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Solitudine Maturità 2018, il tema terapeutico per i ragazzi del ‘99

La solitudine è una condizione umana, universale e antica, iscritta dentro di noi. La riconosciamo subito, come riconosciamo il pericolo e la felicità

21/06/2018
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Corriere della sera

Beppe Severgnini

Buona idea, parlare di solitudine. E’ una condizione umana che i ragazzi conoscono: parlarne è utile, scriverne è terapeutico. Abbiamo inventato i social e siamo tutti più soli: è un paradosso che tutti conosciamo bene. Ma la solitudine, a una certa età, si accetta; da molto giovani appare - ed è - un’ingiustizia. Da giovani bisogna frequentarsi, conoscersi, toccarsi, annusarsi, guardarsi dritto negli occhi: e non si può fare al riparo di uno schermo.

Maturità 2018, la solitudine tra le tracce. Spunti per il saggio breve: da Alda Merini a Hopper

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Francesco Petrarca, La vita solitaria

La prima gioventù è il tempo in cui si scelgono gli amici, gli amori, le unioni che dureranno a lungo. E anche se non dureranno lasceranno tracce profonde. Questa è la condivisione che conta: non quella che nasce da un clic. I maturandi di oggi, italiani di domani, lo capiscono istintivamente. Non hanno alcuna intenzione di rinunciare agli strumenti nuovi - perché dovrebbero? - ma ne intuiscono l’alienazione: forse non hanno mai visto un quadro di Fattori o di Hopper, forse non tutti sanno chi è Munch, forse pochi hanno letto Alda Merini.

Ma la solitudine è una condizione umana, universale e antica, iscritta dentro di noi. La riconosciamo subito, come riconosciamo il pericolo e la felicità. Non è finito, Facebook; non è infinito, Instagram. Questi e altri strumenti hanno segnato - segnano ancora - un’epoca, un secolo cominciato in maniera velocissima, come certe competizioni sportive (la storia su uno slittino da ghiaccio, una volta partito non si può fermare). Ma in qualche modo questa velocità è un limite, e più giovani lo hanno intuito. E’ sorprendente quanto tengano alle relazioni personali; e quanto temano l’isolamento; e quando detestino il bullismo, che dell’isolamento è spesso l’innesco drammatico.

Una lettrice sessantenne ha scritto a 7, il settimanale del Corriere della Sera, ricordando la gioia delle estati trascorse «giù in cortile»: un cortile urbano, un prato spelacchiato davanti a condominio di mezza montagna, il giardino canicolare di una pensione al mare, la sabbia imperfetta e misteriosa dietro le cabine. Abbiamo ricevuto molti messaggi: di queste cose i bambini hanno necessità, perché li aiutano a diventare ragazzi. E i ragazzi hanno bisogno dei viaggi insieme, che oggi si fanno sempre meno. Speriamo partano in tanti, in gruppo, dopo la maturità. Non si preoccupino di postare quello che fanno e vedono. La solitudine può ottenere diversi like; ma è la compagnia quella che ci piace davvero.


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