuole medie. Ha 37 anni, si è laureata all’Accademia delle Belle arti dopo il liceo artistico e da sette stagioni insegna in regime di supplenze annuali nella provincia di Genova.
Perché non ha fatto domanda per diventare un’assunta a tempo indeterminato?
«Perché il ministero dell’Istruzione è stato confuso fin dall’inizio».
Si spieghi.
«Ho un compagno, ma non ho figli, quindi non mi precludo la possibilità di lasciare la provincia di Genova. Vorrei sapere, però, per andare a fare che cosa. Posti disponibili per storia dell’arte non ce ne sono, così sarei finita nel gran minestrone del potenziamento, le nuove materie. Oltre a non sapere dove avrei insegnato, quando avrei iniziato a insegnare, non avrei neppure saputo cosa sarei andata a insegnare. Anche i tempi e i modi del rientro sono ambigui. Non volevo inoltrare una richiesta al buio, meglio rinunciare».
Il potenziamento servirà ai ragazzi: nuove discipline, altre insegnate con più frequenza.
«Come faccio a muovermi di fronte a una richiesta così fumosa? A febbraio prenderò una nuova specializzazione nel sostegno e non posso buttare via tutto. Magari scendendo di grado: dalle medie alle scuole elementari».
Il ministero dell’Istruzione sostiene che la gran parte dei docenti insegnerà nelle prime province indicate.
«Non mi posso fidare di chi ha dato questa indicazione un giorno prima della chiusura della presentazione delle domande. Le faccio un esempio: in 16 giorni le risposte fisse, le Faq, sono state continuamente modificate. Inaccettabile».
L’ultimo suo stipendio da precaria?
«Milletrecento euro. Se mi chiamavano in un posto dove dovevo pagarmi l’affitto e i rientri a casa avrei sofferto. Non ho figli, ma ho genitori non più giovani. Anche questo conta».

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