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Si giocherà solo in tre: l’asilo scandinavo che piace al Veneto

Piccoli gruppi, giocattoli lavabili, l’angolo della tosse È il modello adottato da Norvegia e Danimarca In Italia varie regioni vogliono riaprire. Ecco come

26/04/2020
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Corriere della sera

I genitori restano fuori, non potranno neppure fermarsi a chiacchierare tra loro nei parcheggi. Per i bambini e per chiunque si avvicina all’entrata c’è il termometro per misurare la temperatura. Dentro ci si lava le mani per un minuto con un tutorial da seguire e le maestre che controllano a distanza, vestite con mascherina e guanti. I bambini si devono cambiare le scarpe all’ingresso, dove arriveranno secondo orari e turni stabiliti. Poi in piccoli gruppi i bambini staranno il più possibile all’aperto e faranno almeno due turni per la mensa. Certo non ci sarà posto per tutti, almeno all’inizio, a meno di usare anche gli spazi delle scuole elementari.

Ripartire

E’ con queste prime indicazioni che la Regione Veneto sogna di riaprire gli asili e le scuole materne. Fosse per il governatore Luca Zaia si farebbe già dal 4 maggio, ma è chiaro che se gli incontri tecnici di questi giorni daranno esito positivo, ci vorrà ancora del tempo per organizzare attività e aule e per avere tutto ciò che serve per far attività in sicurezza. Ma così come in Veneto, un po’ ovunque in Italia cominciano a delinearsi le proposte per riaprire asili e materne. Il Piemonte, nonostante i casi ancora numerosi di coronavirus, immagina di ricominciare con le attività dei bambini a giugno: alle regole sta lavorando la task force del Politecnico di Torino. A Roma, la sindaca Virginia Raggi pensa a riaprire a luglio, così come anche Giuseppe Sala per Milano. Con o senza una decisione del governo: potrebbero essere i sindaci e i governatori a dare l’ok alle attività nelle strutture per usarle come si fa normalmente per i centri estivi, ma il più presto possibile con lo scopo di «salvare» mamme e papà che torneranno a lavorare e rilanciare, prima che sia troppo tardi, il settore degli asili nido e delle scuole materne che sono perlopiù privati.

La salute dei bambini

«Ci sarebbe anche un altro scopo che è quello di liberare i bambini dalla loro prigione casalinga – interviene il pedagogista Daniele Novara – E’ giusto fare qualsiasi concessione alle regole per la sicurezza sanitaria pur di far uscire i bambini dalla bolla casalinga: per loro stare reclusi e soli con i genitori è un danno incalcolabile dal punto di vista motorio, dell’interazione sociale e anche dell’autonomia. Mettiamo anche le mascherine ma facciamoli tornare alla loro vita».

Che non sarà però più la stessa. Quello che succederà lo si vede già in questi giorni nei Paesi che hanno riaperto (davvero) materne e asili, come la Norvegia e la Danimarca, o che non li hanno chiusi mai come la Svezia. Il modello norvegese – raccontato dal Guardian - prevede che i bambini giochino a gruppi di tre o di sei, a seconda dell’età, e che i gruppi siano formati sempre dagli stessi amichetti. Gli spazi interni sono divisi in zone molto piccole e separate ma il consiglio è di passare la maggior parte del tempo all’aperto; i giochi devono essere lavabili e lavati due volte al giorno: da casa non si porta nulla. E’ previsto persino un angolo per tossire in libertà, segnalato sul pavimento: il messaggio è chiaro, imparare a non contagiare nessuno. Si tratta di accorgimenti e regole per imporre forme di distanziamento sociale, cioè quei due metri di spazio tra due bambini, che è difficile imporre altrimenti.

Le paure

Un esperimento quello dei Paesi nordici che va avanti ormai da dieci giorni, non senza problemi e critiche. In Danimarca è nato il gruppo Facebook «i nostri figli non sono cavie», che ha ormai 40 mila follower, e raccoglie le mamme che non si fidano. La ministra dell’Istruzione norvegese Guri Melby è dovuta intervenire personalmente per spiegare ai genitori preoccupati che «andare all’asilo è sicuro». Facile immaginare che le stesse paure e gli stessi dubbi domineranno il dibattito anche in Italia.

Settembre

Infatti, a parte le soluzioni ponte immaginate dalle Regioni e dai Comuni, di una vera e propria riapertura si parlerà a settembre e per ora il governo pensa di allungare permessi ai genitori, lo smart working e i bonus per le baby sitter: «Ma non è la stessa cosa – insiste Novara - è fondamentale almeno quest’estate tirare fuori i bambini di casa». Per la ripresa sarà la commissione istituita dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e presieduta da Patrizio Bianchi a fare proposte.


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