FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3765279

Sole 24 ore-

Intesa sui contratti del pubblico impiego Maroni: sul lavoro dialogo fino al 15 - Fresco: art.18, non morire sulle barricate Lina Palmerini ROMA - Raggiunta in nottata l'intesa tra Governo e Cgil...

06/02/2002
Decrease text size Increase text size
Il Sole 24 Ore

Intesa sui contratti del pubblico impiego
Maroni: sul lavoro dialogo fino al 15 - Fresco: art.18, non morire sulle barricate
Lina Palmerini
ROMA - Raggiunta in nottata l'intesa tra Governo e Cgil, Cisl e Uil sul rinnovo dei contratti pubblici. Una trattativa a oltranza che ha portato a fissare incrementi medi di 195mila lire (100,70 euro) per i ministeriali e di 200mila lire per la scuola (103 euro) includendo le risorse per i contratti integrativi. Il nodo più spinoso è stato quello su una parte degli aumenti (gli altri sono già stanziati in Finanziaria), cioè sul recupero della differenza tra inflazione reale e programmata dove si è cercata una mediazione tra le richieste di Cgil, Cisl e Uil che rivendicano un 2,1% (1.039 miliardi di euro) e l'Esecutivo che, ieri, in tarda serata ha fatto la sua prima offerta economica dello 0,60% (circa 350 milioni di euro, cioè 8,78 euro in più in busta paga) al netto dell'inflazione importata. Ma è stata solo la proposta iniziale lanciata al tavolo: al "no" dei sindacati è seguita una riunione ristretta tra il vicepremier Fini e il ministro Frattini e i vertici di Cgil, Cisl e Uil dove si è arrivati a uno 0,99 per cento. Complessivamente, il sindacato chiedeva aumenti per 200mila lire (6%, cioè 103 euro) mentre in Finanziaria sono previste 150mila lire (4,52%, cioè 77 euro). La trattativa è arrivata alla stretta finale in tarda serata, all'arrivo dei due segretari generali di Cisl e Uil, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, del numero due della Cgil, Guglielmo Epifani e, in rappresentanza del Governo, del vicepremier, Gianfranco Fini. Fino a pochi minuti prima dell'incontro decisivo, il ministro Frattini ha tenuto a sottolineare che gli stanziamenti per i rinnovi contrattuali aumenteranno ma che l'obiettivo è di utilizzarli per premiare l'efficienza e la produttività. Niente "aumenti a pioggia", quindi, anche perché come ha detto il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che ha seguito il negoziato: "Siamo attentamente vigilati dal settore privato che teme una dinamica complessiva sui contratti e siamo impegnati a rispettare la politica dei redditi. Alle buone volontà, quindi, si accompagnano i vincoli". Il Governo deve riuscire, quindi, in questo difficile compromesso tra rigore e maggiori concessioni economiche per i contratti per evitare lo sciopero generale del pubblico impiego del 15 febbraio. "Noi siamo interessati a chiudere - ha scandito Guglielmo Epifani - ma solo a fronte di disponibilità concrete del Governo". Quanto alla parte normativa, invece, si è arrivati all'accordo. "Sulla previdenza - ha detto Antonio Foccillo, segretario confederale Uil - c'è l'estensione delle norme per il pubblico impiego e l'insediamento di un tavolo tecnico. Anche sulle privatizzazioni ci saranno tavoli tecnici mentre sulla contrattazione e i rapporti con la legge c'è una riaffermazione dei principi del decreto 29". Il negoziato e i suoi esiti avranno certamente un impatto nello scontro tra Governo e sindacati sull'articolo 18. Ieri il ministro per le Riforme, Umberto Bossi (dopo aver incontrato a cena il premier e il ministro dell'Economia Tremonti), in un comizio a Monza ha detto: "Mai toccherò i posti di lavoro e le pensioni, i sindacati sull'articolo 18 mentono". E il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha riaperto la porta al dialogo sulle nuove norme sui licenziamenti ma ponendo un limite temporale. Si tratta fino a "metà febbraio", ha detto il ministro "perché la disponibilità del Governo non può essere infinita". Un periodo che coincide con i tempi parlamentari di discussione della delega sul lavoro (che contiene le nuove misure sull'articolo 18): per quella data la commissione Lavoro del Senato dovrebbe votare gli emendamenti, possibile "terreno" di mediazione anche con i sindacati. Sull'articolo 18 ieri è intervenuto anche il presidente della Fiat, Paolo Fresco: "Noi non riteniamo che si debba morire sulle barricate dell'articolo 18. La riforma è così edulcorata che significa poco o nulla. Noi dobbiamo andare sul concreto e - ha spiegato Fresco - se tutto rimane sostanzialmente come prima è inutile battersi fino alla morte". Dal presidente della Fiat arriva anche una "promozione" al Governo-Berlusconi: "Credo che Berlusconi abbia fatto più degli altri". In particolare, sulle riforme messe in cantiere su previdenza, fisco e lavoro, Fresco ha preferito tenersi ai fatti: "Certo è un percorso che non si è ancora concluso, bisognerà vedere come verrà applicata la riforma fiscale e la previdenza, ma come avvio mi sembra positivo". E sul sistema della flessibilità Fresco ha osservato che si sono fatti progressi che "non vorrei venissero pregiudicati da questa battaglia. In fondo c'è in Italia più flessibilità che in Francia". Anche sui rapporti con il Governo, il presidente della Fiat è stato chiaro. "È nostro interesse, in linea di massima, che i rapporti tra Fiat e Governo siano buoni a prescindere da chi guida l'Esecutivo. In questo caso - ha commentato Fresco - è positivo avere un Governo che ha garanzia di durare e si ispira a principi di mercato: noi abbiamo una predisposizione positiva, c'è sicuramente una consonanza di visioni".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL