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Statali ma precari. Entro fine anno posti a rischio per 80 mila persone

80 mila contratti in scadenza alla fine dell'anno: 43.500 tra Regioni ed enti locali, 32.931 nel Servizio sanitario nazionale, 2.120 negli enti pubblici non economici, 2 mila nella ricerca, 1.600 nei ministeri

22/11/2012
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Corriere della sera

Lorenzo Salvia

Rischia di essere un Capodanno amaro quello in arrivo per i precari della Pubblica amministrazione. Secondo le stime della Cgil e della Uil sono 80 mila i contratti a termine in scadenza entro il 31 dicembre del 2012 e al momento rinnovo e proroga sono soltanto ipotesi. Ieri la questione è stata discussa al ministero della Pubblica amministrazione nel corso di un incontro con i sindacati. Il ministro Filippo Patroni Griffi non c'era, impegnato nella partita per il riordino delle Province. Ma i dirigenti dell'amministrazione hanno messo sul tavolo i primi dati del monitoraggio avviato sul fenomeno. Al primo giugno del 2012 i contratti a termine o di collaborazione in essere nel settore pubblico risultavano 5.700. Ma è solo una fetta della torta, perché considera solo i ministeri, e lascia fuori non solo Regioni e gli enti locali ma anche la sanità e la scuola che negli ultimi anni sulla flessibilità hanno fatto molto affidamento.
Da qui il contromonitoraggio della Cgil che conta gli 80 mila contratti in scadenza alla fine dell'anno: 43.500 tra Regioni ed enti locali, 32.931 nel Servizio sanitario nazionale, 2.120 negli enti pubblici non economici, 2 mila nella ricerca, 1.600 nei ministeri. «C'è il bisogno urgente di una proroga» dice il segretario confederale della Cgil Nicola Nicolosi, con una richiesta che ieri sera è stata avanzata anche dal segretario generale Susanna Camusso al presidente del Consiglio Mario Monti nel corso dell'incontro sulla produttività. La stessa proposta fatta dalla Uil con il segretario confederale Paolo Pirani che ricorda come un intervento del genere fosse previsto nell'intesa raggiunta a maggio tra i sindacati e il ministro Patroni Griffi. La Cisl, con Gianni Baratta, si dice preoccupata per i «tempi stretti rimasti per trovare le migliori soluzioni». Mente l'Ugl fa un passo in più e con Fulvio Depolo chiede la stabilizzazione, cioè l'assunzione a tempo indeterminato, per chi ha contratti a termine da almeno tre anni. Dall'incontro di ieri non sono arrivate risposte. I dirigenti del ministero si sono concentrati sull'ipotesi di un accordo-quadro che riscriva le regole per il futuro e che potrebbe vietare i contratti a termine nella Pubblica amministrazione con l'eccezione della sanità e della ricerca, peraltro i settori dove sono più diffusi. Dei contratti in scadenza se ne riparlerà la prossima settimana quando è in calendario un altro incontro.
Ci sono margini per una soluzione? La strategia generale del governo, ormai chiara a tutti, è quella di una progressiva riduzione del peso della Pubblica amministrazione. La spending review ha previsto anche il taglio della pianta organica, con la riduzione del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti, un'operazione che pochi giorni fa lo stesso Patroni Griffi ha quantificato in almeno 4 mila eccedenze da gestire con pensionamenti, prepensionamenti e mobilità. Possibile che in un contesto del genere arrivi un segnale di tendenza opposta, con la proroga di quei contratti a termine che spesso tengono in piedi la macchina pubblica e i servizi che deve erogare? «Soluzioni miracolistiche non ne abbiamo», aveva detto poche settimane fa lo stesso ministro della Pubblica amministrazione. Aggiungendo però che «vista la delicatezza del tema, anche dal punto di vista sociale, è doveroso cercare delle risposte». Il problema è trovare anche i soldi. Ma con la campagna elettorale alle porte, il mondo della scuola in piazza, una soluzione o almeno un segnale potrebbe arrivare.


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