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Sole 24 Ore: con le soglie esagerate dell’Anvur «avremo una competizione truccata, scorretta e malata»

Sono parole dure, ma non molto diverse, nella sostanza e nelle ragioni che le accompagnano, da numerose prese di posizione istituzionali diffuse in questi giorni

10/08/2016
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ROARS

Di Redazione ROARS

«Modificare la soglia proposte [dall’Anvur per l’ASN] non altererebbe l’impostazione della nuova abilitazione e non richiederebbe molto tempo. Ma eviterebbe il rischio o il peggioramento della deriva commerciale della scienza e spingerebbe i nostri giovani ricercatori a mirare alla qualità e al rigore piuttosto che alla quantità e al mercimonio». Sono parole dure, ma non molto diverse, nella sostanza e nelle ragioni che le accompagnano, da numerose prese di posizione istituzionali diffuse in questi giorni. Gli elementi di novità sono due: non solo l’articolo è apparso sulle pagine del Sole 24 Ore, tribuna storica degli interventi autocelebrativi e/o apologetici del direttivo Anvur, ma fa riferimento all’area delle Scienze Biologiche, una delle poche ad essere rimasta sostanzialmente silente. Ma che adesso parla senza peli sulla lingua per bocca di Fiorenzo Conti e Marco Linari, due professori di Fisiologia. «E, se è così, prospererà l’abitudine, immorale e purtroppo già diffusa, per cui tutti i membri di un gruppo (e a volte non solo, perché potrebbero esserci addirittura scambi tra gruppi) diventano autori di tutti i lavori del gruppo. … la buona scienza non si misura a chilogrammi, ma per quello che riesce a dare in termini di aumento delle conoscenze e di applicazioni. … E avremo una competizione truccata, scorretta e malata. Dove, tra chi potrà giocarsi le proprie chances, saranno sempre più numerosi i furbi, i cinici e gli spregiudicati.»

A partire dalla nomina del primo consiglio direttivo dell’Anvur, datata 2011, il Sole 24 Ore è stata la tribuna di elezione attraverso la quale il presidente e i consiglieri dell’Anvur hanno avuto la possibilità, a seconda delle circostanze, di celebrare i fasti dell’agenzia o di tesserne l’apologia, come testimoniato dalla seguente lista – presumibilmente incompleta – di interventi e interviste:

Questo per dire che il quotidiano di Confindustria non è una sede qualsiasi per quanto riguarda il tema della valutazione dell’università e della ricerca. Di quando in quando, il Sole 24 Ore ha anche ospitato interventi critici nei confronti dell’Anvur, ma ben pochi avrebbero scommesso sulla pubblicazione di un articolo che entra  a gamba tesa su un tema scottante e attuale come quello dei “valori soglia” per l’abilitazione scientifica nazionale:

Le soglie esagerate dell’Anvur

Gli autori, Fiorenzo Conti e Marco Linari, sono professori di Fisiologia, rispettivamente presso l’Università Politecnica delle Marche e l’Università di Firenze. Dopo aver ricordato meccanismi e significato dell’abilitazione scientifica nazionale («un “patentino” per partecipare ai concorsi locali, e non il diritto di avere un ruolo»), la loro analisi prende spunto da quanto proposto dall’Anvur per «alcuni settori dell’ambito biologico», dove «la soglia prevede la pubblicazione di 10 lavori su riviste peer-reviewed in 5 anni». In particolare, Conti e Linari fanno proprie le riserve espresse dal CUN:

Le implicazioni di questo numero, insignificante nella sua apparente banalità, sono inquietanti e bene ha fatto il Consiglio Universitario Nazionale (Cun) il 26 luglio a esprimere all’unanimità serissime e motivatissime riserve. Perché ciò significa, in primo luogo, che un giovane ricercatore che, per scelta o prassi del laboratorio in cui opera, abbia svolto un piccolo o piccolissimo ruolo in molti progetti divenuti lavori scientifici e abbia pubblicato molti lavori di livello medio o basso avrà la possibilità di essere valutato dalla Commissione, mentre un ricercatore che, per scelta o per prassi etica del suo laboratorio, abbia avuto la responsabilità di un progetto o abbia pubblicato pochi lavori di elevato (o elevatissimo) livello non avrà la possibilità di essere valutato dalla Commissione.

L’articolo prosegue con un’efficace esemplificazione della «competizione truccata, scorretta e malata» che viene incentivata dall’adozione di soglie elevate, sottolineando che ad avvantaggiarsene saranno «i furbi, i cinici e gli spregiudicati»:

Se è così, quale giovane sceglierà di imbarcarsi in progetti difficili o complessi, che possono richiedere la messa a punto di nuove tecniche o strumenti e portare a risultati di qualità? E, se è così, chi continuerà a dire ai propri giovani collaboratori che essere autore di un lavoro scientifico è un privilegio che spetta solo a chi contribuisce in maniera importante e decisiva alla sua pubblicazione e che un lavoro scientifico non è merce di scambio? E, se è così, prospererà l’abitudine, immorale e purtroppo già diffusa, per cui tutti i membri di un gruppo (e a volte non solo, perché potrebbero esserci addirittura scambi tra gruppi) diventano autori di tutti i lavori del gruppo. L’intrapresa scientifica è una scelta etica e la buona scienza non si misura a chilogrammi, ma per quello che riesce a dare in termini di aumento delle conoscenze e di applicazioni. Così la snaturiamo, così non sarà più scienza, ma un’attività commerciale. E avremo una competizione truccata, scorretta e malata. Dove, tra chi potrà giocarsi le proprie chances, saranno sempre più numerosi i furbi, i cinici e gli spregiudicati.

Degna di nota è anche la riflessioni sui modelli “industriali” della ricerca, che, come osservato a suo tempo da Rita Levi Montalcini, si adatterebbero male al nostro paese dove le risorse scarseggiano:

Una scelta di questo tipo avrà conseguenze anche, se non soprattutto, sul sistema della ricerca italiana. Rita Levi Montalcini, tanti anni fa, disse che per poter svolgere un ruolo nell’agone mondiale la ricerca italiana non doveva inseguire i modelli di paesi economicamente più prosperi (enormi laboratori, modelli “industriali”) – che porterebbero al massimo a essere colonie o succursali di altri —, ma caratterizzarsi per la presenza di gruppi piccolio medio-piccoli che svolgessero la propria attività in nicchie di ricerca in cui era inferiore la competizione con i più ricchi utilizzando modelli “artigianali” o “artistici”, dove sviluppare le proprie idee con serietà, dedizione e con la creatività che ci caratterizza.

Particolarmente dura la conclusione:

«Modificare la soglia proposte [dall’Anvur per l’ASN] non altererebbe l’impostazione della nuova abilitazione e non richiederebbe molto tempo. Ma eviterebbe il rischio o il peggioramento della deriva commerciale della scienza e spingerebbe i nostri giovani ricercatori a mirare alla qualità e al rigore piuttosto che alla quantità e al mercimonio».


Appendice: elenco dei soggetti che si sono pronunciati a proposito dei valori soglia proposti da ANVUR:


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