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" Senza compagni mia figlia soffre Noi madri non siamo insegnanti"

Quella di Antonella è una delle tantissime testimonianze di malesseri, scompensi, ansie che ieri in piazza le madri hanno raccontato con preoccupazione

24/05/2020
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La Stampa

maria teresa martinengo
TORINO
Antonella Scaringella aveva appena incominciato a lavorare all'ufficio acquisti di un'azienda quando la pandemia è scoppiata, lei ha iniziato lo smart working e tante certezze, tra cui la scuola, si sono dissolte. Ieri era in piazza Castello alla manifestazione del Comitato Priorità alla Scuola insieme alle sue bambine Arianna, in terza primaria, ed Eleonora, in prima. «Con lo smart working è stato davvero difficile affrontare la didattica a distanza e con il passare delle settimane - racconta Antonella - è andata sempre peggio: le bambine sono troppo piccole perché il sistema a distanza funzioni. Poi, la scuola è stare con i compagni, giocare, confrontarsi, crescere. A casa hanno perso interesse per l'apprendimento. Io devo lavorare, far fare i compiti, controllare senza l'autorevolezza dell'insegnante». All'inizio la famiglia ha potuto contare sull'aiuto dei nonni paterni «ma dopo le prime settimane non li abbiamo più coinvolti per preservarli dalla possibilità di contagio. È stata dura per noi adulti e per le bambine, troppa chiusura. La prima volta che sono uscita quattro ore per andare in ufficio, la più grande, si è messa a piangere, mi ha detto "Sei stata via tutto il giorno". È molto sensibile, patisce, ora fa fatica a dormire». Quella di Antonella è una delle tantissime testimonianze di malesseri, scompensi, ansie che ieri in piazza le madri hanno raccontato con preoccupazione. Figli piccoli e adolescenti accomunati da mesi di una vita dai ritmi innaturali, dal blocco delle esperienze, della socialità. «Quando abbiamo potuto uscire per la prima volta e siamo andate al parco - ricorda -, Arianna non voleva saperne. Poi, per strada abbiamo incontrato una sua compagna e allora si è messa a piangere. Mi diceva "quando la rivedrò?"». Ieri più volte è stato detto che le sofferenze dei piccoli e degli adolescenti non interessano. «A settembre le scuole devono riaprire con tutti i bambini. Io - dice la madre - non posso immaginare metà classe a scuola e metà a casa, con i bambini che vedono i compagni insieme mentre loro sono a casa. La scuola part-time è improponibile alla primaria. Poi, in questi mesi le mie figlie non hanno fatto videolezioni in diretta, ma solo incontri settimanali. E già in questo modo, nonostante il piacere di vedere la maestra, si distraggono». In attesa di scoprire come sarà la scuola in autunno, bisogna superare l'estate. «Contiamo sui centri estivi - spiega Antonella - anche se non c'è niente di sicuro. Le linee guida non ci sono, ma qualche centro privato sta prendendo le iscrizioni senza impegno. Pensano di organizzarsi dividendo i bambini in piccoli gruppi stabili. Speriamo, perché di tornare a giocare con gli altri le mie figlie hanno veramente bisogno».


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