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"Solo propaganda la disparità tra ricchi e poveri si risolve col sapere"

Intervista Eraldo Affinati

05/05/2019
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la Repubblica

Caterina Pasolini

ROMA

«Non si cambia il futuro dei nostri ragazzi e non si risolvono problemi della scuola con un bel grembiule. E soprattutto non così, a colpi di slogan». Eraldo Affinati, scrittore, ha insegnato per trent’anni italiano e storia negli istituti tecnici prima di creare le scuole Penny Wirton, dove docenti, pensionati e studenti insegnano come volontari l’italiano agli immigrati.

Contesta la proposta del ministro Salvini?

«Sono soprattutto in disaccordo col metodo da campagna elettorale. La scuola riflette i problemi, la crisi etica del mondo. Da insegnante vorrei che questa complessità venisse affontata in modo ugualmente complesso e profondo, non con parole facili ma di poca sostanza».

La Lega dice: i grembiuli servono per evitare disparità.

«Le differenze tra ricchi e poveri non le risolvi con un grembiule che copre i vestiti di poco prezzo.

Bisogna dare pari opportunità, calcolare nei voti le differenze di partenza, la fatica, il viaggio che uno studente ha fatto per arrivare allo stesso risultato in quella materia. Solo così, forse, eliminerai le differenze, in modo sostanziale. Con il sapere».

Neanche gli studenti li vogliono.

«Le divise come concetto hanno valori diversi: possono essere un simbolo in cui riconoscersi e un qualcosa che copre le differenze.

Ma non sono che un cosmetico, le diversità di fondo restano. Resto convinto che le classi migliori siano quelle che riflettono la complessità della vita».

Il vicepremier auspica più ordine e disciplina.

«Io penso che alla scuola spetti il compito difficilissimo di ripristinare la gerarchia dei valori etici. Bisogna passare messaggi, costruire relazioni di qualità .

Insomma non è questione di ordine e disciplina ma fiducia reciproca perché avvenga una vera trasmissione di valori e di sapere. E tutto questo il docente non lo può fare da solo».

Docenti abbandonati?

«Sì, maestri e professori non sono mai stati tanto soli come adesso, non hanno appoggio dalle famiglie, la società passa valori superficiali: successo, ricchezza, estetica».

I presidi dicono: occupiamoci prima dei crolli, poi delle divise.

«Hanno ragione: bisogna sistemare gli edifici ma anche investire nell’edilizia scolastica per rendere le classi più accoglienti, più libere perché si possa insegnare sicuri e meglio»


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