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" Siamo pronti all'emergenza ma le scuole non chiuderanno "

LUCIA AZZOLINA Ministra dell'Istruzione: "Non ricordo un anno partito senza disagi. l contagi fra i banchi sono lo zero virgola, i ragazzi devono fare attenzione quando escono"

04/10/2020
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La Stampa

federico capurso

roma

Il numero dei contagi sale in tutta Italia, ma la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina non vuole cedere all'idea che la scuola stia diventando un ambiente fertile per il Covid-19: «Se avessimo aperto le scuole ad agosto, quando i numeri stavano salendo, ci sarebbe stato qualcuno pronto a dare lo stesso erroneo giudizio. Il problema non è la scuola, ma ciò che avviene fuori. Per questo vorrei fare un appello ai ragazzi: rispettino le regole anche quando escono dai loro istituti».

Dalla riapertura ad oggi si contano però oltre 1200 positivi nelle scuole, 900 istituti interessati e 130 hanno già chiuso i battenti: questi numeri non devono destare allarme?

«Abbiamo milioni di studenti e migliaia di istituti. Dobbiamo confrontare i nostri dati con quelli delle Asl e il primo bilancio serio arriverà a metà ottobre, ma stiamo monitorando la situazione e i contagi registrati a scuola sono molto bassi: si parla dello zero virgola».

Si considera promossa per questa ripartenza della scuola? Non sono mancate le criticità, lo ha ammesso lei stessa.

«Non ricordo un anno scolastico partito senza che ci fossero disagi. Questo poi è un anno particolare. Mi auguro però che il dibattito sulla scuola prosegua. E che diventi costruttivo. Finora è stato strumentalizzato».

Il governo sta pensando a nuove possibili chiusure. La scuola rimarrà aperta sempre e comunque?

«Abbiamo lavorato tutta l'estate anche per evitare di doverle richiudere. Gli istituti sono più pronti alla didattica a distanza e siamo gli unici in Europa a distribuire nelle scuole mascherine e gel disinfettante».

Le chiusure a macchia di leopardo, nelle zone più colpite dal virus, sono una soluzione accettabile?

«Sono i Comuni o le Asl a decidere se chiudere un istituto. L'importante è che non si proceda senza criterio. Abbiamo dei protocolli ed è fondamentale che siano rispettati in modo omogeneo su tutto il territorio».

Teme nuove fughe in avanti delle Regioni? Il coordinamento finora non è stato sempre idilliaco.

«I protocolli che citavo prima sono stati preparati anche con le Regioni. Mi auguro continuerà ad esserci un confronto positivo».

Positivo? Per ricordarle solo una delle tante frizioni, a settembre siete ricorsi al Tar contro l'ordinanza del presidente del Piemonte Alberto Cirio, che imponeva la misurazione della temperatura a scuola.

«Quello che chiede Cirio è un ulteriore controllo negli istituti con il termoscanner, ma la prima misurazione deve sempre essere fatta a casa, nonostante la sua ordinanza, perché si devono evitare contagi nel tragitto verso la scuola».

Si parla di misure più stringenti da adottare nei prossimi mesi. La mascherina obbligatoria, anche quando lo studente è seduto al banco, è una possibilità?

«Se c'è il metro di distanza, la mascherina al banco si può tenere abbassata. Serviranno invece i test rapidi salivari, per dare maggiore serenità a famiglie e personale. Il ministero della Salute credo stia lavorando in questa direzione».

Mancano ancora docenti e supplenti. Il 22 ottobre ci sarà un concorso per stabilizzarne 32mila, ma quanto dovranno aspettare i presidi per avere un organico sufficiente?

«Gran parte dei 32 mila stanno già lavorando nelle scuole. Il punto è come si viene assunti nella pubblica amministrazione a tempo indeterminato. Con i concorsi si dimostrano le conoscenze e nel successivo anno di prova si dimostrano anche le competenze».

I sindacati continuano a chiedere la stabilizzazione senza concorso. Non riuscite proprio ad andare d'accordo?

«Se il dibattito è concentrato sui concorsi, il rapporto resterà difficile».

Li coinvolgerà nella stesura dei progetti per il Recovery plan?

«Con i sindacati avremo fatto più di una cinquantina di incontri da gennaio ad oggi. Ci sarà il tempo di parlare anche del Recovery plan».

Che progetti vorrebbe finanziare con i fondi in arrivo dall'Europa?

«Una parte sostanziosa dovrà andare all'edilizia scolastica. A questa si deve affiancare la formazione permanente del personale scolastico. La digitalizzazione, anche nella formazione, sarà un altro tassello importante e dobbiamo infine valorizzare gli istituti tecnici. Fino ad oggi sono sempre stati snobbati, ma il 90% di chi li frequenta trova un'occupazione dopo il diploma e la scuola serve anche a questo, a dare competenze per entrare nel mondo del lavoro».

L'arrivo del Recovery plan rischia di tardare. E nel frattempo c'è da chiudere una complicata legge di bilancio: lei come vuole intervenire?

«Su due capitoli: le classi sovraffollate e gli insegnanti di sostegno. Per questi ultimi dovremo affrontare il tema delle assunzioni, perché ne servono migliaia, ma devono anche essere specializzati. Ecco perché con il ministro dell'Università Gaetano Manfredi stiamo lavorando a un raccordo tra le scuole e le università che preparano il corpo docente. Sarà un percorso lungo, sono sincera».

Sarà una prova anche per la maggioranza, che in questi giorni è scossa dalle lacerazioni interne al suo partito, il Movimento 5 Stelle. Si aspettava questo caos?

«Il dibattito è teso, difficile, ma credo sia positivo se serve a darci un'agenda che guardi ai prossimi dieci anni».

Come ha preso le parole di Di Battista?

«Normale che si prenda posizione se si parla di valori, e Alessandro sta parlando di questo. Troveremo una sintesi. Ci vuole un po' di pazienza». —


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