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Spending review: «No all’assunzione dei precari con i tagli agli Atenei»

Un miliardo di risparmi sull’istruzione. Paleari: (Crui): siamo infuriati

28/09/2014
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Corriere della sera

Una spending review sull’Istruzione da quarantadue voci e un miliardo di euro, di cui 400 milioni di sacrifici chiesti all’Università e alla ricerca. Una riduzione di oltre ottomila unità tra il personale tecnico-amministrativo degli istituti. E nuove commissioni alla Maturità. Il tutto con l’obiettivo di fornire al governo un’indicazione su dove si può tagliare. E di contribuire, nel 2015, all’assunzione di oltre 148 mila docenti precari. Sono questi alcuni dei punti principali del documento che il dicastero dell’Istruzione ha consegnato a quello dell’Economia nell’ambito del processo di risparmio. Un lungo elenco di «razionalizzazioni», «azzeramenti» e richieste.
Una delle novità più rilevanti è che dalla prossima Maturità dalle commissioni spariranno i membri esterni. Al loro posto subentrano gli insegnanti interni. Soltanto il presidente della commissione arriverà da un altro istituto. Una decisione che porterà a risparmiare alcune decine di milioni di euro se è vero che nel 2013 la sessione è costata circa 163 milioni. Ogni commissario esterno comporta un costo di 900 euro (escluse le spese di trasferta), quello interno di 400.
Oltre ai tagli possibili il Miur ha inviato alcune misure da inserire in legge di Stabilità che se da un lato puntano a mettere in atto il piano del governo sull’istruzione (la «Buona Scuola»), dall’altro cercano di allontanare la scure da 170 milioni sui finanziamenti agli atenei prevista dall’ex ministro Giulio Tremonti, rimandata con la Finanziaria 2014, ma che potrebbe essere attuata nel 2015. Se le cose non dovessero andare bene, infatti, al settore accademico potrebbe essere chiesto quindi di contribuire con 570 milioni: 400 nell’ambito della spending review più i 170 previsti dall’ex capo dell’Economia.
Cifre provvisorie che provocano la reazione di Stefano Paleari, il presidente della Conferenza dei rettori. Il professore si dice «infuriato per gli ulteriori sacrifici solo perché vogliono risolvere un problema di precari nella scuola». Per questo chiede di «smettere di parlare di “spending review”: quella vera serve a trasferire le risorse dove sono più produttive. Qui si tratta di tagli e basta». E ancora: «È dal 2008 che riduciamo i costi - lamenta il docente -. Se le riduzioni resteranno allora le conseguenze politiche potrebbero essere imprevedibili. Intanto non ci chiedano più di competere con gli atenei stranieri: come facciamo senza soldi e con meno ricercatori?».
Dal ministero dell’Istruzione provano a rassicurare. «La coperta è corta, bisogna intervenire su tutti i settori, anche sul personale che fa capo direttamente al Miur», ragionano. Ma precisano anche che oltre ai risparmi hanno chiesto al governo un miliardo di euro per dare il via alla «Buona Scuola», altri 130 milioni per la digitalizzazione, la rete Wi-Fi e i laboratori, 170 milioni per coprire i tagli stabiliti da Tremonti «e ulteriori finanziamenti per le borse di studio». Ricordano, poi, «che le cose possono cambiare fino all’ultimo minuto». Insomma: non è detta l’ultima parola. Non ancora.


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