FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3948165
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Senza nido il 75% dei piccoli

Senza nido il 75% dei piccoli

Meno del 10% degli under 3 nelle regioni del Sud

07/08/2018
Decrease text size Increase text size
ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Il governo, «in vista della legge di Bilancio», «sta considerando una misura di copertura totale del costo degli asili nido». Rispondendo, giovedì, a un'interrogazione in Senato, il ministro del lavoro Luigi Di Maio, annuncia una delle misure per favorire l'occupazione femminile, precisando che la copertura dei costi potrà avvenire con fondi europei e con «la riorganizzazione dei contributi adesso frammentati». Una proposta insufficiente per la Fp Cgil «perché il problema non è solo il costo, ma soprattutto la carenza di offerta pubblica». Tuttavia, offrire nidi gratis significa trovare diversi miliardi euro. Solo per raggiungere il 33% di offerta nei servizi 0-3 anni previsto dalla riforma della Buona Scuola di Matteo Renzi, infatti, occorrerebbero 162.421 nuovi posti con un aumento annuale, a regime, dei costi di 2 miliardi 726 milioni di euro. Stime molto lontane dagli oltre 200 milioni di euro l'anno che la legge 107 mette sul piatto, a decorrere dal 2017, per attuare in sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni.

Lo dimostra l'Ufficio valutazione impatto del Senato (Uvi), che proprio a luglio ha pubblicato il focus «Chiedo asilo» sul perché in Italia mancano i nidi e cosa si sta facendo per recuperare il ritardo, analizzando i diversi e costosi interventi messi in campo dal 2007 in poi per aumentare l'offerta 0-3 anni. E mancherebbe ancora ben il 67% di offerta 0-3 per coprire la totalità dei bambini. Infatti, se l'Italia ha raggiunto prima del 2010 l'obiettivo europeo del 90% di bambini tra i 3 e 6 anni che frequentano una scuola dell'infanzia, arrivando nel 2015 già al 96,2%. È ancora in forte ritardo sull'altro obiettivo europeo, quello del 33% di bimbi tra 0 e 3 anni che vanno all'asilo nido; infatti, meno di un quarto dei piccoli sotto i 2 anni trova posto nei servizi per la prima infanzia. E, se in Valle d'Aosta vanno al nido 4 bimbi su 10, in Campania ce la fanno solo 6 su 100. Infatti, nell'anno educativo 2014/15 erano disponibili complessivamente 357.786 posti nei 13.262 servizi socio-educativi per la prima infanzia, pari al 22% dei bambini italiani tra 0 e 2 anni. Servizi, tra l'altro, pubblici solo nel 36% dei casi contro il 64% privati. Solo 4 regioni hanno raggiunto o superato il target europeo del 33%: Valle d'Aosta, che, record nazionale, sfiora il 40%, Umbria (37,2%), Emilia Romagna (35,7%) e Toscana (32,7%) e la provincia di Trento (30%).

Al contrario, in tre regioni del Sud meno del 10% di bimbi under 3 è stato accolto in un nido: Sicilia (9,9%), Calabria (8,7%) e Campania, maglia nera con appena il 6,4%. Eppure, negli ultimi 10 anni lo Stato ha speso circa 1 miliardo 150 milioni di euro per aumentare l'offerta 0-3, in media 100 milioni l'anno, a partire dal Piano straordinario del 2017 e dalla sperimentazione delle sezioni primavera dal 2007/08, fino al Pac, il piano di azione e coesione per 4 regioni convergenza del Sud, nel 2011. Finanziamenti che, considerando solo il piano straordinario e le risorse del Pac, ammontano a oltre 950 milioni di euro. Con proprio Calabria, Campania e Sicilia, oltre alla Puglia, che da sole hanno assorbito il 60% dei fondi. Risorse stanziate che al 31 dicembre 2015 risultavano erogate alle regioni per oltre il 95%, ad eccezione di circa 24 milioni alla Campania (di cui 17 milioni previsti per il 2009 e non incassati). Nel dettaglio le risorse nazionali destinate ai servizi educativi 0-3 sono state 446.462,000 euro per il piano straordinario 2007-09 e 170 milioni per quello 2010-12, entrambi a carico del Dipartimento della famiglia presso Palazzo Chigi; 339.295.644 euro per il II riparto 2014 del Pac Infanzia, provenienti dal ministero dell'interno; 195 milioni di euro del Miur per le sezioni primavera. Tutti fondi che si aggiungono alle risorse comunali. Dal 2008 al 2014, infatti, i sindaci hanno speso per lo 0-3 quasi 8,4 miliardi di euro.

Infine, le famiglie, che hanno contribuito in misura crescente ai costi del servizio: la loro quota passa dal 17,4% al 20,4% della spesa. I tecnici del Senato certificano così che il primo obiettivo del piano straordinario 2017, il 13% di copertura nazionale, è stato raggiunto e superato, fino ad arrivare un massimo del 14,2% nel 2010: +55mila posti e comuni coperti passati dal 38,4% al 55,2%. Sebbene dal 2011 la copertura abbia iniziato a diminuire, per scendere al 12,6% nel 2014. Al contrario il secondo obiettivo, un livello minimo di copertura del 6% regionale, non è stato raggiunto: non solo Calabria, Sicilia e Campania, ma anche la Puglia presentano ancora copertura inferiore. Addirittura Sicilia e Calabria registrano un calo negli ultimi 10 anni. Non si sono, cioè, ridotte le diseguaglianze territoriali.

Il numero di bambini iscritti ai nidi comunali e convezionati dai comuni è passato dal 165.214 nel 2007 a 181.160 nel 2014: 181.696 utenti in 7 anni presi in carico in aggiunta alla quota accolta nel 2007. Un impatto positivo, osserva il Senato. Dopo il picco di oltre 200 mila bimbi nel 2010 e nel 2011, però, dal 2012 si registra un calo delle iscrizioni, dovuto «alla difficoltà delle famiglie a sostenere i costi delle rette e alla difficoltà dei comuni a sostenere le spese di gestione negli anni della crisi, ma anche all'esaurirsi della spinta data dai finanziamenti statali degli anni precedenti».


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL