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Seggi a scuola, Conte ci ripensa "Troveremo spazi alternativi"

Il premier accoglie l'appello di Zingaretti: non interromperemo le lezioni Forza Italia attacca: una nostra proposta, il governo l'ha respinta in Aula

16/06/2020
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La Stampa

maria rosa tomasello
ROMA
L'ipotesi da scongiurare a tutti i costi è che a settembre, appena una settimana dopo la ripresa delle lezioni, le scuole vengano di nuovo chiuse e trasformate in seggi per la tornata elettorale che dovrebbe sommare Regionali, comunali e referendum per il taglio dei parlamentari: un doppio election day che, dopo l'ok della Camera al decreto Elezioni, ieri, dovrebbe tenersi il 20 e 21 settembre. «Viste le scelte di carattere elettorale, sarebbe bene fare uno sforzo: si tengano i seggi in luoghi separati, come le palestre o in altri luoghi pubblici, che non siano le scuole, per evitare di interrompere il ciclo scolastico» ha chiesto il segretario del Pd Nicola Zingaretti, seguito dalla vice ministra all'Istruzione Anna Ascani, che ha sollecitato «una soluzione alternativa alle classi», ma anche da esponenti del M5s come Roberta Lombardi, capogruppo del movimento alla Regione Lazio.
A esprimersi contro l'ipotesi di voto ad aule riaperte erano stati nei giorni scorsi i governatori, a partire dal presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, che avevano chiesto inascoltati di anticipare il voto alla prima metà di settembre, ma anche rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione, e intellettuali come la sociologa Chiara Saraceno che, attraverso La Stampa, ha rivendicato il rispetto dei diritti degli studenti e delle loro famiglie, suggerendo di collocare i seggi in spazi diversi dalle scuole. All'appello lanciato al governo da Zingaretti il premier ha dato risposta poche ore dopo, con una apertura: «Il Pd ha suggerito di trovare altri locali: è una buona idea, quindi chiederò alla ministra Lamorgese di individuare spazi alternativi perché è chiaro che con elezioni e ballottaggi si rischia di ripartire e di dovere di nuovo interrompere per alcuni giorni». L'obiettivo, ha ribadito, è tornare a popolare le scuole: «La didattica a distanza è stata una necessità, ma il Paese non era preparato: si è evidenziato il divario digitale, alcuni studenti non sono riusciti a partecipare».
Gazebo, uffici svuotati dallo smart working a oltranza e uffici postali, cinema e caserme: gli spazi che potrebbero essere usati per ospitare le urne certo non mancano. Mariastella Gelmini, capogruppo azzurro alla Camera, rivendica la primogenitura dell'idea: «Qualcuno dica a Conte che non è il Pd che ha suggerito di trovare altri locali ma che è una proposta di Forza Italia, presentata giovedì alla Camera sotto forma di ordine del giorno al dl Elezioni, che il governo e la sua maggioranza hanno respinto».
I tempi sono stretti. La data della prima campanella sarà decisa entro la prossima settimana dalla Conferenza Stato-Regioni, ma l'orientamento è noto: lunedì 14 settembre. «Noi abbiamo chiesto da settimane di votare prima di quella data, ma visto che non è stato possibile si partirà lo stesso: la scuola no n può essere sempre l'ultima ruota del carro» sottolinea Cristina Grieco, assessore in Toscana e coordinatrice Istruzione delle Regioni. «La scuola deve ripartire senza ulteriori stop alle lezioni», avverte il presidente della Liguria Giovanni Toti, ricordando che «tra il 14 e il 20 corrono 6 giorni: due servono per votare, uno per allestire, uno per lo scrutinio, almeno uno per sanificare: quindi dal 14 le scuole staranno aperte solo due giorni! ». Durissimo il governatore campano Vincenzo De Luca: «Demenziale l'ipotesi di aprire, chiudere, riaprire le scuole per una scelta che ignora totalmente i problemi del mondo scolastico e delle famiglie».


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