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Sicurezza a scuola: Bianchi non risponde alle sigle sindacali

Vertice a Palazzo Chigi, Draghi tira dritto: in classe in presenza dal 10 gennaio, sì alle regioni sulla quarantena. Cdm su super green pass ai dipendenti: non c’è l’accordo con 5S e Lega, si ragiona su fragili e lavoratori più esposti

05/01/2022
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il manifesto

Adriana Pollice

Super green pass per i lavoratori pubblici e privati e scuola i due temi caldi dell’agenda del premier Draghi ieri. Nel pomeriggio riunione a Palazzo Chigi con il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. L’incontro, definito positivo, è servito a rendere Brunetta meno restio all’utilizzo dello smart working adesso che i contagi salgono. Il consiglio dei ministri, che dovrebbe tenersi oggi, ha in agenda l’obbligo di vaccino per tutti i dipendenti ma potrebbe risolversi nell’ennesimo nulla di fatto, il terzo di fila. Non c’è accordo nella maggioranza, con Lega e 5S che resistono.

DALLE REGIONI è arrivato una via libera di massima, nonostante i governatori leghisti come Zaia in settimana avevano cercato di non stressare il tema per evitare problemi a Salvini. Il vicepresidente della Conferenza delle regioni, il ligure Toti, ieri pomeriggio ha scritto sui social: «Le abbiamo provate tutte, non resta che l’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori e i soggetti più fragili che ancora non hanno fatto il vaccino per scelta (cosa che non vale ovviamente per chi ha validi motivi medici che glielo impediscono)». Più probabile che oggi passi una stretta solo su alcune categorie: quelle che rischiano di mandare in affanno il sistema sanitario nazionale, come gli ultra 60enni. L’estensione del passaporto vaccinale dovrebbe passare ma in versione ridotta, per fasce di popolazione vulnerabili o categorie di lavoratori più esposte al rischio.

RIUNIONE IN FI ieri pomeriggio aperta a ministri e governatori: «Forza Italia – è la linea – chiede che venga esteso il super green pass a tutti i lavoratori pubblici, privati e autonomi». Ma i 5S frenano. Dalla riunione congiunta dei parlamentari di ieri Giuseppe Conte fa filtrare: «L’obbligo vaccinale sarebbe una fuga in avanti, ci sono persone che non riescono a fare il booster. Il governo deve spiegare, la situazione è confusa. Prima di nuove misure meglio lo smart working». Si arano presentati a Palazzo Chigi anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della Salute Roberto Speranza con il commissario Figliuolo per discutere del rientro in classe e dei contagi nelle scuole. La linea di Draghi resta: preservare il più possibile le lezioni in presenza ma rivedendo il numero di contagi che fa scattare la Dad per tutta la classe (con soglie più alte nelle fasce d’età più vaccinate). Una misura, quest’ultima, formalizzata ieri dalla Conferenza delle regioni e inviata al governo. Le informazioni sulla riunione sono sono state diffuse tramite «fonti» ma non c’è stata la volontà di parlarne con i rappresentanti dei lavoratori.

BIANCHI, infatti, subito dopo ha incontrato i sindacati, la prima volta dopo l’interruzione delle relazioni e lo sciopero del 10 dicembre. All’ordine del giorno i fondi per il settore (900 milioni in legge di Bilancio più oltre 17 miliardi nel Pnrr) ma le organizzazioni di categoria hanno posto anche i temi del rientro tra i banchi, con le criticità sul tavolo (a cominciare dal protocollo sicurezza che non funziona e il tracciamento mai partito). Dal ministro nessuna risposta se non ribadire il rientro in classe in presenza in base al calendario fissato. «Nulla è stato detto in merito alle misure che saranno prese in Consiglio dei ministri per il rientro il 10 gennaio – ha attaccato ieri Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola -. Un silenzio, dopo il vertice di Palazzo Chigi sul tema (la riunione è stata spostata di un’ora e mezza), che i sindacati giudicano uno sgarbo istituzionale. Nessun dato ufficiale è stato diffuso sui contagi e sul tracciamento. L’accordo di agosto su distanziamento, aerazione, tracciamento, presidi sanitari è rimasto inattuato».

LA FLC CGIL: «Credevamo che al centro della discussione ci sarebbe stato il tema della recrudescenza del virus e della riapertura delle scuole e invece, sollecitato sui contenuti della riunione svoltasi col presidente del Consiglio, il ministro ha risposto che non è tenuto a riportarne i contenuti. Governo e ministero fino a oggi non hanno messo in campo nessuna adeguata strategia per contrastare l’espandersi prevedibile del contagio nelle scuole. Anzi, con l’eliminazione dell’obbligo del distanziamento di almeno un metro e il reiterato rifiuto di stanziare le risorse per lo sdoppiamento delle classi, hanno smentito la retorica sulla centralità della scuola per lo sviluppo del paese».

ANTONELLO GIANNELLI, presidente dell’Anp – Associazione nazionale presidi: «Al ministro abbiamo ribadito che crediamo fermamente nella maggior efficacia della didattica in presenza ma, proprio per questo, non sosteniamo acriticamente la retorica della ‘scuola in presenza’ a tutti i costi. Il rischio concreto è quello di riprendere le attività didattiche senza i supporti necessari. Il ministero fornisca in tempo reale i dati effettivi sulle classi in dad, sulle unità di personale sospeso, sul numero di dipendenti e di alunni in quarantena».

E poi c’è la questione dei positivi: «Non possiamo pensare a una ripresa delle lezioni in presenza – prosegue Giannelli – senza un protocollo di gestione dei cluster più funzionale di quello attuale (del 3 novembre ndr) e che rispecchi, comunque, le nuove disposizioni di legge. Dubito che già dal 7 gennaio le scuole potranno avvalersi del supporto delle Asl per gestire la messa in quarantena secondo le nuove disposizioni, visto che questo non è successo quando il numero di contagi era molto inferiore a quello determinato dalla variante Omicron. In assenza di adeguate contromisure (mascherine ffp2 per tutti, tamponi per gli esenti, protocollo in linea con le nuove norme, screening massivo), non si potrà garantire l’efficacia del servizio». La Gilda degli insegnanti chiosa: «In queste condizioni tirare dritto senza alcun ripensamento è come mettere la polvere sotto il tappeto, perché in assenza di interventi sostanziali le chiusure sono comunque dietro l’angolo».

SUL TEMA SCUOLA si sono confrontati ieri mattina anche i presidenti di regione, che hanno poi stilato una serie di punti per il governo: chiedono che sia il Cts a esprimersi sul rientro in classe il 10 gennaio e sulle linee guida da seguire sulla gestione dei casi Covid e delle quarantene; di rivedere il calcolo dei positivi, non includendo nelle statistiche i ricoverati per altri motivi trovati positivi al test ma asintomatici. Sulle quarantene, la proposta è: per le elementari e la prima media l’interruzione della frequenza con dad si avrebbe con almeno due contagiati; nel caso di un solo positivo si attiva l’autosorveglianza senza testing. Per gli alunni di età uguale o superiore ai 12 anni lo stop alla frequenza e la quarantena scatterebbero con un minimo di 3 casi.


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