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Tra i quattro "vizi" indicati dal Colle i sussidi regionali voluti dalla Lega

Il testo prevede che il 10% degli assegni sia riservato a chi vive nella regione sede dell´università

31/12/2010
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la Repubblica

Alberto D'Argento

ROMA - Quattro punti specifici e due richiami generali di grande portata, come la richiesta di aumentare le risorse a disposizione degli atenei e la necessità di «confrontarsi» con tutte le parti interessate nella lunga fase attuativa che la riforma Gelmini dovrà superare prima di diventare realtà. Sono queste le «criticità» contenute nella lettera che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al premier Berlusconi firmando la tanto contestata riforma dell´università. Missiva che contiene anche un bacchettata - per quanto ammantata da rilievo tecnico - alla Lega che, a gran voce, aveva ottenuto (articolo 4) di destinare il 10% delle borse di studio ai residenti nella regione in cui si trova l´ateneo.
Una norma che vista dal Colle «appare non pienamente coerente con il criterio del merito». La battaglia del Carroccio era stata aperta dal governatore del Piemonte Roberto Cota, spalleggiato dal pasdaran Mario Borghezio che accusava: «I ragazzi del Sud ottengono le borse perché presentano dichiarazioni false». Detto fatto, e il governo aveva accontentato l´azionista padano rendendo più difficile la vita ai fuorisede già penalizzati - come tutti gli agli altri studenti - dal taglio dei fondi destinati alle borse (da 100 a 75 milioni). «Il provvedimento va contro la Costituzione (articolo 34) e in senso opposto alla necessità di internazionalizzare l´università», chiosa la deputata Pd Manuela Ghizzoni. La seconda osservazione di Napolitano riguarda l´articolo 6, quello che riforma lo status di professore aggregato. Il problema nasce da una svista della maggioranza che alla Camera ha approvato due articoli contraddittori (uno modifica e l´altro abroga la norma prevista dalla precedente riforma Moratti). Un punto sul quale al Senato c´era stata bagarre, con il Pd che accusava il governo di non volere rimettere mano al testo per approvare la legge in fretta e furia e saltare un ritorno dell´articolato a Montecitorio. Pur non essendoci «dubbi interpretativi» sulla reale volontà del legislatore, osserva il Capo dello Stato, il governo dovrebbe risolvere l´incongruenza con «la soppressione» del primo dei due articoli.
Il terzo punto evidenziato dal Quirinale è l´articolo 23 sui contratti di insegnamento riservati agli esperti. «Appare di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale». In sostanza la riforma Gelmini, su richiesta del Pd, prevede che per poter diventare professore a contratto si abbia un reddito esterno da quello universitario di almeno 40 mila euro lordi. L´idea, spiega il democratico Giovanni Bachelet, era quella di mettere fine alla prassi per cui i contratti gratuiti vengono usati non per assicurarsi le eccellenze, «ma per precarizzare i ricercatori».
Il quarto ed ultimo punto sollevato dal presidente della Repubblica riguarda l´articolo 26 sui lettori in madre lingua, una figura da anni al centro di polemiche, ricorsi, condanne Ue e pronunciamenti della Consulta. Ai quali la Gelmini dà un colpo di spugna inquadrando i lettori come ricercatori (e non come professori) e dichiarando estinti tutti i contenziosi in corso. Mossa che non è piaciuta al Colle: «È opportuno», scrive Napolitano, l´articolo sia formulato «in termini non equivoci e corrispondenti al consolidato indirizzo giurisprudenziale della Corte Costituzionale». Infine il richiamo al rispetto degli ordini del giorno Rusconi (Pd) e Valditara (Fli) sui quali il governo si era impegnato. Il primo per facilitare l´approdo dei ricercatori alla cattedra, il secondo con 12 impegni sui fondi, peraltro citati espressamente da Napolitano. Per la gioia dell´opposizione che ricorda come dal 2008 per finanziare taglio dell´Ici e salvataggio Alitalia il governo abbia tagliato 1,35 miliardi dei sette a disposizione dell´università. E nel 2011 le risorse scenderanno di altri 250 milioni