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Slitta la riforma della scuola

Renzi: troppi temi in discussione. La presentazione delle idee sull’istruzione rinviata

28/08/2014
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Corriere della sera

di Gianna Fregonara

Slitta il dossier scuola. Non sarà all’ordine del giorno del consiglio dei ministri di venerdì 29. Lo ha deciso ieri il premier Matteo Renzi in serata dopo l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Troppi argomenti in programma tra giustizia e Sblocca Italia per poter presentare anche le idee per la scuola. Sul tavolo di Renzi erano già pronte le slides e tutte le tabelle preparate dal Miur per illustrare la Rivoluzione della Scuola che il premier aveva definito una «bomba» nei tweet degli scorsi giorni. Già ieri mattina il premier su twitter aveva consigliato di aspettare a far commenti sulla riforma non ancora presentata. 

Ora per il pacchetto rivoluzione scuola c’è tempo, anche se al momento l’ipotesi più probabile è che slitti al prossimo consiglio. Nel dossier preparato per oggi non ci sono nè decreti nè disegni di legge pronti, e per quanto riguarda i finanziamenti della riforma non se ne parla prima della legge di Stabilità del prossimo autunno. Le misure poi non potrebbero entrare in vigore prima dell’anno scolastico prossimo. La proposta di un piano per stabilizzare i precari (la maggior parte di essi in un tempo che va da uno a tre anni) ha messo in allarme il ministero dell’Economia: ancora non c’è stato alcun incontro sul tema tra Giannini e Padoan, non essendoci provvedimenti specifici, ma pare difficile che si possano trovare i fondi per una riforma radicale in tempi troppo brevi.

I titoli dei capitoli della riforma restano comunque quelli anticipati in questi giorni: oltre all’allargamento dell’organico per assumere i supplenti «stabili» (si parla di 10-20 mila posti), c’è la proposta di cambiare il sistema di stipendi dei prof: non solo scatti (che verrebbero ridotti) ma anche una quota basata più sull’impegno che sul merito (partecipazione a progetti speciali, corsi di aggiornamento, ore a disposizione della scuola per ripetizioni). Ai presidi e alle scuole verrà data più autonomia, sia per l’offerta formativa (per ora i presidi possono stabilire il 20 per cento del programma) che nella gestione dei fondi; cambierà il metodo di reclutamento degli insegnanti.

L’idea di Renzi è di parlare più di studenti che di professori, insistere sulla necessità di nuove competenze per i ragazzi del futuro: più inglese, più geografia (già reintrodotta lo scorso anno dal ministro Carrozza per gli istituti tecnici), più storia dell’arte e musica alle elementari, stage più lunghi per diplomandi e per chi studia al liceo. Il come è ancora tutto da scrivere, se ne parlerà nella consultazione «porta a porta» che si aprirà (online, in verità) nelle prossime settimane.


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