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Sisma, gli studenti a caccia di scuole: duemila in bilico tra paura e libri

20/11/2016
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Il Messaggero

Nella casetta azzurra di Arquata del Tronto, banchi a misura di ragazzo aspettano, ma nessuno sa più cosa. Tra le pareti grigiotopo del cubo-scuola di Norcia, centocinquanta posti sono vuoti, ma tutti sanno perché. Incontrollabile e sovversivo, il terremoto sale in cattedra e sceglie il tema della sua prima lezione, i paradossi. Nonostante i proclami, l'impegno, la perseveranza e la convinzione sia l'istruzione a far ripartire la vita, circa duemila studenti, dei novemila del sisma, hanno un futuro scolastico appeso a un dubbio logistico. Cinquecento non hanno un posto, i rimanenti 1500 sono in bilico tra l'entrata e la fuga. Attenti però, non è Richter a tenerli lontani dalle lezioni, ma paura e burocrazia, la perfetta miscela nichilista.
GLI ALPINIQuella di Arquata è una scuola costruita a mani nude da trentaquattro alpini di Belluno, ma i ragazzi che avrebbe dovuto ospitare sono tutti sull'Adriatico e rispondono all'appello nelle scuole di San Benedetto del Tronto. I posti vuoti a Norcia invece si raccontano con l'esodo forzato delle famiglie nursine verso l'anomala meta degli alberghi del lago Trasimeno.
I NUMERISpiega mamma Agnese, sfollata della Valnerina: «Ci hanno portato qua e fino a qualche giorno fa non sapevo se iscrivere i miei figli nelle scuole lontano da Norcia, dove poi torneremo quando arriveranno le casette». Lei, sua figlia l'ha iscritta comunque, perché le mamme sono sempre le migliori.
Eppure, dalle cifre arriva la speranza. Per 990 volte in tutto il cratere del terremoto i tecnici hanno visitato e sondato aule e scuole. E il risultato fa così: sono 652 gli edifici risultati agibili e 8 quelli che, pur non essendo danneggiati, risultano inagibili per rischio esterno. Sono invece 62 gli esiti di inagibilità, mentre 257 sono quelli temporaneamente o parzialmente inagibili. Nove edifici sono, infine, da rivedere e due sono le verifiche al momento senza esito. Insomma, abbastanza per crederci. Ma c'è chi non si fida. A Spoleto i quattrocento studenti dello Scientifico lasciano più spazio alla discussione che alla matematica. Il loro edificio è infatti considerato agibile, ma la certificazione di vulnerabilità parla di un indice altissimo. E i genitori non ne vogliono sapere di quell'istituto e sventolano quanto successo a Fiastra dove la scuola agibile lo è diventata per niente dopo una scossa di quasi il 6 grado di magnitudo. La cosa è contagiosa e irrazionale: perché anche i genitori dei ragazzi di altre scuole spoletine che ospitano il pomeriggio quelli dello Scientifico vengono assaliti dai dubbi di stabilità. Praticamente, una malattia.
LA PROTESTAAlla Basilio Sisti di Rieti, altro paradosso: il sindaco Simone Pietrangeli vuole fare i lavori al tetto mantenendo i ragazzi comunque a scuola nelle aule dei piani inferiori, mentre la dirigente scolastica Ileana Tozzi ha sollecitato il trasferimento, ovviamente temporaneo. Per ora l'ha spuntata il sindaco, ma la tensione è palpabile. E l'orologio torna indietro agli anni della contestazione. Scrivono quelli del Movimento Studentesco e Azione Studentesca: «Queste settimane di chiusura delle scuole sono state caratterizzate da un susseguirsi di informazioni, molte delle quali non attendibili, che hanno causato un vero e proprio caos tra le famiglie. Come studenti siamo contenti di poter riprendere le lezioni, ma sottolineiamo la mancanza di chiarezza e di dialogo sia tra le amministrazioni e i cittadini». Pragmatici e lucidi.
Per i cinquecento fuori dalle scuole a Visso, Camerino, Cascia, Preci e altre piccole frazioni la prossima settimana sarà decisiva e probabilmente proficua. Per Visso si parla del Monastero di Loreto, per gli altri di edifici rimasti in piedi e sicuri. Ma contro la paura si può fare poco e gli altri millecinquecento restano nel dubbio di un proclama o una delibera. Forte delle virtù delle sue terme, Acquasanta ha deciso di mettere i suoi ragazzi, finiti con le famiglie negli alberghi della costa adriatica, sul pullman alle cinque del mattino per portarli comunque nella scuola in cui risiedono. Un modo come un altro per credere nella ricostruzione. E rubare una speranza alla sregolatezza della terra.
Italo Carmignani


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