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Studenti a lezione al poligono di tiro: Vicenza si divide sulle armi

In un istituto della provincia sparare al bersaglio è diventata un'attività legata al curriculum scolastico. Scoppia la protesta dei genitori: "Non è educativo"

18/02/2018
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la Repubblica

VICENZA. Al poligono di tiro con il professore al seguito che incita a colpire il bersaglio. E più sono i centri, più alto sarà il voto a fine anno. Dopo la fiera delle armi con i bambini che imbracciano mitra e fucili davanti agli occhi di genitori compiaciuti, è ancora in provincia di Vicenza che si parla di un approccio all'artiglieria quantomeno discutibile. Anche perché stavolta c'è di mezzo una scuola, un istituto tecnico commerciale in cui tra la matematica e la storia è stata inserita anche la materia del "tiro a segno". L'istituto è intitolato ad Almerico da Schio, scienziato vicentino e pioniere dell'aviazione. Negli ultimi quattro anni circa 380 ragazzi diplomati nel plesso che porta il suo nome sono stati addestrati anche a diventare cecchini provetti. Parkland è a oltre 8 mila chilometri di distanza ma è l'incubo di una strage come quella successa nel liceo americano ad attizzare una polemica rovente. "Un caso sconcertante" denuncia Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd in Veneto "l'utilizzo di pistole ed armi, seppur a uso sportivo, non deve essere promosso in alcun modo dalla scuola pubblica".

Il caso è esploso grazie alla titubanza di una mamma di fronte a una circolare da firmare, distribuita con tutta la naturalezza del mondo, così come accade per le gite scolastiche o le attività pomeridiane: "Un giorno mio figlio è venuto a casa con un foglio in cui si chiedeva di dare l'autorizzazione a partecipare alle lezioni al poligono, pagando anche una quota che comprendeva l'assicurazione. Ero assolutamente contraria ma non potevo rischiare che avesse un giudizio negativo in pagella". Dopo aver dato il consenso ha chiesto comunque un consulto all'amico in politica Zanoni, il quale non ha esitato a sollevare pubblicamente il problema, chiedendo spiegazioni anche al governatore del Veneto Luca Zaia e all'assessore all'Istruzione Elena Donazzan.

Nei documenti di programmazione scolastica l'attività viene definita con un nome freddo e asettico: "Corso di avviamento sportivo con attrezzatura ad aria compressa". Nella realtà sono quattro lezioni di tiro a segno al poligono di Laghetto, a cui partecipano ogni anno le classi prime e seconde dell'indirizzo commerciale. C'è un istruttore federale che insegna agli studenti come sparare e soprattutto come fare centro.
Anche se le polemiche sono di questi giorni, erano dunque quattro anni che ragazzini di 15 e 16 anni passavano dal dizionario d'inglese alla pistola. Uno di loro, Anatolie Leahu, è diventato una specie di stella nazionale, con il primo posto assoluto a Milano nel 2016 e una sfilza di podi alle regionali. Il preside Giuseppe Sozzo si difende dagli attacchi e parla di "normale disciplina prevista dal Ministero" ma non è facile far passare una tesi del genere, soprattutto in una regione come il Veneto in cui la legittima difesa e l'utilizzo di armi da fuoco sono sempre un tema "caldo".

Nicola Fratoianni, di Liberi e Uguali, interpella il ministro Fedeli: "Mi chiedo se condivida questa attività formativa e se davvero sia opportuno e giusto che il sistema scolastico italiano debba dare agli adolescenti questo tipo di formazione. Chiediamo al governo di avviare subito un'ispezione ministeriale in quella scuola". Una voce fuori dal coro dell'indignazione generale è quella del consigliere veneto di Fratelli d'Italia Sergio Berlato, politico che non nasconde mai la sua passione per la caccia e le armi: "Polemica pretestuosa. Quelli pervasi da furore ideologico prendono a pretesto la strage al liceo di Parkland in Florida per giustificare il loro attacco isterico contro l'uso di armi sportive in Italia".
 


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