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Test di Medicina, studenti contro il numero chiuso

66.638 candidati per 13.072 posti: solo uno su cinque ce la fa. Intanto è allo studio dei consulenti del governo una soluzione per chi non ha potuto sostenere la prova causa Covid-19. Gli auguri del ministro della Salute Roberto Speranza: «Siete il futuro del bene più prezioso: il Servizio sanitario nazionale»

04/09/2020
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il manifesto

Giansandro Merli

Le università italiane hanno riaperto le porte ieri mattina per 66.638 studenti. Anzi, aspiranti tali. Incolonnati in file più o meno lunghe si sono affacciati per la prima volta negli atenei i ragazzi e le ragazze che vorrebbero iscriversi a Medicina. Per farlo è necessario superare il test: la facoltà è a numero chiuso e solo in 13.072 potranno effettivamente partecipare alle lezioni del prossimo anno accademico. Uno su cinque. Covid-19 permettendo. «Siete il futuro del nostro bene più prezioso, il Servizio sanitario nazionale», ha scritto su Facebook il ministro della Salute Roberto Speranza augurando a tutti «un grande in bocca al lupo».

OLTRE A CARTA E PENNA, nelle aule non sono mancate autocertificazioni, mascherine e disinfettanti. Docenti e personale di servizio sono stati affiancati dai volontari della protezione civile. Le università hanno moltiplicato gli spazi riservati ai test per garantire il distanziamento, che stavolta non serviva soltanto a evitare qualche sguardo di troppo sul foglio del vicino. Altra novità, sempre legata alle misure di contrasto dell’epidemia, è stata la possibilità di sostenere l’esame nell’ateneo più vicino alla propria residenza, a prescindere dalla destinazione scelta. Questo per limitare gli spostamenti interregionali. Il via è scattato intorno a mezzogiorno: 100 minuti per rispondere a quesiti di cultura generale, logica, biologia, matematica, fisica e chimica.

«LA PANDEMIA lo ha dimostrato, anche il numero chiuso va abrogato. Salviamo il sistema sanitario nazionale». Un grande striscione con la scritta impressa in rosso è stato esposto dal Fronte della gioventù comunista all’ingresso dell’ateneo romano della Sapienza. Intorno slogan e cartelli di altre organizzazioni giovanili: «Contro l’università d’élite gli studenti alzano la testa» (Noi Restiamo); «Stop al test, basta numero chiuso e imbuti formativi» (Udu); «La prima difesa contro il virus è la formazione dei medici» (Link). Il flashmob, andato in scena anche in altre città, ha riscosso consenso tra i candidati. «Il numero chiuso è un elemento di disparità sociale e un incentivo a cercare opportunità di studio e lavoro all’estero: in un paese che ha bisogno di ripartire economicamente non ha motivo», scrive in un comunicato la Cgil di Roma e Lazio.

DI DIVERSO AVVISO il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio: «Il governo ha aumentato i posti da 10mila a 13mila. Ma il vero problema non è il numero di iscritti a Medicina ma quello degli specialisti. Più medici formiamo e meno borse di studio per la specializzazione ci sono». Sulla stessa linea Carlo Palermo, segretario generale del sindacato dei medici Anaao Assomed, che sostiene: «Il numero programmato va mantenuto. Nei prossimi 10 anni si laureeranno circa 100mila medici. Sono più che sufficienti a coprire le necessità del paese. Mancano specialisti, non medici».

NON CI STA, invece, la rete nazionale degli universitari Link. «Il problema esiste. Il 22 settembre ci sarà il test nazionale per le specializzazioni: 25mila candidati per 13mila borse – afferma Camillo Villagran, studente al sesto anno di medicina e attivista di Link – Ma se anche tutti e 25mila entrassero nel servizio sanitario nazionale il fabbisogno reale di salute del paese non sarebbe comunque coperto. Abbiamo perso molta medicina del territorio. Negli ospedali mancano gli strutturati, e infatti i loro compiti sono svolti dagli specializzandi. Il numero chiuso va superato mantenendo alta la qualità della didattica attraverso un rifinanziamento generale dell’università».

L’ALTRA QUESTIONE che resta sul piatto dopo la consegna dei test è la sorte di chi ieri è dovuto rimanere a casa perché positivo al Covid-19 o in quarantena. Mentre si moltiplicano gli appelli e le minacce di ricorsi, il rettore della Sapienza ha fatto sapere che è allo studio dei consulenti giuridici del governo una soluzione valida per la prova di medicina e tutte le altre.