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Test di Medicina sempre più nel caos il Tar riammette altri 2.500 studenti

Gli universitari parlano di «vittoria epocale, destinata a cambiare completamente l’attuale sistema universitario».

11/10/2014
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Il Messaggero

ROMA Test d’ingresso per le facoltà universitarie a numero chiuso sempre più nel caos. L’accesso programmato ai corsi di laurea è stato stravolto dalle ultime ordinanze emanate dalla terza sezione bis del Tar del Lazio. Ben 2.500 i ricorrenti che ieri si sono visti riconoscere dal tribunale amministrativo il diritto all’iscrizione alle facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura. Ed è un numero ingente, se si somma alle altre 2.500 immatricolazioni obbligatorie, sentenziate a luglio e a settembre dopo il maxi ricorso presentato dall’Unione degli universitari contro l’ultimo test d’accesso per la facoltà di Medicina e chirurgia. La fetta più consistente riguarda gli studenti che avevano tentato, lo scorso 8 aprile, proprio il test per la facoltà medica. Seguono poi 350 candidati per Odontoiatria, 300 per Veterinaria e il resto per le facoltà di Medicina inglese e Architettura: 30 in tutto, le università che dovranno ammettere in sovrannumero gli studenti. E quasi tutte potranno farlo giacché i posti, seppur limitati, ci sono. L’unico cumulo si registra alla facoltà di Medicina di Palermo, che dovrà accogliere 100 studenti in più oltre ai 300 ricorrenti dello scorso anno.
LE REAZIONI

Gli universitari parlano di «vittoria epocale, destinata a cambiare completamente l’attuale sistema universitario». I dati parlano chiaro. «Da domani –spiega il coordinatore dell’Udu, Gianluca Scuccimarra – oltre 5mila studenti potranno sedere tra i banchi universitari che gli erano stati negati». A valle delle ultime ordinanze, la richiesta è, dunque, molto semplice: abolizione del test d’ingresso soprattutto per la facoltà di Medicina. Una facoltà che ogni anno raccoglie oltre 64mila candidati e che mette a bando appena 10.551 posti. «Ora che il muro del numero chiuso è stato abbattuto in via giudiziale – continua Scuccimarra – il governo e il ministro dell’Istruzione Giannini devono assumersi le proprie responsabilità». Lo scorso 8 aprile durante le selezioni, a Bari ma anche a Roma Tor Vergata fino a Milano, si registrarono una serie di anomalie. Plichi scomparsi o, nel migliore dei casi, semplicemente aperti. Le università italiane incassarono dall’iscrizione ai quiz dei candidati circa 2 milioni 205mila euro. E da anni, a causa della riduzione dei finanziamenti, gli atenei inseriscono le entrare dei test nei bilanci previsionali.
IL MINISTERO

Dal dicastero di viale Trastevere, il ministro Giannini ha inviato una nota ai rettori, ordinando l’immatricolazione dei ricorrenti vincitori sulla prima scelta. Per quanto riguarda il futuro le ipotesi saranno discusse nelle prossime settimane anche con gli studenti. Ciononostante, l’università Cattolica di Roma, seppur privata, ha già pubblicato il bando per l’accesso


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