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Tre passi per rilanciare la ricerca e l'università

M.Chiara Carrozza

26/02/2014
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l'Unità

Ci sono tre passi fondamentali da compiere per il rilancio della ricerca e del sistema paese. Primo passo: il Programma nazionale della ricerca. Può un paese moderno, che si appresta ad assumere un ruolo importante come la presidenza del Consiglio dell'Unione europea, non avere una politica chiara per la promozione della ricerca e dell'innovazione? Penso che questa domanda abbia una riposta ovvia: non ce lo possiamo permettere. Per questo motivo in questi mesi abbiamo predisposto un Programma nazionale della ricerca innovativo nei contenuti che sono in linea con il Programma europeo Horizon2020 e nel metodo con cui è stato progettato: attraverso una forte interlocuzione con il mondo della ricerca pubblica e industriale e con tutti i soggetti interessati. Per la prima volta il Programma, che è il risultato di un grande impegno di ascolto, coordinamento e internazionalizzazione, è stato presentato in Consiglio dei ministri, a testimonianza di un sostanziale cambio di rotta rispetto alle politiche degli ultimi anni. L'obiettivo è di rimettere il sistema della ricerca al centro dei meccanismi di creazione di ricchezza culturale, sociale ed economica del Paese. Il Programma, che attende un'adozione definitiva, disegna linee e interventi che vanno a incidere sulla carriera scientifica e accademica delle persone, sui progetti e sulle idee, e sulle infrastrutture di ricerca intese come autostrade sulle quali si forma e matura il progresso culturale e lo sviluppo economico. Il Programma nazionale della ricerca punta ad avviare, infatti, grandi progetti nazionali di innovazione, per creare nuova occupazione e favorire la crescita dell'autonomia dei nostri ricercatori. Questo all'interno di una cornice Paese, cioè con un'unica idea di Italia coesa che crede e costruisce le basi del suo futuro. Secondo passo: il Senato delle competenze. L'occasione delle riforme istituzionali deve riportare l'attenzione sulla ricerca e sulla sua centralità per dare fondamento e basi razionali alle decisioni politiche. La riforma del Senato potrebbe dunque prevedere la presenza delle competenze che sono in grado di portare esponenti del mondo della ricerca, della scienza e della cultura. Il Senato delle competenze sarebbe così un interlocutore qualificato della Camera e del governo. Il terzo passo da compiere è la riorganizzazione del sistema nazionale della ricerca. Credo che il Paese abbia bisogno di una revisione profonda del sistema della ricerca pubblica: sono convinta che gli enti di ricerca debbano uscire dai ministeri ed essere organizzati in modo indipendente, sotto la programmazione e il controllo di un'agenzia snella e autonoma che risponda alla presidenza del Consiglio. Questo permetterebbe una razionalizzazione degli enti e del loro budget seguendo le priorità nazionali decise dall'esecutivo e approvate in Parlamento in modo chiaro e lineare. Abbiamo bisogno inoltre di rinnovare la categoria dei funzionari ministeriali in questo ambito. Non possono essere solo amministrativi, ma le competenze andrebbero arricchite con un numero limitato di dottori di ricerca specializzati e formati come «project officer» europei al servizio in una agenzia di ricerca italiana destinata alla programmazione, al finanziamento e alla gestione della ricerca.


 


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