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Sulle scuole in Puglia è scontro tra Azzolina e Emiliano: «Le riapra», «Decido io»

E' scontro nel governo e nella maggioranza sulla decisione del governatore pugliese di chiudere le scuole fino al 24 novembre e sulla divisione dei ruoli politici tra governo e regioni nell'emergenza. Il vicesegretario Pd Orlando attacca Azzolina: “I ministri che criticano l'esercizio di questi poteri evidentemente non hanno letto il Dpcm o non lo condividono". Ma la ministra delle politiche agricole Bellanova chiede al governo di impugnare l'ordinanza di Emiliano

30/10/2020
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

«Si riaprano le scuole in Puglia» ha scritto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ieri in un post su Facebook contro la decisione del governatore Michele Emiliano di chiudere gli istituti di ogni ordine e grado, tranne le scuola dell’infanzia, e ricorrere alla didattica online fino al 24 novembre Azzolina sostiene che gli studenti positivi nelle scuole pugliesi sono stati fino a pochi giorni fa 417 su una popolazione studentesca di 562 mila. La causa della drastica decisione di Emiliano sarebbe stata, come ammesso dalla stessa regione, la mancata organizzazione della sanità regionale, non la diffusione del Covid nelle scuole. L’osservazione di Azzolina è suffragata dai dati di altre regioni: al 23 ottobre i positivi nelle scuole in Emilia Romagna erano 1.444. Nel Lazio al 16 ottobre erano 848 studenti, 149 docenti e 47 personale Ata. «Chiudere le scuole -ha scritto la titolare del dicastero in Viale Trastevere – è una mera illusione. I ragazzi usciranno di più e rischieranno di contagiarsi. A scuola ci sono protocolli che permettono controllo e tracciamento». L’epidemiologo Pierluigi Lopalco, assessore alla sanità pugliese, ha confermato in sostanza la ricostruzione di Azzolina e ha aggiunto: «Non possiamo dire che le classi siano fonte di contagio principale, però la scuola gioca un ruolo nella trasmissione. Quel che conta è la diffusione del virus e il peso che riversa sulle strutture sanitarie, sui dipartimenti di prevenzione».

Emiliano ha smentito una falsa notizia sul ritiro dell’ordinanza e, pur non nominandola, ha risposto a Azzolina fornendo un’interpretazione esemplare dell’attuale ruolo dei governatori: «Ho esercitato le mie legittime prerogative previste dalla legge, come il presidente del Consiglio ha esercitato le sue con i vari Dpcm che ha emesso». È stato lo stesso governo ad avere riconosciuto ai governatori la possibilità di emettere ordinanze più restrittive rispetto ai suoi Dpcm. Emiliano, come De Luca in Campania, l’ha esercitata sulla scuola. È a questo che ha fatto riferimento il vice-segretario del Pd Andrea Orlando che ha risposto polemicamente a Azzolina in un tweet condiviso anche dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «I ministri che criticano l’esercizio di questi poteri evidentemente non hanno letto il Dpcm o non lo condividono». Non lo condivide, o non l’ha letto, nemmeno la ministra pugliese delle Politiche agricole Teresa Bellanova di Italia Viva che combatte il governatore dem Emiliano. Per Bellanova il governo che ha autorizzato l’ordinanza pugliese dovrebbe ora «impugnarla». «La scelta della Puglia è scellerata» . Per la capodelegazione renziana il problema sono i trasporti e non la sostenibilità del sistema sanitario regionale in una pandemia. Sul problema è intervenuto in maniera equanime anche il presidente della Conferenza Stato-Regioni e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: «Possono aver ragione entrambi: le regioni hanno il potere di restringere le decisioni del governo, ma la scuola rischia troppe volte di essere l’anello debole». In questo caso lo è sicuramente. In tutta Italia le ultime tre classi delle superiori sono, per ora, in didattica a distanza almeno al 75%.

Il fronte pro o contro Azzolina o le regioni ha attraversato ieri Pd e Cinque Stelle. Se per Roberta Lombardi (M5S) la ministra ha ragione e «le regioni che chiudono la scuola decretano la propria incapacità», per Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in Commissione bilancio alla Camera «Azzolina dovrebbe rinfrescare la memoria per tutte le mancanze nella gestione dell’emergenza Covid da parte del suo ministero».


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