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Tra vent’anni un impiego su due toccherà ai robot La sfida? Adattarsi

McKinsey: il cambiamento avverrà al più presto nel 2035, al più tardi nel 2075. Agli automi i compiti fisici, ripetitivi, di raccolta e analisi dati. Ma sparirà solo il 5% delle professioni

17/01/2017
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la Repubblica

ALESSANDRO LONGO

McKinsey: il cambiamento avverrà al più presto nel 2035, al più tardi nel 2075. Agli automi i compiti fisici, ripetitivi, di raccolta e analisi dati. Ma sparirà solo il 5% delle professioni

IROBOT svolgeranno un’attività lavorativa su due nel mondo, nel medio lungo-periodo: un termine che al più presto potrebbe essere il 2035 e al più tardi il 2075. A svanire così saranno 15,8 miliardi di dollari in stipendi e 1,1 miliardi di lavoratori. Solo nei 5 principali Paesi europei (Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) a essere colpiti saranno 54 milioni di lavoratori a tempo pieno e 1,7 miliardi di dollari in stipendi.

Ed è una previsione perfino ottimistica questa contenuta in un rapporto appena pubblicato da McKinsey, società internazionale di consulenza. Altre stime sono state ben più drammatiche. Questo rapporto - su oltre duemila attività lavorative, di 800 settori produttivi - non è allarmistico e analizza nel dettaglio quali professioni saranno interessate. Ad essere colpite saranno soprattutto due categorie di impieghi: quelli fisici ripetitivi e strutturati (tipicamente in fabbrica) e quelli basati su raccolta e analisi dati. Le macchine sono diventate più brave degli esseri umani: più veloci, più precise, più affidabili.

Saranno invece meno automatizzate le professioni creative, quelle che richiedono stretto contatto con altre persone (clienti, pazienti…) e quelle manageriali di alto livello.

Tutto questo avverrà in un orizzonte temporale ampio perché, spiegano i ricercatori, il cambiamento dipende da numerosi fattori: l’andamento dell’economia, le politiche degli Stati, il costo delle tecnologie e via di questo passo. Certo è che l’impatto socio-economico sarà inevitabile. E sarà analogo a quello che c’è stato con il passaggio da un’economia basata sull’agricoltura a quella industriale.

Anche se solo il 5 per cento delle professioni sparirà del tutto (preso dalle macchine) per la maggior parte di esse (il 60 per cento) si automatizzerà almeno il 30 per cento dei lavori. Nel complesso, i robot svolgeranno il 49 per cento delle attività lavorative. Ciò significa che la maggior parte dei lavori dovranno cambiare; le persone dovranno adattare le proprie competenze per lavorare con le macchine.

McKinsey prevede un cambio graduale, che avrà comunque come impatto positivo la creazione di nuovi tipi di lavoro e l’aumento globale della produttività tra lo 0,8 e l’1,4 per cento annuo. Ma al tempo stesso mette in guardia: gli Stati dovranno accompagnare questa delicata trasformazione intervenendo nella scuola, nelle politiche occupazionali e nel welfare. La grande sfida sarà aiutare chi ha perso il lavoro ad acquisire nuove competenze (perché - si legge - se i Paesi perderanno occupazione, diminuiranno anche i benefici economici connessi all’automazione). Al tempo stesso, McKinsey (come altri studi precedenti) suggerisce supporti pubblici al reddito, una sorta di “paracadute” per le vittime del grande cambiamento.


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