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Studenti, nel 2012 hanno lasciato in 758mila

Il preoccupante dato riguarda la fascia di età 18-24 anni e corrisponde al 17,6%

31/12/2013
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La Tecnica della Scuola

A.G.

Il preoccupante dato riguarda la fascia di età 18-24 anni e corrisponde al 17,6%. C’è da preoccuparsi:nell' Europa a 15 il tasso di abbandono, nello stesso range anagrafico, non arriva al 14%. Rispetto all’Italia fanno peggio solo Spagna (24,8%) e Portogallo (20,8%). Ma non finisce qui: si riduce dal 79,9% a 76,2%, pure la percentuale di diplomati 19enni. Sempre lo scorso anno sono stati il 37,8% gli under 24 che hanno conseguito al massimo la licenza media. E al sud 1 su 2 è inattivo.

Ancora brutti segnali sul fronte della formazione giovanile. Stavolta giungono dal ‘Rapporto sulla coesione sociale 2013 di Istat, Inps e ministero del Lavoro’, da cui si rileva che nel 2012 hanno abbandonato gli studi 758 mila giovani tra i 18 e i 24 anni. Si tratta del 17,6% della popolazione di quella fascia di età. Ma la percentuale sale fino al 41,3% se si considerano solo gli stranieri. Si tratta di dati davvero preoccupanti. Ancora più se messi a confronto con l'Europa a 15: in questo caso il tasso di abbandono, nello stesso range anagrafico, non arriva al 14%. E rispetto all’Italia fanno peggio solo Spagna (24,8%) e Portogallo (20,8%)..

Ma le brutte notizie non finiscono qui. Si riduce, infatti, dal 79,9% a 76,2%, pure la percentuale di diplomati tra le persone di 19 anni. E nel 2012 sono stati il 37,8% i giovani 18-24enni che hanno conseguito al massimo la licenza media e non hanno, nel contempo, seguito alcun corso di formazione (25,8% nel Mezzogiorno). Fra questi, quasi uno su quattro sta cercando attivamente un lavoro mentre il 38,5% risulta inattivo. Un dato che nel Mezzogiorno “schizza” al 49,1%.

Tra i dati positivi del rapporto annuale ve ne è uno non trascurabile: tra l'anno scolastico 2006-2007 al 2011-2012 il tasso complessivo di partecipazione al sistema di istruzione e formazione è passato dal 93,9% al 99,3%. In tempi di magra come quelli che stiamo vivendo, forse non è un dato così irrilevante. Ma nello stesso tempo non basta di certo per sorridere.


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