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“Si punti su chi coniuga scienza e cultura umanistica”

Ivano Dionigi, già rettore dell’Università di Bologna e adesso presidente di Almalaurea, ammette che è difficilissimo dare una risposta sulle scelte future di scuola e università

17/01/2017
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la Repubblica

Ci  stiamo giocando il futuro delle prossime generazioni». Ivano Dionigi, già rettore dell’Università di Bologna e adesso presidente di Almalaurea, ammette che è difficilissimo dare una risposta sulle scelte future di scuola e università.

Si aprono le iscrizioni a scuola. Quale indirizzo consiglierebbe ad un ragazzino delle medie?

«In un mondo che cambia così rapidamente è la risposta più difficile. Io mi preoccuperei piuttosto di apprendere ad imparare. Lo aveva compreso già 21 anni fa il rettore di Harward, Derek Bok. Gli studenti italiani che he fanno l’Erasmus sono più richiesti in Europa semplicemente perché più colti degli altri».

Che ruolo può svolgere il nostro sistema di istruzione per evitare l’incremento della disoccupazione derivante dall’automazione?

«Scuola e università giocheranno un ruolo fondamentale: le

humanities

vanno integrate con la cultura scientifica e le scuole o gli indirizzi che vanno su questa strada sono da preferire. Occorre aggiungere saperi, ampliare il tempo-scuola e avere bravi docenti».

Ma all’università sono le facoltà scientifiche a garantire più occupazione. Medici e ingegneri oltre il 94 per cento.

«Capisco chi fa scelte di medio periodo. Ma non è un bene trascurare i laureati in facoltà umanistiche».

Il rapporto McKinsey sostiene che l’automazione sostituirà l’uomo nel 49 per cento dei lavori. E sparirà il 5 per cento delle professioni.

Che ne pensa?

«Che è venuto il momento di fermarsi a riflettere. Non occorre demonizzare la tecnologia. E non è detto che l’automazione crei più disoccupazione: paesi europei più avanti di noi tecnologicamente hanno meno disoccupazione. Ma non bisogna avere un atteggiamento fideistico nei suoi confronti. È un fenomeno che va governato perché la sensazione è che a comandare siano economia e tecnologia. Siamo di fronte ad un bivio perché la tecnologia dà risposte ma occorre porsi continue domande e per fare questo occorre potenziare i saperi umanistici. Metterei in cima a tutto la cultura, poi la politica e infine la tecnologia».


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